Al Festival di Cannes 76, la sezione Semaine de la Critique si impreziosisce di un altro horror: Sleep.
Dopo il malese Tiger Stripes, un film di genere di nazionalità sudcoreana incentrato sulle inquietudini e gli incubi che derivano dallo stato di sonno profondo di un fino a poco tempo prima tranquillo padre di famiglia.
Diretto da Jason Y, il film presenta tra il cast il celebre attore Lee Sun-kyun, star coreana apparsa tra gli altri in Parasite e nel musical di successo Killing Romance, presentato al Far East Festival di Udine 2023.
Quando il sonno trasforma in mostri ed automi assetati di vendetta
Una coppia di giovani sposi, lei impiegata e lui comparsa cinematografica, divengono succubi, di punto in bianco, dello strano comportamento che il marito manifesta, apparentemente in modo inconscio, durante i momenti di sonno notturno.
Un suo anomalo comportamento da sonnambulo lo induce dapprima a comportamenti autolesionisti, poi ad azioni sempre più inquietanti in occasione delle quali i due comprometteranno i rapporti di vicinato un tempo perfetti e finiranno per creare episodi sempre più preoccupanti .
L’aiuto di un terapista ed esperto del sonno allevierà solo in parte il problema aggravato poi dalla nascita di un bambino e dalla necessità di proteggerlo.
La soluzione del dilemma si riallaccerà in qualche modo alla nuova vicina del piano inferiore e ai fatti occorsi idi recente alla sua famiglia.
Sleep – la recensione
Lo schermo ancora buio lascia spazio ad un respiro affannoso che anticipa il russare e che il dolby stereo del cinema fa illudere che si riferisca a qualche spettatore addormentato ancora prima dell’inizio del film.
Una pellicola coreana che parte spedita ed inquietante a sondare i misteri legati alle azioni che talvolta gli esseri umani compiono inconsciamente mentre si trovano in uno stato di sonno profondo.
I canoni della tensione e una certa suspense vengono mantenuti vivi e costituiscono uno dei momenti più interessanti di un horror che tenta poi di trovare la soluzione su argomentazioni un po’ troppo puerilmente schematiche che rimangono nell’aria come statistiche un po’ campate in aria, latitando una più pura ed opportuna atmosfera da horror puro.
Sleep si rivela un horror un po’ troppo afflitto da schemi risolutivi sin troppo teorici che contribuiscono a fiaccare una certa iniziale predisposizione per la suspense gettando ai rovi la possibilità di sviscerare con argomentazioni più concrete il lato oscuro di una vicinanza di coinquilini degni della cattiveria e del risentimento polanskiano d’annata.