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Settimana internazionale della Critica

‘Hoard’ di Luna Carmoon vince tre premi alla Settimana della Critica

«Una storia su come il dolore non scompaia nel tempo, ma si mascheri semplicemente nelle cose». Dalle parole della regista al film, Hoard è il primo lungometraggio della talentuosa cineasta britannica. Presentato in anteprima mondiale a Venezia 2023.

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Hoard

In concorso alla 38esima edizione della Settimana Internazionale della Critica, Hoard è scritto e diretto dall’esordiente Luna Carmoon. Il giovane astro nascente del cinema britannico ha alle spalle due cortometraggi: Nosebleed (2018) and Shagbands (2020). I due film sono stati lanciati in anterpima al BFI London Film Festival.

Hoard è prodotto da Loran Dunn per Delaval FilmHelen Simmons per Erebus Pictures/BFI Vision Awardees e Andy Stark per Anti-Worlds. Il progetto è finanziato da BFI and BBC Film. I produttori esecutivi sono Kristin Irving per BFI e Eva Yates per BBC Film.

Il lungometraggio è in programma a Venezia per il 2 settembre 2023.

Premi al Festival del cinema di Venezia 2023

Il film di Luna Carmoon si aggiudica tre premi a conclusione della Settimana Internazionale della critica.

  • Premio del pubblico The Film Club con una percentuale di gradimento di 4.5/5.00;
  • Premio Circolo del Cinema di Verona, assegnato da una giuria under 35 composta da Luca Fron, Federico Mango, Alessia Origano, Lorenzo Zampini e Marika Zandanel con la seguente motivazione:

Ci avete chiesto di sporcarci, di inghiottire le nostre sicurezze e sovvertire in modo radicale la nostra concezione di rifiuto. A quel punto abbiamo capito: solo sprofondando le mani in una discarica di oggetti, ricordi ed emozioni, questo accumulo si può trasformare in una casa. Il Premio Circolo del Cinema al film più innovativo della Settimana Internazionale delle Critica va a Hoard, di Luna Carmoon.

  • Menzione speciale a Saura Lightfoot Leon per il suo ruolo da protagonista. Queste le motivazioni:

Siamo rimasti stupefatti dal carisma e dal talento dell’attrice protagonista di Hoard, Saura Lightfoot Leon, e volevamo rendere omaggio al suo brillante debutto.

Hoard | La recensione

«I love our catalogue of love». Maria ha sette anni, lunghi capelli scomposti e una fantasia che si mescola al reale. Vive con sua madre Cynthia, una donna eclettica, anomala e dalla quotidianità sconosciuta. Le due abitano uno spazio soverchiato da oggetti, animali, fetore e luminescenze. L’immaginazione è l’antidoto al male eterno: la malattia per il poco amore, l’esigenza di colmarne il vuoto. Non si butta niente, poiché ogni cosa entra e resta nel loro catalogo amoroso. Essere fuori dal mondo per aderire unicamente al proprio universo, in cui il gioco è il solo modo per conoscersi e appartenersi.

L’infanzia di Maria è costellata di minuscoli, ma persistenti strappi con la realtà esterna, meno fantasiosa delle mura domestiche. Insegnanti, comparse in strada e al supermercato sono facce disdicevoli, tenebrose, maligne nell’immaginario di una bambina che sta forgiando le sue coordinate. Eppure percepisce la componente aliena e la pericolosità di questo stare al mondo sospinto dalla madre, in cui gli avanzi recuperati a terra diventano il pasto del re.

Il fondo sa essere molto lontano, se non riesci a vederlo, ma non smetti di cercarlo. Soprattutto quando non distingui la cucina dal salotto. La cinepresa si muove sinuosa su questa soglia, fino a quando le brutture non emergono cristalline ad inverare tutti i rischi possibili, fino al più estremo.

Roberto Vecchioni canta:

Per amarti senza amare prima me
vorrei essere tua madre
Per vedere anche quello che non c’è
con la forza di una fede
per entrare insieme
nel poema del silenzio
dove tu sei tutto quello che sento.

Separarsi è la deriva amara e salvifica a questa corsa nel buio.

