Su Prime Video è disponibile l’inquietante thriller State of Consciousness.
Si tratta di un’opera prima americana di Marcus Stokes che vede al centro della narrazione una complicata e sanguinolenta vicenda in cui realtà e incubo si alternano in modo indistinguibile.
A un giovane uomo accusato di omicidio volontario, viene data la possibilità di evitare la pena di morte, sottoponendosi ad una avveniristica cura sperimentale con farmaci ancora da testare.
Protagonista del mistero è il giovane e apprezzato attore californiano Emile Hirsch, divenuto famoso negli anni ’10 grazie a pellicole di culto come Milk di Gus Van Sant (2008), Speed Racer delle Wachowsky (2008), Into the Wild di Sean Penn (2007), Killer Joe di William Friedkin (2011), e recentemente molto impegnato in ruoli forti di thriller o noir non solo americani.
State of Consciousness. Assassino efferato o vittima di un diabolico complotto ?
Il mite Stephen gestisce un piccolo distributore di benzina e vive felice con la consorte nella casa poco distante dalla sua attività lavorativa.
Una mattina come tante una pattuglia di poliziotti, mentre fa rifornimento presso il suo esercizio, nota una bella auto d’epoca parcheggiata nel garage del benzinaio, e si avvicina per ammirarla. Per zelo, uno dei due poliziotti si insospettisce al punto da chiedere risolutamente al ragazzo di aprire la macchina e in particolare il bagagliaio.
Con orrore, dentro al portaoggetti, i poliziotti scoprono un corpo fatto a pezzi, e arrestano Stephen, che, visibilmente scioccato, prova a scagionarsi dichiarandosi innocente. Al processo che seguirà, le prove contro il giovane si rivelano molteplici e non lasciano alcun dubbio alla giuria che lo proclama colpevole di omicidio.
Una tenace avvocatessa, tuttavia, si batterà fino a dichiarare il suo assistito come incapace di intendere e di volere, e pertanto non condannabile alla pena di morte.
In luogo di essa, il giovane verrà inviato presso una clinica psichiatrica e messo in mano a una dottoressa, che lo sottoporrà a specifiche cure, tutte basate sull’assunzione di un farmaco particolare da lei stessa creato. Una volta a piede libero, la dottoressa raccomanda al suo paziente di proseguire con la somministrazione delle pillole.
Stephen, tuttavia, diffidente nei confronti della cura, inizia furtivamente a interromperla, maturando l’effetto collaterale di smarrire la possibilità di discernere il mondo degli incubi dalla realtà.
In questo modo, si ritrova in una dimensione ove tutto appare come il frutto di una diabolica fantasia sadica, e la realtà circondata da una perversa dimensione predominata da violenza e atti barbarici inferti da sconosciuti.
State of Consciousness – la recensione
Le teorie del complotto affascinano quasi sempre, e l’idea dell’uomo innocente e onesto, indotto dalle tragiche circostanze a cercare di scagionarsi dipanando il fitto intrico che lo ha sommerso di menzogna e trasformato in un pericoloso assassino, si rivela uno dei tasselli che hanno reso grande il cinema giallo e noir dagli albori del cinema ad oggi.
Nel film di Stokes, una sceneggiatura astuta procede a raccontarci la storia solo per singole descrizioni, celando anche allo spettatore alcuni dettagli fondamentali, in grado di permettere a un testimone oculare di farsi un’idea sulla colpevolezza o meno del presunto sadico assassino.
E l’intrigo, soprattutto nel corso della prima parte della vicenda, funziona abbastanza bene, tenendo desta l’attenzione dello spettatore, tutto preso a scoprire se realmente Stephen è la vittima designata di un complotto ordito da interessi superiori troppo importanti.
Oppure se, al contrario, il nostro uomo è al centro di un clamoroso caso di follia che lo trasforma in un assassino psicopatico e ne cancella successivamente ogni ricordo.
Nel corso della vicenda il film diventa sin troppo macchinoso e smarrisce parte del fascino che destava nel suo incalzante incipit.
Ma, nel suo genere, State of Consciousness rimane un thriller piuttosto dignitoso.
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