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‘Il canto del pavone’: la realtà che noi occidentali abbiamo scordato

L'autobiografica storia di Amila ci riporta poeticamente alla realtà che noi occidentali abbiamo smesso di vedere molto tempo fa.

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Due dei fratelli di Amila

Il canto del pavone è un film del 2022, scritto e diretto dal cineasta cingalese Sanjeewa Pushpakumara.

Il film è il risultato di una curiosa quanto feconda collaborazione produttiva tra l’Italia e lo Sri Lanka. La quarta opera del regista è stata infatti cofinanziata dalla Sapushpa Expressions e dalla Pilgrim Films (quest’ultima responsabile anche della distribuzione nelle nostre sale). Entrambe sostenute nello sforzo economico dal Fondo Per L’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia.

Premiato al Tokyo International Film Festival 2022 come Miglior contributo artistico, l’ultimo lavoro di Pushpakumara approderà il 19 ottobre nelle sale cinematografiche nostrane.

Nel cast figurano principalmente Akalanka Prabashwara, Sabeetha Perera, Dinara Punchihewa e Lorenzo Acquaviva.

La trama de ‘Il canto del pavone’

Amila è un adolescente che viene da un piccolo villaggio dello Sri Lanka.

Dopo aver perso i genitori, il giovane è costretto a farsi carico da solo dei due fratelli e della sorella più piccoli. Una famiglia senza adulti i cui membri vanno da un anno fino ai diciannove, che si ritrova sbalzata nella modernissima capitale, Colombo. Principalmente per restare vicina all’altra sorellina Inoka, costretta al ricovero ospedaliero da una rara malattia cardiaca.

Per salvarla serve un intervento costoso e garantito da chirurghi espertissimi, non presenti nella patria cingalese. Ma il lavoro in cantiere e l’occasionale elemosina non bastano per pagarlo. Il protagonista si lascia così convincere dai soldi facili di Malani, una donna dal passato misterioso, invischiata nel traffico di neonati destinati a coppie occidentali.

 

Un necessario ritorno alla realtà

Con Il canto del pavone ci ritroviamo di fronte alla realtà nuda e cruda, senza troppi fronzoli. Pushpakumara abbraccia una poetica che noi italiani conosciamo fin troppo bene grazie ai lavori dei grandi maestri del neorealismo. Dedicarsi alla quotidianità, alla gente e a ciò che il cinema istituzionale/commerciale ha volutamente nascosto. Sia per autori come De Sica, Rossellini, Visconti o De Santis sia per Pushpakumara la settima arte diventa una presa di coscienza, un atto morale contro la tragica omissione della verità, che per i neorealisti era frutto di vent’anni di Fascismo. Mentre per l’autore cingalese è frutto di decenni di cinema digitale “postmoderno”, impegnato a garantire una spettacolarità che ci allontana sempre di più da ogni referente. E molti altri sono i punti di contatto tra queste visioni, a partire certamente dalla scelta di protagonisti giovanissimi, che già negli anni Quaranta comparivano in film come I bambini ci guardano Roma città aperta, per indicare l’incertezza riposta nel futuro.

Un mosaico di sguardi

Una storia come quella di Amila e dei suoi fratelli ci costringe a fare i conti con tutto quel rimosso delle grandi narrazioni esplosive e ricche di suspense, seguendo invece un percorso di riappropriazione degli spazi attraverso i gesti più semplici, esteticamente basato sulla compattezza e la staticità. Infatti, non è un caso che il regista abbia prediletto la composizione dell’inquadratura a vorticosi e dinamici movimenti di macchina. É stato fatto un minuzioso lavoro sulla fotografia e sulla messa in scena, sfruttando al massimo le potenzialità offerte dalle diverse distanze focali.

Il risultato è uno splendido mosaico di sguardi, sia dell’obiettivo sul panorama, sia dei personaggi, che spesso e volentieri guardano direttamente in camera o verso un immaginario fuori campo alle nostre spalle. Si tratta di un dettaglio determinante, che connota non soltanto la profondità diegetica dei vari protagonisti, ma che rimanda anche a noi spettatori tutti i loro dubbi e il loro fantasticare. Possiamo sentire direttamente sulla nostra pelle il peso di quegli occhi persi nel vuoto dell’immaginazione, che diventa qui un’atroce mancanza sia diegetica sia ideologica. La virtualità a cui noi occidentali siamo ormai abituatissimi, anche grazie al cinema odierno, è per queste persone un’ambita via di fuga dalla miseria materiale ed esistenziale.

