Disponibile dal 24 marzo su Netflix, Johnny- – Una nuova vita, è l’opera prima del regista e videomaker Daniel Jaroszek.
Il film polacco è uscito nel 2022. Scritto da Maciej Kraszewski e prodotto da Robert Kijak, ha vinto il Polish Film Fest sia per la storia che per gli attori protagonisti e coprotagonisti, che ci offrono una notevole interpretazione. Ora approda finalmente sulla piattaforma streaming. Una pellicola commovente, ricca di emozioni.
Jaroszek porta davanti allo schermo una storia non troppo usuale che però ci mostra insegnamenti utili per vivere meglio il quotidiano. Ci fa conoscere un grande personaggio realmente esistito, e rende omaggio a lui, alle sue opere e alle sue parole.
La trama di Johnny una nuova vita
Nella cittadina polacca di Puck arriva il nuovo sacerdote Jan Kaczkowski (Dawid Ogrodnik). Contemporaneamente alla sua prima messa, con un’alternanza scenica che ricorda il celebre battesimo del Padrino, assistiamo a un atto vandalico da parte di Patryk (Piotr Trojan) e alcuni suoi amici che irrompono dentro una casa privata per procurare danni: il gruppo verrà denunciato e portato in carcere.
Nel frattempo, padre Jan (“Johnny”) inizia a farsi conoscere dalla comunità polacca cattolica e, nonostante il divieto dai porporati del Vaticano, riesce ad aprire in maniera autonoma una casa di cura per aiutare le persone anziane e malate a sopravvivere o a passare in serenità i loro ultimi giorni. Proprio in quella casa di cura viene inviato Patryk per svolgere alcune ore di servizi sociali in attesa di giudizio.
La fiducia nel perdono e nei valori cristiani crea quasi subito un bel rapporto tra l’ex detenuto e il prete.
Johnny – una nuova vita La Recensione
Due ribelli, ciascuno a suo modo, i due personaggi principali di questo film. Uno, il classico ragazzo “sbandato”, incastrato in una vita dissoluta. Nessuno gli ha mai mostrato fiducia, a partire da una situazione familiare complicata (come vediamo in scene brevi, veloci ma significative). L’altro, un uomo di chiesa che incarna appieno gli insegnamenti del cristianesimo originario: fede, carità, tolleranza, perdono, senza mai dimenticare una lieve dose di umana gentilezza. La sua figura, a metà tra un discepolo del Signore e del Jean Vanljean dei Miserabili, si mostra problematica per la Chiesa cattolica, rappresentata qui da un cardinale di Roma, da cui Johnny dipende. Siamo in Polonia, una nazione in cui la componente del cattolicesimo ha ancora la sua influenza, la nazione di un papa tanto amato quanto discusso.
Nella casa di cura Johnny insegna a Patryk la sua missione: confortare i pazienti e accompagnarli durante il distacco da questa vita terrena in modo sereno, verso la morte o quello che sarà. Una cosa a cui, nello stesso tempo, si sta preparando lo stesso sacerdote, che vediamo man mano peggiorare fisicamente a causa della sua malattia cerebrale. Il deterioramento fisico però non riguarda lo spirito e le idee di Johnny, che continua a diffondere anche da una sedia a rotelle e nonostante alcune resistenze di Patryk provenienti dal suo passato e dal suo modus vivendi. Il ragazzo non riesce sempre a vincerle, anche se prosegue il suo cammino di redenzione verso gli altri, e verso sé stesso.
Probabilmente si tratta di una storia vera, anche a giudicare dalle riprese dal vivo che compaiono alla fine del film e si alternano a quelle girate: una bella storia che ci insegna a credere in noi stessi ma anche negli altri, a non aver paura del prossimo e dei nostri desideri.
Lasciarsi andare
«Una persona in fin di vita deve sentire che può lasciarsi andare», suggerisce il sacerdote a seguito di un momento difficile e una triste dipartita. Oltre alle cure fisiche, l’ospizio di Johnny accompagna le persone da uno stato di vita all’altro, insegnando a non avere paura della morte, ma piuttosto a credere nella vita, a viverla con tutto quello che ha da riservarci.
«Non importa cosa succederà, io sarò al tuo fianco e ti voglio bene». Sono ancora le parole del sacerdote davanti a una situazione inusuale per gli schermi soliti a personaggi di questo stampo. Johnny infatti parla di fronte a una manifestazione dai tratti punk, diversa rispetto ai soliti gruppi cattolici a cui siamo abituati, in contesti che spesso camuffano dogmi e rigide dottrine dietro piacevoli occasioni di ritrovo, mai troppo fini a sé stesse.
Sono le parole che, secondo lui, vorrebbe sentirsi dire un malato terminale, e così risponde alla domanda posta dal suo intervistatore, con un punto di vista sincero di chi si ritrova nella stessa situazione e conosce il peso delle parole che pronuncia. Il discorso assume una maggiore potenza perché alla fine possiamo vedere (anche letteralmente) come la scena sia tratta da un evento realmente accaduto con il vero padre Jan Kaczkowski, qui interpretato con una certa intensità da Dawid Ogrodnik, premiato infatti come migliore attore insieme a Piotr Trojan.
È un discorso pronunciato da qualcuno che crede veramente nella vita come viaggio e opportunità, qualsiasi cosa capiti o possa capitare. C’è un momento anche per la morte: in alcuni casi avviene certamente troppo presto, in altri in un tempo più ragionevole. Mantenendo i piedi saldi nella realtà, le parole di Johnny rispecchiano bene la filosofia adottata anche con i suoi pazienti, la stessa che cerca di condividere con Patryk. Inutile lottare contro qualcosa di troppo grande rispetto a noi, fare promesse che non siamo in grado di mantenere perché non appartengono alle nostre competenze. Rispettare invece anche i momenti di dolore, accoglierli con consapevolezza, apprezzare quella che è stata un’esistenza con tutti i sentimenti, è un modo più sincero per dimostrare una vicinanza verso qualcuno a cui vogliamo bene, anche quando si trova in condizioni difficili. Allo stesso modo, quello che possiamo fare è mostrare vicinanza ed empatia.
Verso una nuova vita: vivere oggi
Le vicende dei due personaggi creano quasi da subito un’attesa, dal momento che entrambi aspettano una sentenza (Patryk dai giudici, Johnny dai referti medici) e noi spettatori la condividiamo con loro. Nel frattempo però, ci sono gli spazi riempiti dai cambiamenti di Patryk quando inizia a credere in sé stesso e in un futuro per lui diverso, e dagli insegnamenti profondi di Johnny che diffondono le filosofie più antiche: da quelle cristiane della carità al memento di “cogliere l’attimo”, di agire subito seguendo i propri desideri e le proprie passioni. É più tardi di quanto pensi, ci dice una citazione originale in chiusura.
Questi precetti molto profondi quanto difficili vengono mostrati in una pellicola non troppo lunga e molto piacevole da un montaggio fluido ed efficace e dalle luci calde, che alleggeriscono e danno il giusto valore all’atmosfera della casa di cura.
La messa in scena rispecchia il temperamento di Jan Kaczkowski, Johnny. Tra le scene finali del film, infine, una grande corsa: una fuga, o un cammino parecchio accelerato da parte di chi ha imparato che non vuole perdere altro tempo.
GIULIA SMERIGLIO
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