All’80esima mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della biennale di Venezia, ha avuto luogo una manifestazione estremamente sentita, con lo scopo di sensibilizzare sul dramma che, da anni, le donne iraniane vivono nel loro paese e allo stesso tempo per schierarsi in sostegno dei tanti artisti che in Iran vengono incarcerati per la loro arte.
Tramite un flash-Mob tenutosi alle 18:00 di sabato 2 settembre, sotto i riflettori del Tappeto Rosso al Palazzo del Cinema, diversi esponenti della settima arte si sono schierate nel nome della libertà in Iran.
Libertà di vivere e di esprimersi
Come annunciato d’alla direzione del Festival, la manifestazione, che ha avuto luogo il giorno della presentazione del film Tatami, di Guy Nattiv e Zar Amir Ebrahimi nella sezione Orizzonti, è servita come una concreta presa di posizione a favore della libertà di vivere e di esprimersi del popolo iraniano.
Le storie sono tante, come quella del regista Saeed Roustayi, da sei mesi in stato di prigionia dopo la proiezione del suo film Leila’s Brothers al Festival di Cannes 2022 e che partecipò alla kermesse Veneziana nel 2019 con il film Metri Shesho Nim. O ancora la triste quanto celebre vicenda di Mahsa Amini.
Il regista iraniano Saeed Roustyi alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia (2019)
Tante le personalità di spicco del cinema e dello spettacolo ad aver preso parte all’iniziativa, tra cui Damien Chazelle, più giovane di sempre a ricoprire il ruolo di presidente della giuria internazionale, o il regista e produttore Gabriele Mainetti, il quale ci ha parlato così della manifestazione e di come abbia saputo unire in un unico momento un grido di libertà generale:
“La manifestazione, che riguarda la figura della donna in un paese difficile come l’Iran, e Il Flash-Mob, hanno saputo magnetizzare un grido di libertà generale. C’è la bandiera della Palestina. Ci sono registi che non possono girare per 6 anni”
Ha quindi aggiunto:
”Noi nasciamo liberi e dobbiamo batterci affinchè tutti quanti possano essere liberi”.