Un giorno e mezzo è un film thriller del 2023 diretto da e interpretato da Fares Fares disponibile su Netflix.
Trama di Un giorno e mezzo
Artan, un immigrato albanese stabilitosi in Svezia, esausto del rapporto con la ex moglie che si rifiuta di fargli vedere la figlia, decide di prendere in ostaggio l’intero ospedale dove la donna lavora. Visibilmente inesperto e intimorito, Artan viene persuaso da un poliziotto che gli suggerisce di terminare l’operazione prima che possa compiere atti estremi. Il protagonista si rifiuta ma dopo alcune minacce, i tre partono nel tentativo di far rivedere la figlia ad Artan e fuggire dal paese senza alcuna vittima. Durante il viaggio si riveleranno nuovi retroscena e inquietanti segreti tenuti nascosti dai due ex coniugi per anni.
Recensione
I punti di forza della pellicola risiedono nella trama, nei personaggi e nell’articolazione dei loro rapporti. I dialoghi cedono raramente alla banalità e approfondiscono le emozioni e i conflitti dell’intreccio. In Un giorno e mezzo viene messo in scena un vero e proprio viaggio. A tratti potrebbe considerarsi un road movie, capace di esplorare i margini della società svedese in modo del tutto unico e originale.
La tensione dell’attentato compiuto dal protagonista potrebbe paragonarsi ad un altro film scandinavo presente sulla stessa piattaforma: 22 Luglio, che allo stesso modo prende in esame un fatto di cronaca del paese. Il viaggio che il protagonista, la moglie e il poliziotto compiono lungo le strade svedesi ricorda vagamente l’avventura in ambulanza tra i palazzi belgi di The Shift diretto da Alessandro Tonda. Il “viaggio” non va inteso solo come un tragitto per raggiungere una meta ben precisa, ma come evoluzione ed esplorazione dei personaggi e della loro psiche.
Il coinvolgimento dello spettatore
A seguito di nuove rivelazioni, lo spettatore è continuamente coinvolto dai personaggi che lo costringono a schierarsi da una parte o che dall’altra. La trama dà informazioni e descrive le dinamiche; spetta a noi scegliere a chi dare ragione. La visione del regista tuttavia è piuttosto chiara. La storia termina con l’arresto del protagonista: le azioni compiute da lui fino a quel momento hanno violato la legge e messo in pericolo civili e lavoratori. Si possono anche comprendere e a tratti condividere le motivazioni del protagonista, ma è indubbio che il modus operandi è oggettivamente e moralmente sbagliato.
Un’opera di elevato livello tecnico
Artan, visibilmente inesperto in attentati e rapine, si rinchiude nell’ospedale nel quale lavora la ex moglie allo stesso modo con cui Al Pacino prende in ostaggio un’intera banca in Quel pomeriggio di un giorno da cani. Il regista Fares Fares, nel film, interpreta anche il ruolo del poliziotto che si prende carico della responsabilità di trasportare Artan e la moglie in ostaggio fino alla nave per scappare. È infatti lui a traghettarci tramite immagini nel complesso e cupo panorama del film e del conflitto.
La macchina da presa è a mano solo nei momenti in cui si vuole rendere l’instabilità della situazione e le paure dei personaggi. Nel corso del viaggio, vi è una prevalenza di inquadrature interne all’auto utilizzata per la fuga. Ma anche numerose riprese aeree che adottano un punto di vista esterno e oggettivo sulla situazione.