‘Il canto del pavone’ ci porta a lezione di prospettiva

Il canto del pavone può facilmente ricordarci l’estetica di altri autori come Stanley Kubrick o Wes Anderson. Infatti, anche qui riscontriamo un’ossessiva ricerca della simmetria e della centralità dello sguardo, ma con aspirazioni completamente diverse. Per l’artista di Trincomalee tale necessità stilistica si configura come un metodo volto ad instaurare un dialogo esplicito tra narrazione e spettatore, ma anche come una soluzione che rimette al centro la realtà dell’immagine, annichilendo quella spettacolarità pluridimensionale già nominata nel precedente paragrafo. É in questo dettaglio che si materializza tutta la moralità “neorealistica” di Pushpakumara.

Continuità identitaria

Siamo dunque sopraffatti per grande parte del film da inquadrature fisse, dove molto spesso gli edifici, i cantieri, le impalcature e le colonne le dividono perfettamente in due lati, spaccando di conseguenza a metà anche la società stessa di Colombo. Significativamente, vediamo spesso i personaggi di diverse classi socioeconomiche spartirsi con cura estrema lo spazio della messa in scena, e l’unica cosa che pare metterli realmente in contatto è il denaro. Non è più il tempo dei valori, e ciò che viene irreversibilmente a mancare è la continuità identitaria della comunità, scissa tra la brutalità delle istituzioni e l’indifferenza interclassista.

 

L'immagine del poster ufficiale de 'Il canto del pavone'

Brevi note paesaggistiche

La crisi identitaria del popolo cingalese è inoltre metaforizzata dal paesaggio: lo scenario è quello di un organismo pulsante, dove gli scheletri dei futuri grattacieli dominano la skyline, portando con sé tutti i valori culturali di una modernità che ha del soprannaturale. L’aspetto contemporaneo della metropoli viene catturato dal regista nel suo farsi, restituendoci dunque una città “virtuale”, che apre a tanti scenari e investe ogni chilometro quadrato di terreno. Gli edifici sono dei veri e propri idoli, dei totem che lo Sri Lanka ha innalzato per chiedere aiuto al Dio del progresso. L’atto costruttivo è dunque un rituale che rende la comunità schiava di una nuova religione, quella del denaro e dell’Occidente terziarizzato.

Non è un caso che gli orfanotrofi, dove si ritroveranno i fratelli più giovani di Amila, e la mansione di Malani, dove tiene parallelamente confinate le donne gravide a cui strappare la prole, sembrino più accoglienti e naturali della città stessa. A Colombo ti ritrovi completamente solo, senza riferimenti, mentre l’orfanotrofio e la mansione ti offrono una qualche sorta di protezione da tutte le incombenze della quotidianità. Ma quest’apparente via di fuga non può comunque evitare di farti pesare ciò che ti manca, ossia una famiglia con le sue tradizioni, delle radici che possano presto fiorire.

‘Il canto del pavone’ è una triste metafora

Tenendo bene a mente quanto detto finora, Il canto del pavone costituisce una solida metafora dell’odierna perdizione di un paese soggetto a un forte sviluppo economico. Ciò che lo spettatore vede sullo schermo è un atto sacrificale, per cui gli abitanti dello Sri Lanka donano il proprio potenziale alle “divinità” dell’Occidente e della vicina Cina.

Ed è questa la dinamica sulla quale insiste il regista, cercando strutturalmente e moralmente il fil rouge che unisce la tradizione alle nuove generazioni. Se è vero quanto dice il Buddhismo, ossia che i morti si reincarnano nelle cose che hanno occupato i loro ultimi pensieri, allora è anche vero che i padri di questi giovani abbandonati a se stessi si sono reincarnati nei tristi simboli della nuova realtà metropolitana, chiedendo ingiustamente ai loro figli di redimerli.

Il canto del pavone

  • Anno: 2022
  • Durata: 105'
  • Distribuzione: Pilgrim Film
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Italia/Sri Lanka
  • Regia: Sanjeewa Pushpakumara
  • Data di uscita: 19-October-2023

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