Anno: 2011
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 109′
Nazionalità: USA
Regia: J. C. Chandor
Per vincere una paura, bisogna combatterla. E questo Hollywood lo sa bene, abituato com’è a portare sul grande schermo i propri fantasmi per (cercare di) esorcizzarne il timore. Drammi sociali, politici, economici che toccano da vicino la società americana finiscono, spesso, sul grande schermo e testimoniano i retroscena di una grande potenza. Ecco quindi che la crisi del 2008 di Wall Street diviene il soggetto di Margin Call, produzione indipendente e opera prima dell’esordiente J. C. Chandor.
America, 2008. Un’importante azienda di investimenti decide improvvisamente di effettuare tagli al personale. Quando Eric Dale, il responsabile dei rischi, viene licenziato, il suo lavoro passa nelle mani del giovane analista Peter Sullivan. Completando il lavoro del mentore, il ragazzo scopre che le perdite previste dell’azienda sono più grandi del suo stesso valore. In meno di 24 ore, dunque, i massimi dirigenti della società presiederanno un’importante riunione e decideranno le sorti di tutte le persone coinvolte (e non), fino alla drastica decisione di salvare il salvabile, a costo di sacrificare tutto.
Ispirata alla vera storia della Lehman Brothers, la tragica vicenda di Margin Call racconta la fine di un’era e di una società basata sul capitalistico monopolio finanziario di Wall Street. In un mondo in cui i soldi sono “dei semplici pezzi di carta che evitano di far ammazzare le persone per prendersi ciò che vogliono”, l’arrivismo economico e sociale è all’ordine del giorno. Ricchi miliardari che comandano a bacchetta avidi milionari che, a loro volta, basano i propri investimenti su calcoli scientifici che ingegneri, analisti, economisti e politici effettuano per accrescere il loro patrimonio.
Girata quasi esclusivamente nel grattacielo che ospita l’azienda, la storia si svolge in un arco temporale molto limitato, appena 24 ore. Mentre il mondo esterno è completamente ignaro di quanto sta per accadere, un gruppo ristretto di uomini decide il destino di molti altri, sorta di burattinai impazziti che cerca di salvare dalle fiamme, per quanto possibile, il proprio teatrino. Un grandissimo Kevin Spacey, un sempre brillante Jeremy Irons, un istrionico Stanley Tucci e un carismatico Paul Bettany affidano il proprio futuro ai calcoli del cervellone Zachary Quinto, l’eccentrico Spok di Star Trek. Attori strabilianti, dunque, al servizio di una storia tanto attuale (e recente) da essere sviluppata in un’ambiente chiuso, (quasi) a rallentatore, con ansie e attese continuamente smentite. Anime perse in un mondo che le rifiuta, un bagno di sangue che sfocia nella depressione, persone sul bordo del precipizio che “non hanno paura di cadere, ma di saltare”. Margin Call, dunque, è una pellicola coraggiosa che, facendosi metafora della crisi generale, realizza un bizzarro sposalizio tra atmosfere da thriller e il dramma socioeconomico di una società sull’orlo di una crisi di nervi.
Martina Calcabrini