Al concorso internazionale del Lago Film Fest, partecipa Gao Zee con ‘The Funeral of Spring’, un cortometraggio cinese. Per 18 minuti la regista mostra la vita di tre donne e mette in luce la condizione sociale all’interno di uno sperduto villaggio contadino.
‘The Funeral of Spring’ in breve
Il cortometraggio racconta la vita di Ayisa, una contadina cinese che vive in un remoto villaggio ai piedi di una collina. Lei e il marito gestiscono una specie di taverna, ma si occupano anche di alcuni alberi da frutto, ai quali il marito spruzza del pesticida. Ayisa accudisce anche una signora che cammina a fatica e non è totalmente autosufficiente. Quando una giovane ragazza arriva al villaggio per proseguire delle ricerche, la protagonista riflette sul ruolo all’interno della casa e su come sia la vita al di fuori del suo piccolo mondo. Ciò che però attira l’attenzione è la misteriosa scena iniziale, dove il marito racconta ad un poliziotto di aver trovato una donna accasciata a terra, in preda alle convulsioni. Il poliziotto trova una bottiglia di pesticida vuota, a terra, ma nulla più viene spiegato.
Protagonista al guinzaglio
Ayisa è una contadina che vive in un villaggio totalmente fuori dalle più consuete abitudini cittadine. Lei deve fare chilometri per raggiungere il più vicino pozzo d’acqua potabile e portare le pesanti brocche nella taverna in cui lavora e vive con il marito e la madre. La sua vita è gravemente limitata dal contesto sociale in cui vive, dove è la donna ad occuparsi della cena, della casa e di accudire la famiglia. Non esistono svaghi, hobby o momenti di relax. Il patriarcato domina la sua vita e non è possibile scampare a questo destino, fatto da tradizioni portate avanti da molti anni. La stessa madre sa benissimo quale sarà il percorso che la figlia dovrà affrontare.
La religione è un punto centrale nel villaggio, una religione islamica che si discosta dal gruppo etnico predominante in Cina: gli Han. Ayisa infatti è un nome di origine islamica; la protagonista non ha un corrispettivo nome han come il 90% della popolazione in Cina. La protagonista ha un’idea molto precisa del mondo e si sorprende quando parla con la ragazza che ospitano. Le chiede se è sposta o ha figli ma lei nega. Per Ayisa iniziare ad avere una famiglia fin da giovani è fondamentale, ma al tempo stesso riconosce la libertà che ha la ragazza di scegliere per volontà propria. È una situazione che le crea un profondo dubbio interiore, riflesso anche sullo spettatore: cosa vuol dire veramente vivere?
La particolarità dell’opera di Zee Gao
‘The Funeral of Spring’ offre uno spunto interessante su ciò che vuol dire essere una donna in una comunità rurale. Ci sono tre tipologie diverse di donne, ognuna con caratteristiche molto precise. La signora più anziana descrive la vita di una persona con difficoltà di movimento ma che non ha perso lo spirito intraprendente. Questo personaggio infatti è l’unico che ha una evoluzione durante il corto. La signora diventa una persona che prende iniziative e si fa forza nonostante le difficoltà relative all’età. Dalla parte opposta si trova la giovane ragazza, una donna che sa perfettamente ciò che vuole ed ha la tenacia e il coraggio di affrontare la vita di petto. È il simbolo della società moderna: la donna si è presa le sue rivincite sociali ed è in grado di scegliere da sè il percorso da seguire.
Il personaggio di Ayisa invece è succube del patriarcato e non lotta per emanciparsi. Grazie alle caratteristiche delle altre donne risalta la timidezza e l’incapacità della protagonista di farsi valere. Un ruolo importante per la definizione di questo tratto molto caro alla regista è il marito. L’uomo viene infatti rappresentato come colui che si trova su un piano più alto rispetto alle donne ed ha il lavoro meno impegnativo, dare il veleno alle piante. Il carattere severo fa del marito una figura molto fredda, al limite dell’odioso, soprattutto nella scena in cui toglie alla signora la sedia a rotelle.
Analisi tecnica sul cortometraggio
Zee Gao utilizza un ritmo molto preciso, non rapido ma estremamente pungente ed energico. Una caratteristica di pregio sono i dialoghi, usati perfettamente e senza eccedere nella lunghezza. Lo scambio di battute tra Ayisa e la giovane studentessa è genuino ed enfatizza le caratteristiche dei due personaggi, nonché il tema dell’opera. La camera ha un movimento lento in più inquadrature per dare un senso di immersione nella vita all’interno della taverna. Anche l’aspetto musicale interviene a braccetto col ritmo, e risulta coerente anche con l’ambiente contadino proposto. Le prove attoriali di Tian Tian (Ayisa) e Bailiga Chaganysten (marito) sono pulite e aggiungono un tocco importante per la caratterizzazione dei relativi personaggi. I colori sono tenui, tendenti al grigio nella maggior parte delle inquadrature. Una nota molto interessante riguarda il volto della protagonista: quando è sola o in compagnia del marito le tonalità ricordano colori tristi e cupi; quando Ayisa è in compagnia della ragazza giovane invece, la luce entra nell’obiettivo e rende l’immagine molto più solare ed allegra, seppur l’espressione di lei rimanga sfiduciata.