American born Chinese è una serie TV americana disponibile su Disney+. Creata da Kelvin Yu, è stata lanciata in anteprima su piattaforma il 24 maggio. Il giudizio di critica positivo ne evidenzia la qualità complessiva e la capacità di raccontare l’incontro tra culture diverse. Prodotta da Mister Johns, The detective Agency, 20th Television e Family Owned, l’ideatore figura anche come produttore esecutivo.
La serie si basa su una graphic novel di Gene Luen Yang, che l’ha scritta ispirandosi alla sua adolescenza negli anni ’90 con un mix di elementi tipici dei racconti popolari cinesi.
La storia segue Jin Wang (Ben Wang), studente di origine cinese alle prese con i suoi coetanei in una scuola americana. Viene incaricato dalla preside di facilitare l’inserimento di un nuovo studente Wei-Chen (Jimmy Liu) con le stesse radici culturali. Jin non sa ancora che sta per essere coinvolto in uno scontro tra divinità cinesi.
Nel cast brillano anche Daniel Wu, nei panni di Sun Wukong, e Michelle Yeoh, che interpreta Guanyin, attori tornati alla ribalta con il film Everything Everywhere All at Once, insignito di numerosi Oscar lo scorso marzo.
American born Chinese, la trama
Jin Wang (Ben Wang) è un adolescente cinese di seconda generazione che desidera vivere una vita americana. Nella periferia della California, i suoi genitori non se la cavano bene: il matrimonio tra i due è in crisi. Sua madre Christine (Yeo Yann Yann) è una donna dal piglio sicuro, diretta e insistente spinge i membri della famiglia a far valere le proprie ragioni nel mondo. Suo padre Simon (Chin Han) è un uomo dolce e timido, un grande incassatore, che fa fatica ad emergere a casa e nel contesto lavorativo.
Jin rigetta la sua cultura originaria sia nell’ambiente domestico che a scuola. Trova imbarazzanti la sua passione per i manga e in generale le sue radici cinesi. Allontana infatti il suo amico cosplayer Anuj (Mahi Alam) e si iscrive alla squadra di calcio del liceo.
Tra i corridoi della scuola si nasconde o minimizza dinanzi alle risatine dei compagni. Goffamente si barcamena negli incontri con la sua cotta Amelia (Sydney Taylor), mentre cerca di farsi notare da lei. La verità è che risulta diverso dagli altri.
La preside lo sa e gli affida il compito di facilitare l’inserimento del nuovo arrivato Wei-Chen (Jimmy Liu). Cinese di nascita, totalmente disomogeneo rispetto all’ambiente in cui Jin brama di integrarsi, Wei-Chen è la goccia che fa traboccare il vaso già ricolmo.
Insolente, libero e con una grande fiducia in se stesso e negli altri, Wei-Chen diventa per Jin il viatico verso un percorso di consapevolezza di sé e di conciliazione tra le due culture (quella ereditata, quella situazionale).
Inoltre, come ogni viaggio dell’eroe che si rispetti, una buona dose di avventura e azione è la cifra narrativa che accompagna Jin in circostanze tutt’altro che immaginabili, tra pergamene sacre, territori mitici e un mondo da salvare.
American born Chinese, somiglianze e differenze con la graphic novel
Quando esce la graphic novel di Gene Luen Yang nel 2006, la rappresentazione mediatica di quanto fosse difficile per un giovane cinese crescere in America era piuttosto banalizzata. L’opera dunque costituisce uno spartiacque nella maniera di raccontare processi complessi come l’accettazione di sé, l’identità, l’adattamento contestuale e gli stereotipi razziali.
American born Chinese è un prodotto figlio del suo tempo, condito quindi dagli elementi televisivi atti a renderlo attuale e appetibile. È per questo che gli anni ’90 passano il testimone ai giorni nostri e un immaginario sociale drammatico che trascende quello individuale lascia spazio ad un coming of age infarcito della spettacolarità delle arti marziali. I temi dell’amicizia, della conoscenza e dell’autoaccettazione mediante il rapporto con l’altro, diverso e uguale a sé in un periodo come quello dell’adolescenza, conferiscono alla serie un gusto popolare dal punto di vista contenutistico ed estetico.
Contro gli stereotipi razziali: novità e cliché
L’elemento dirompente rispetto al resto dei prodotti di questo tipo è la tessitura narrativa dei genitori di Jin. Frustrazione, riduzione delle possibilità dell’esistenza – che coincide con il pieno dell’età adulta – e parziale integrazione culturale sono ben rappresentati e aiutano nella creazione della cornice drammatica della serie.
La commedia è tuttavia il sale di American born Chinese. Le diverse personalità di Jin e Wei-Chen, i due protagonisti, si combinano bene nella trama e rendono alcune scene esilaranti, buffe e dolci come sa essere l’amicizia in quella fase della vita. Soprattutto grazie alla sinergia evidente tra gli attori Ben Wang e Jimmy Liu.
È a tratti presente lo spettro didascalico del personaggio asiatico che attraverso la finzione narrativa mette a tacere gli stereotipi razziali, diventando eroe. Una deriva che tradirebbe la novità di sguardo della fonte originaria, piegandosi su una forma di intrattenimento meno coraggiosa rispetto alle premesse.
Elucubrazioni a parte su questo aspetto, di cui comunque si deve tener conto, la serie è una scarica di energia e buon umore. Gli elementi difformi dalla vicenda di formazione, ad esempio i wuxia, si digeriscono bene perché il mordente della storia è il mondo di possibilità accessibile ai due ragazzi e quanto conta l’amicizia nel determinare quello che siamo e saremo.
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