Eppure cadiamo felici è il nuovo teen drama prodotto da Publispei e disponibile in otto puntate, dal 6 ottobre 2023, su RaiPlay. La serie è ispirata al romanzo omonimo di Enrico Galiano, best seller fra i giovanissimi. La regia è stata affidata a Matteo Oleotto, conosciuto anche per la serie Volevo fare la rockstar. È plausibile aspettarsi una seconda stagione: sia per il finale dell’ottavo episodio, sia perché Galiano ha pubblicato il sequel intitolato Felici contro il mondo.
La storia di Gioia, fra coming of age suo e della madre
Gioia è una giovane adolescente che, dopo aver cambiato città diverse volte, ora si ritrova a Gorizia. La città friulana è il luogo di nascita di Sabrina, la madre, donna che pare sempre con la testa fra le nuvole. Qui risiede ancora la nonna, a cui le due donne chiedono ospitalità. Claudia, una diversamente giovane sui generis, deve combattere fra una vecchiaia che non accetta e la sua mancanza di senso genitoriale.
In questa realtà, Gioia inizia a fare nuove amicizie, a vivere i primi scontri e anche a infatuarsi di due ragazzi, l’uno opposto all’altro. Lo, giovane studente universitario, tanto affascinante quanto misterioso, e il compagno di classe Andrea, che si invaghisce della giovane fin da subito.
Eppure cadiamo felici – Giorgia Wurth e Gaja Masciale
Il coming of age riguarda anche Sabrina, fra la voglia di mettere ordine in una vita caotica e cercare di recuperare l’affetto materno. La donna si incapriccerà anche di un giovane uomo che solo in seguito scoprirà essere il professore della figlia.
Una rappresentazione artefatta
La prima sensazione, quando si inizia a guardare la serie, è che faccia parte di quei prodotti di seconda fascia. Se la regia cerca di scostarsi dalla semplice inquadratura, usando il movimento di macchina da presa in maniera interessante, il resto rimane nel modesto anonimato. Una fotografia discreta, un montaggio didattico, una musica scontata e i costumi semplici non lasciano un segno identificativo.
Tutto questo meccanismo si accompagna a una recitazione sopra le righe, che ricorda i prodotti televisivi degli anni Ottanta della televisione commerciale. Un viaggio nel tempo che è confermato dal linguaggio usato, molto boomer e dissonante con quello che si vuole rappresentare.
Mi ha dato possibilità di immergermi in una generazione che non è più la mia. Mi prendevano in giro perché dicevano che ero vecchio, spesso usavo dei termini vecchi. […] Andavo sempre da loro a chiedere: «Ma secondo voi …» (Matteo Oleotto in una intervista a SpettacoloEU)
La sceneggiatura è sulla stessa lunghezza d’onda: la volontà di non usare per nulla la tecnologia e i social riporta davvero in una dimensione temporale passata. Anche se giustificato con il rifiuto della protagonista a una vita condivisa su internet, ci sono gli altri ragazzi che, però, ne fanno un uso molto limitato.
La scelta di Gorizia come locus degli eventi è disfunzionale sotto due aspetti. Il primo è quello di voler racchiudere la storia in una realtà più adatta a un grosso centro abitato. Il secondo è che Gorizia è vista in maniera superficiale, con inquadrature quasi sempre dall’alto e con rare riprese chiare dei luoghi più identificativi della città. In tal senso, altre serie televisive hanno fatto un lavoro egregio – basti pensare a Imma Tataranni. Sostituto procuratore o Le indagini di Lolita Lobosco. È davvero un peccato, soprattutto visto che il regista è del luogo e avrebbe potuto accompagnarci in luoghi ignoti ai più.
I giovani protagonisti della storia
Gioia è la giovane ribelle, con una madre svampita e una nonna artista. Cerca di compensare l’affetto familiare con la sua passione per la fotografia. Gaja Masciale, giovane attrice con buone potenzialità, rimane impassibile e compassata in un ruolo che deve essere così per sceneggiatura. Il suo continuo voice over le fa perdere quei momenti che potrebbero esporla a una empatia maggiore, forzandola all’asetticità.
Lo è il ragazzo misterioso, che pare accompagnato dal padre – si scoprirà nelle ultime puntate l’arcano – e con una storia complicata alle spalle. Costantino Seghi interpreta il personaggio in maniera efficace, perdendosi nei momenti d’eccesso. Lo è portatore di un mistero che crea tensione emotiva e spezza il ritmo alla solita storia d’amore.
Eppure cadiamo felici – I protagonisti Costantino Seghi e Gaja Masciale
Andrea è il classico bravo ragazzo, che ha delle ambizioni verso cui il padre autoritario combatte. Si invaghisce da subito di Gioia con un evidente colpo di fulmine e accetta anche il rifiuto della ragazza in maniera fin troppo serena. Enea Barozzi, l’attore che lo interpreta in modo più che convincente, non riesce a scalfire quella corazza impostagli e che avrebbe reso più interessante il personaggio.
Gli amici e gli antagonisti
Sara, elemento queer della serie, è il collante a molte delle situazioni della protagonista. Il suo personaggio pare usato per un facile queer baiting, come anche quello del proprietario del bar dove lavora Sabrina. Ciò passa in secondo piano rispetto alla bravura di Margherita Morchio a mantenerne il punto. È il grillo parlante di Gioia e, allo stesso tempo, è una giovane donna che cerca di affrancarsi da una famiglia ingombrante.
Ludovica è il villain, la cattiva per forza, ruolo stereotipato e visto molte altre volte. Così come appare poco originale la sua redenzione. Linda Pani ha una parte così marginale e poco rilevante che, nonostante le potenzialità, rimane in ombra.
Gli adulti che devono crescere
Giorgia Wurth interpreta i panni della madre di Gioia, Sabrina. Sempre – forzatamente – allegra, spensierata; il suo personaggio fa parte di quegli adulti che rimangono ragazzini. Sabrina è l’eccesso e trascina anche Wurth in questa esasperazione. Il momento del passaggio da madre scapestrata ad assennata mostra uno spessore che sarebbe stato bello intravedere anche nei momenti di leggerezza, senza ricorrere alla macchietta.
Il professor Bove è anche lui fortemente caratterizzato dal ruolo: il classico Peter Pan che si fa ancora le canne nel bagno degli studenti. Questo stereotipo è talmente oramai desueto che rischia di infastidire. Matteo Branciamore cerca di usare la sua professionalità per staccarsi da questo profilo ma, alla fine, gli viene da riproporre Marco Cesaroni adulto.
Il Professor Bove non mi somiglia. Non è stato facile fare un insegnante. Non ho mai conosciuto nella mia vita insegnanti così. Mi sono affidato alla scrittura di Matteo Oleotto per interpretarlo al meglio (Matteo Branciamore in una intervista a SuperguidaTv)
Paola Sambo interpreta Claudia, nonna di Gioia e mamma di Sabrina. Un personaggio che, purtroppo, nonostante l’evoluzione maggiore rispetto agli altri, manca di approfondito. Relegato in disparte, si perde la potenzialità del suo scoprirsi mamma e nonna, oltre che la resilienza nell’affrontare la malattia.
Una imperfezione che però funziona
Eppure cadiamo felici sembra essere una serie poco interessante. Di sicuro, nulla a che vedere con teen drama più coinvolgenti come Rumors o Skam. Nonostante ciò, è giusto ammettere che ha una sua forza. Non è l’attrazione verso qualche cosa di cringe: Oleotto è riuscito a creare un’opera imperfetta ma affascinante. Nonostante il linguaggio desueto e i personaggi non attuali, lo spettatore ci si trova immerso ed empatizza con i personaggi. Sabrina riesce a strappare dei sorrisi spontanei e le avventure di Gioia e Sara provocano tenerezza.
Eppure cadiamo felici – Un frame di una puntata
Proprio per questo, la parte tensiva diventa un mondo a sé che, nonostante l’hook che deve creare risulti spiazzante. Un po’ come vedere la Venere di Milo in una stazione ferroviaria. E anche il finale, che fa inevitabilmente pensare a una seconda stagione, diventa illusorio e tronco, soprattutto visto che la sua produzione non è confermata. Eppure cadiamo felici è un prodotto che si può guardare in compagnia e senza troppo impegno, capace di alleggerire la frenetica quotidianità.
Eppure cadiamo felici
Anno: 2023
Durata: 25’ a episodio circa
Distribuzione: Rai Fiction
Genere: Drammatico
Nazionalita: Italia
Regia: Matteo Oleotto
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