Il 24 settembre il cortometraggio Salt Water Towndi Dan Thorburn verrà proiettato all’interno del Lucca Film Festival 2023, arrivato alla sua diciannovesima edizione. La manifestazione, presieduta da Nicola Borrelli, è riuscita, negli anni, a ritagliarsi il meritato spazio. Il programma è vasto e oltre ai canonici concorsi per lungometraggi e cortometraggi, include la sezione LFF for Future. Quest’ultimo è rivolto esclusivamente a cortometraggi a tematica green e di salvaguardia dell’ambiente.
LFF for Future avrà inizio il 24 settembre; la giuria del concorso sarà presieduta da Violante Placido. Salt Water Town è fra i cortometraggi che si contenderanno la vittoria. Il lavoro è opera del regista e autore inglese Dan Thorburn ed è scritto a quattro mani con Jack Sherratt. I due avevano già collaborato nel precedente lavoro di Thorburn, Trucker’s Atlas (2019).
La storia di Salt Water Town
Il giovane Liam vive, con il padre Glenn, sulle coste del Galles. Il genitore continua a gestire un campeggio di roulotte che è destinato a chiudere, a causa dell’innalzamento delle acque del mare. Lo scontro fra Liam e Glenn non è solo generazionale ma è una battaglia per la sopravvivenza. Un gesto estremo di Liam renderà tragedia quella che doveva essere la via della libertà.
Le origini di Salt Water Town
Una necessità di raccontare una storia legata al loro vissuto, quella dei due autori, che sono così entrati in un mondo sconosciuto ai più: la modesta vita dei piccoli borghi gallesi. L’ispirazione è venuta a Sherratt, che aveva letto un articolo poco prima dell’inizio della stesura della sceneggiatura, come dichiarato dallo stesso regista a Director’s Notes:
L’idea iniziale è nata quando il mio co-sceneggiatore Jack Sherratt ha letto un articolo online su una cittadina costiera gallese chiamata Fairbourne. […] Eravamo entrambi d’accordo che si trattava di un argomento molto interessante e importante e che si fondeva bene con l’immagine che avevo di un vecchio parcheggio per roulotte in rovina. Sia io che Jack abbiamo trascorso gran parte delle nostre vacanze d’infanzia in parchi come questo ed era un’estetica che non riuscivo a togliermi dalla testa.
L’immagine del vecchio parcheggio per roulotte diventa così un teatro ideale per mostrare un dramma familiare, una storia di mascolinità tossica messa in scena da un padre e un figlio. Oltre a ciò, gli autori hanno voluto inserire il tema del cambiamento climatico, anche se solo superficialmente. L’innalzamento del livello del mare è causa dello scontro generazionale e rappresentativo dei due uomini.
Salt Water Town – Owen Teale
Tutte le visioni del green world
Tutto ciò viene ben rappresentato da indovinate scelte registiche come i frequenti primi piani e un dinamico movimento di macchina, maggiormente evidente nell’uso di camera a mano per le riprese più nervose del giovane Liam. Inoltre, il lavoro è ottimamente supportato dalla fotografia di Max Graham. Suggestivo il confronto, o per meglio dire scontro, sulla spiaggia tra il padre e il mare, diventato un nemico tangibile.
L’innalzamento del livello del mare si fa sentire in vari modi, nel montaggio e nel sound design. Alex Gregson (Sound Designer) si è assicurato che il suono dell’oceano fosse sempre presente nel mix, incombente e sempre più vicino.
Come raccontato dagli autori a We are Albert, il tema green non viene incluso solo come una delle argomentazioni ma viene implementato anche nella realizzazione. Per questa ragione, oltre che per evidenti limiti di budget, si è cercato di ottimizzare i consumi. La scenografa Jennifer Muellenbach si è superata, recuperando il materiale di scena per metterlo poi in vendita a sua volta.
Ha utilizzato negozi di beneficenza e sgomberi per trovare i materiali […] Non appena le riprese sono terminate, Jennifer ha pubblicato gli oggetti su Facebook Marketplace e le persone del posto sono venute a ritirarli. […] non c’era nulla che andasse in discarica: era stato venduto, regalato o riciclato!
La riduzione delle emissioni di carbonio è stata calcolata tenendo presente la localizzazione della troupe direttamente sul sito delle riprese. Cosa resa più agevole per via della pandemia Covid, che ha reso fruibile più facilmente la location.
Salt Water Town – Una scena del film
Dal green alle immagini
Dal punto di vista tecnico, il lavoro di Thorburn permette un piacevole momento di immersione nei bei paesaggi rudi gallesi. Dal punto di vista della narrazione si è invece voluto mettere troppo in gioco in uno spazio limitato come quello del cortometraggio.
Gli attori Tom Glynn-Carney (Liam) e Owen Teale (il padre Glenn) avevano già lavorato insieme nel lungometraggio Tolkien(2019) di Dome Karukoski. Entrambi hanno esperienza e riescono bene nel raccontare il conflitto padre/figlio. Teale, inoltre, riesce a donare una suggestiva, malinconica profondità al suo personaggio, perso nella sua voglia di riscatto.
L’ostentazione della mascolinità tossica diventa un’arma a doppio taglio in un contesto economico-sociale preponderante.
C’è Liam, giovane, avventato e disposto a mettere in pratica le sue idee e i suoi piani a qualsiasi costo […] A ciò si oppone il punto di vista di Owen, secondo cui bisogna finire ciò che si è iniziato, che deriva da una visione maschile molto tradizionale secondo cui bisogna rimanere stoici nei momenti difficili, […] Entrambi sono punti di vista negativi […] si spera che, mostrando come questi due processi di pensiero contrastanti possano portare a una tale catastrofe, si possa contribuire a cambiare le cose.
Sia lo scontro fra i due protagonisti che l’epilogo hanno un senso ben definito e lineare se decontestualizzati dall’idea registica di base. Teale e Glynn-Carney offrono intensi attimi emotivi, perfettamente riassunti nelle lacrime del secondo, che vanno a chiudere il cortometraggio. Rimane una conclusione volutamente aperta ma che non aggiunge nulla alla narrazione, lasciandole anzi un senso di incompiutezza.
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