La città dell’altra economia è stata scelta per ospitare la conferenza stampa di Questo mondo non mi renderà cattivo. L’attesissima serie firmata da Zerocalcare, al secolo Michele Rech, sbarca su Netflix venerdì 9 giugno. Composto di 6 episodi, il nuovo imperdibile progetto si preannuncia già come un incredibile successo.
Il merito è di coloro che ci hanno lavorato, con impegno, passione e tanto coraggio, a partire da colui dal quale tutto prende avvio. Zerocalcare risponde alle domande dei giornalisti e, ancora una volta, dice la sua. Senza inganni, nè filtri. La sua intelligenza e la sua sensibilità verso determinati temi conquistano, e diventano la forza delle sue creazioni.
Questo mondo non mi renderà cattivo | La conferenza stampa
«Questa serie l’ho scritta prima di Strappare lungo i bordi – esordisce Zerocalcare – ma stavo iniziando con le prime prove di animazione da solo e non mi sentivo ancora capace.
Con Strappare, invece, ero nella mia comfort zone come primo esperimento da presentare al pubblico.
E mi è servita per capire i miei limiti, e come potevo colmarli grazie anche alla Movimenti Production. Avere Strappare come introduzione ai personaggi e Questo mondo non mi renderà cattivo come introduzione ai temi mi sembra più sensato.
Questa serie è più complessa per il formato (le puntate sono più lunghe, ndr.) e più divisiva per i temi. Le suggestioni riguardano il tenativo di dare una risposta collettiva ai problemi. Con l’idea di non lasciare indietro nessuno, perché se tu stai bene da solo e intorno cresce un mondo che sta male, prima o poi qualcuno verrà a bussarti alla porta. Non penso sia una serie che dà soluzioni, ma pone interrogativi».
L’origine del titolo e la scelta della location
«Il titolo nasce da una canzone di Path, un cantautore di Anguillara. Non è rivolto a me in prima persona ma a tanti personaggi messi alla prova. Per esempio Cesare, che non è una persona vera, ma rappresenta i tanti che ho incontrato nella mia vita».
Lo trovo un auspicio rispetto a ciò che abbiamo intorno.
Per quanto riguarda la scelta di tenere la conferenza stampa presso il Centro culturale Ararat, definita «l’ambasciata curda se esistesse lo stato del Kurdistan», Zerocalcare ammette di essere stato molto spaventato all’inizio. Ma dopo essersi confrontato con coloro che lì ci abitano, è stato rincuorato dai curdi stessi.
«E se qualcuno stasera si facesse qualche domanda sul luogo, e ci tornasse dopo per conoscerlo, io sarei contento».
Questo mondo non mi renderà cattivo | Zerocalcare si racconta in conferenza
A chi gli domanda se possiamo aspettarci un po’ di speranza al termine della serie, risponde molto candidamente «io sono una persona molto crepuscolare.
E ci sono un sacco di cose che mi piacerebbe raccontare, di solito cose che mi sono successe, ma ancora non ho un’idea chiara. Non ho nessunissima idea dell’accoglienza che avrà la serie, ma sono stato estremamente stupito dell’affetto ispanofilo riservato a Strappare lungo i bordi.
Questa è una storia molto umana ed emotiva, vissuta come una roba della biografia mia e non come un pamphlet politico.
Forse esiste una sola mia vignetta provocatoria, e l’ho fatta a 17 anni. Dico le cose come le penso, non ho mai cercato di censurarmi o di attizzare le polemiche per trovare visibilità».
La questione del linguaggio
«Ci sono battaglie molto giuste – conclude Zerocalcare.
Ho paura che sterilizzare il linguaggio delle fiction sia qualcosa su cui ci dobbiamo interrogare.
Tutti facciamo sforzi nella vita di tutti i giorni, a me interessa che i conflitti della vita vera siano messi in scena, all’interno dei prodotti di fiction.
Rispetto il concetto del safe space, ma dobbiamo immaginarci che i conflitti della vita vera vadano riportati con la stessa crudezza o che siano safe? Io non ho una risposta. Mi piace l’idea di un confronto collettivo tra persone che stanno dalla stessa parte con soggetti diversi che affrontano quelle discriminazioni sulla loro pelle».
*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui