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Netflix Film

‘Kodachrome’ Un road movie sul rapporto padre-figlio

Il film, diretto da Mark Raso, con Ed Harris e Jason Sudeikis, racconta un viaggio familiare pieno di risvolti, tra perdoni e riappacificazioni.

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È disponibile su Netflix Kodachrome, lungometraggio del 2017 diretto da Mark Raso. La storia è stata presentata al Toronto International Film Festival 2017 e ha come protagonisti Jason Sudeikis, Ed Harris ed Elisabeth Olsen.

A cavallo tra il dramma e la commedia, il film mette in scena un disfunzionale rapporto familiare in cui rimpianti, riappacificazioni, nostalgie e propositi si mescolano in modo riuscito. Nonostante l’argomento cardine non sia originale, il film raggiunge un buon risultato. Grazie alle ottime interpretazioni dei protagonisti, lo spettatore riesce ad immedesimarsi e a provare sentimenti sinceri. 

Kodachrome: la trama

Matt (Jason Sudeikis) è un dirigente discografico la cui vita è sull’orlo del precipizio: è divorziato e stressato a causa del lavoro. Sta per essere licenziato a meno che non riesca a concludere un contratto importante: deve riuscire ad ingaggiare in agenzia gli One Last Job, una band sulla via del successo con cui sa di avere poche possibilità.

Un giorno riceve in ufficio la visita di una ragazza (Elisabeth Olsen), che scopre essere l’infermiera del padre, Ben (Ed Harris). Quest’ultimo, un famoso fotoreporter giramondo, non si è preoccupato molto del figlio, con cui non ha rapporti, cresciuto con gli zii. La giovane comunica a Matt che il genitore, malato in fin di vita, ha un ultimo desiderio.

Ben vuole andare fino in Kansas insieme al figlio e alla ragazza per sviluppare gli ultimi rotoli del formato Kodachrome, a un passo dalla sua eliminazione. I tre intraprendono quindi un viaggio in auto che diventa poi qualcosa di più significativo.

Kodachrome: un’introduzione

Nel 2009 Kodachrome ha smesso di produrre la sua pellicola a colori, strumento essenziale per il professionismo fotografico.

Pochi mesi dopo la decisione dell’azienda, l’unico negozio che elaborava ancora questo tipo di pellicola ha chiuso il suo servizio da un giorno all’altro. Molte delle persone con ancora materiale da sviluppare sono corse da ogni parte del paese per riunirsi a Parsons, in Texas, dando così vita ad una specie di festival nostalgico. In seguito, un giornalista del NY Times, Arthur Gregg Sulzberger ha scritto un pezzo su questo fatto definendolo “l’allegoria perfetta per la fine di un’epoca”. Da qui lo sceneggiatore Jonathan Tropper ha colto la palla al balzo per scriverci una storia da affidare al regista Mark Raso.

Il viaggio come pretesto

La settima arte si è servita tante volte del road movie come strumento per rappresentare il viaggio umano, fatto di scontri, conoscenza, riconciliazione. Si pensi ad esempio a Little Miss Sunshine (di Valerie Faris e Jonathan Dayton, 2006) oppure a Nebraska (di Alexander Payne, 2013) o in terra nostrana a La pazza gioia (di Paolo Virzì, 2016) e In viaggio con Adele (di Alessandro Capitani, 2018).

La storia di Kodachrome può in apparenza sembrare prevedibile ma, alla fine, è proprio nel viaggio emotivo dei due personaggi che si snoda la trama.

Il peregrinare in auto è usato come sfondo al vero percorso di perdono e accettazione reciproca. Un girovagare on the road che fa anche simbolicamente da crocevia di un mondo che si sta spostando sempre più dall’analogico al digitale. Il film sembra proprio trasferire questa nozione ai personaggi principali, quasi ormai estranei tra loro.

Una storia comune ma interessante

Kodachrome esplora la relazione complessa tra un padre e un figlio in un viaggio attraverso gli Stati Uniti,  un tema caro all’immaginario collettivo americano. Nella storia del cinema abbiamo un ottimo esempio recente del padre “padrone” che vuole figli forti, con il personaggio di Brad Pitt in The Tree of Life di Terrence Malick (2011). Il legame frazionato è ciò che guida Kodachrome.

L’aspetto su cui il regista si concentra è la spaccatura tra le due figure. Il padre forte e il figlio più fragile e ignorato. Matt incolpa Ben per la sua totale assenza durante la sua infanzia, mentre il padre girava per il mondo. L’uomo detesta il genitore anche per i ripetuti tradimenti ai danni della madre che muore da sola (Matt aveva quattro anni, allora). Ad un certo punto della trama il personaggio di Sudeikis definisce Ben “stronzo”, non rendendosi conto che è più simile al fotografo di quanto voglia ammettere.

È una vicenda di singhiozzi famigliari, in cui l’aperta ostilità tra i suoi protagonisti è intrisa di dolore e vulnerabilità.

L’importanza delle interpretazioni

Il film raggiunge il suo massimo grazie alle prove dei suoi protagonisti. Sublime la performance di Ed Harris, nel ruolo di genitore. Nella sua interpretazione si percepiscono le sensazioni di un uomo soffocato ed emotivamente trattenuto, nonostante il cinismo ostentato. Jason Sudeikis ha come punto di forza una vulnerabilità che viene gradualmente rivelata, giocando tra alti e bassi emotivi. I taglienti scambi di dialogo tra Matt e il padre racchiudono abbastanza elementi da trasmettere allo spettatore il loro rapporto pieno di odio e rancori.

La sceneggiatura viene in aiuto alle prestazioni attoriali ed è realisticamente realizzata. Ci sono alcuni silenzi imbarazzanti che si mescolano a numerosi punti in cui i dialoghi si sovrappongono a parole volte a riempire l’incomunicabilità. È un piccolo escamotage che risulta strategico nell’aiutare ad accentuare il realismo nei dialoghi.

Un film fatto di dettagli tecnici

Il lungometraggio è girato a livello tecnico in modo impeccabile. Di fatti ciò che sicuramente balza all’occhio per tutta la durata è il livello di tecnicità presente nelle riprese.

Mantiene come punto focale una storia semplice, arricchita da dettagli interessanti. Si passa da tagli lunghi a scatti lavorati che rendono lo sfondo importante quanto gli elementi in primo piano. Kodachrome utilizza alcuni trucchi intelligenti della fotocamera per tutta la sua esecuzione sullo schermo. La fotografia è elegante e rende i contrasti tra tutti gli elementi belli anche a livello visivo.

La colonna sonora accompagna perfettamente la trama, accentuando ciò che sta accadendo sullo schermo. La parte strumentale minimalista si amalgama bene con i brani rock nei momenti chiave della narrazione.

Nonostante l’argomento non sia tra i più originali, questo road movie colpisce realisticamente nel segno. Guardando agli errori del passato e ai rimpianti, il Kodachrome riesce a riportare alla mente dello spettatore le cose che vale la pena perdonare e quelle per cui vivere.

Il trailer

Kodachrome

  • Anno: 2017
  • Durata: 100 min.
  • Distribuzione: Netflix
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Mark Raso
  • Data di uscita: 20-April-2018

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