Dal Festival di Cannes 2023 arriva al cinema Banel e Adama,opera prima di Ramata-Toulaye Sy, frutto dei suoi studi alla scuola di cinema statale francese La Fémis.
Dal 18 Luglio in sala con Movies Inspired.
MOVIES INSPIRED | Sito Ufficiale
Banel (Khady Mane) e Adama (Mamadou Diallo) sono due giovani follemente innamorati l’una dell’altro. Vivono in simbiosi in un villaggio remoto del Nord del Senegal. Infervorati dal progetto di costruire una casa in cui stabilirsi da soli, lontani dalle regole e responsabilità che coinvolgono giorno dopo giorno Adama, destinato per sangue a ricoprire il ruolo di capo villaggio. Banel si oppone con tutte le sue forze ad una esistenza già pianificata: vuole essere libera di vivere se stessa e il suo amore per Adama nell’unico modo che possa darle felicità, pienezza. Il caos però, non tarda ad arrivare…
Un gesto politico
Ramata-Toulaye Sy, di origini senegalesi, ha deciso di ambientare questa storia d’amore universale in Africa. Nel lavorare alla sceneggiatura, ha avuto la sensazione che la maggior parte dei film africani contemporanei raccontassero esclusivamente la guerra, la povertà, la violenza, il terrorismo. Da qui, la volontà di legare il territorio africano ad un realismo magico, alla poesia. E Banel e Adama percorre esattamente questo sentiero.
Una storia che si snoda tanto semplicemente quanto profondamente e simbolicamente in ciò che imbastisce. Al centro, Banel, la sua personalità così singolare, forte nella fragilità di un ecosistema dove è ancora prevalentemente la natura a dettare le sue regole. Dove la donna è ancorata ad un ruolo di gestazione, al sacrificio, al servizio della famiglia. Arriva la siccità… Le mucche, già magrissime, muoiono una dopo l’altra. Adama vorrebbe seguire fino in fondo l’istinto di Banel, ma non riesce ad alienarsi come la sua giovane moglie sa fare. Non riesce a dare retta unicamente a se stesso.

Banel: una sorta di Medea
Il mio desiderio era quello di inventare un personaggio mitico come Medea o Fedra. Certo, l’Africa, ha molte figure di fantasia famose, ma nessuna che vada oltre i confini del continente. L’universalità è un nozione essenziale per me.
Il tema della follia in Banel e Adama è centrale. Banel man mano svela la sua vera essenza. Da apparente ‘ribelle’ con i capelli cortissimi e scoperti, matura nella sua ambiguità. Piccoli dettagli come la fionda che non la lascia mai, la mosca con cui annega la sua saliva, danno una chiave di volta in più su questo personaggio.
Durante tutto il film, volevo che ci chiedessimo chi è questa strana donna? Un’assassina o un’amante? Una donna sacra o una martire? Per me Banel è una specie di Medea.
L’egoismo che guida Banel viene giustificato da Ramata-Toulaye Sy perché è una donna ed è difficile esserlo fino in fondo in quel contesto. Banel si rifiuta di fare il bucato con le altre donne, è riluttante ad andare a lavorare nei campi con loro e, soprattutto, non vuole figli. Non avere figli è a dir poco inaudito in Africa e Ramata-Toulaye Sy ha rimarcato questa presa di posizione in Banel.
Il delicato e tragico cantico di Banel e Adama, ha una carica visiva simbolica davvero notevole. Ci mostra l’Africa in tutta la sua essenza metafisica attraverso il silenzio, la sua straordinaria bellezza, forza e debolezza. Ramata-Toulaye Sy ha scelto volutamente attori non professionisti(i protagonisti, immediati ed efficaci, specie Khady Mane, interiormente pulsante e densa come il Sole che sovrasta il racconto. Girato in lingua in Fouta-Toro, Banel e Adama è una promessa di identità cinematografica.