Il caleidoscopio semantico di Hoard

“Hoard” è un termine inglese traducibile in diversi modi. Come scorta nascosta, come riserva utile per il futuro, ma anche come accumulo compulsivo. Nella sua accezione originaria, il film di Luna Carmoon richiama chiaramente la disposofobia, l’accaparramento patologico. Dal manuale dei disturbi mentali si legge che la patologia interessa i soggetti «che hanno grandi difficoltà a disfarsi o a separarsi dagli oggetti, che finiscono per invadere gli ambienti in cui abitano fino a renderli non più vivibili». Tuttavia, essendo una pellicola che sfugge alla categorizzazioni ma dal nitido valore simbolico, non fatica a condensare tutti i significati citati nel sostrato semantico della narrazione.

Maria è improvvisamente diciottenne, mentre la osserviamo in un’altra casa. Ordinata, quieta, probabilmente più anonima. Continua a mostrarsi incline allo scherzo, alla realtà parallela, mentre si approccia alla madre adottiva e alla sua migliore amica. Sembra essere quello il retaggio “positivo” dei bagliori infantili, e delle cadute. La serenità ha altre fattezze, eppure pare allietare la vita di questa giovane donna. Quando l’unico uomo della storia entra nel racconto, si compie ogni profezia sul dolore, soprattutto la più vera.

Grief will take it if you let it.
Il dolore ti prenderà se glielo consentirai.

Hoard

Saura Lightfoot Leon in una scena del film.

Tra le pieghe di un tempo assorto, la pena rischiara tutte le ferite. E il linguaggio consueto non è adatto a raccontarlo. I giochi di luce, i movimenti di macchina, le ambientazioni e la scrittura si trasformano, diventando surreali. Che forse lo siano stati dall’inizio, è un rischio calcolato dalla regista, a cui lo spettatore acconsente, come si trattasse di un gioco. In questo senso, Michael rappresenta una finestra che affaccia sul passato, che affligge Maria come tutte le cose che sarebbero potute essere, ma non sono state.

Per essere capaci di «amare d’altro amore»

Si ascende per poi cadere in picchiata libera. È per questo che Hoard è la parabola dolorosa di un trauma che deve essere rievocato per potersi risolvere. In solitudine, fino al fondo, con un nemico a farti compagnia. Per essere capaci di «amare d’altro amore», tornando alle parole di Vecchioni.

Una prima prova coraggiosa, mordace e al tempo stesso delicatissima della luminosa regista britannica. Un esordio che sa da che parte vuole stare, quella di un cinema che fiorisce sull’asfalto e contribuisce a trasformare la realtà. A disfarla dei suoi battiti, lasciando che lo spettatore decida se porre fino o meno al gioco.

Maria ha un’altra madre, con la quale intesse un rapporto da tenere d’occhio. Se il “sangue” è tesi e antitesi, la sintesi risiede nella volontà e nella scelta.

Sinossi ufficiale, poster e cast di Hoard

1984, Londra. La settenne Maria e sua madre vivono nel loro amorevole mondo costruito sullo smistamento dei bidoni e sulla raccolta di rifiuti luccicanti. Una notte, il loro mondo va in pezzi. Un decennio dopo ci uniamo a Maria, che vive con la sua madre adottiva. Uno sconosciuto più anziano, Michael, entra quindi nella loro casa, aprendo la porta a traumi, magia e follia del passato.

Hoard

I protagonisti di Hoard sono:

  • Saura Lightfoot Leon come Maria. La giovane interprete ha recipato in Master of the Air (2023, mini-serie Apple TV+) e American Primeval (2022, serie TV Netflix).
  • Hayley Squires come Cynthia. L’attrice è conosciuta soprattutto per il ruolo di Katie in I, Daniel Blake di Ken Loach, valsole la nomination come miglior attrice non protagonista ai BAFTA.
  • Joseph Quinn come Michael, di recente in Stranger Things 4 nel ruolo di Eddie Munson.

Sono Diletta e qui puoi trovare altri miei articoli

Hoard

  • Anno: 2023
  • Durata: 2'11''
  • Genere: drammatico, surreale
  • Nazionalita: Regno Unito
  • Regia: Luna Carmoon
  • Data di uscita: 02-September-2023

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