‘Il mare che muove le cose’ un orizzonte per guardare oltre

Il mare che muove le cose, anche l’animo dello spettatore. 15 intensi minuti sono quelli che il regista Lorenzo Marinelli regala al pubblico con il suo cortometraggio. Protagonista Nando Paone (Benvenuti al sud) che offre una buona performance aiutato anche dall’ambiente che lo circonda.

Massimo ha il morbo di Parkinson, l’incontro con un ragazzo africano gli darà l’opportunità di reagire al dolore.

Dal mare a una vera e propria riflessione sulla vita.

All’inizio catapultati in questa spiaggia, accompagnati a visitare il mare da Massimo e dal suo modo di vedere il mondo. Lo spettatore sembra immerso in una storia diversa da quella in cui poi si trasformerà.

Una delle prime immagini è la barca dal nome Maria, capovolta sulla spiaggia, mentre viene dipinta, ma al contrario. Grazie al dialogo tra l’uomo che sta scrivendo il nome sulla barca e Massimo cominciamo a comprendere il personaggio. Lo conosciamo attraverso le poche parole che pronuncia e i pochi gesti che compie, frenato continuamente dalla malattia.

La metafora del mondo ne Il mare che muove le cose

Un’importante metafora, non solo della condizione di Massimo, ma anche di quella del mondo intero è raccontata nel cortometraggio di Lorenzo Marinelli. Il famigerato topo al quale allude la moglie non è in realtà un topo, ma un essere fragile che, come lo stesso protagonista, ha delle debolezze e delle caratteristiche che tiene nascoste.

Chi lo sa qual è il giusto?

Rispecchiandosi, in qualche modo, in lui, Massimo cerca di aiutarlo, vedendo in lui anche una via di fuga, un modo per poter sopravvivere.

La malattia non è più la stessa da quel momento. O meglio è la stessa, ma il protagonista riesce a vederla con occhi diversi.

Non solo il mare che muove le cose, ma il mondo che aiuta a capire il mondo.

In arrivo al Napoli Film Festival di cui Taxidrivers è media partner.

Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli