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Festival del Cinema Tedesco

Zwischen uns, l’autismo e le conquiste di una famiglia

Al Festival del Cinema Tedesco di Roma, un delicato film familiare in cui il regista Max Fey trattiene il dramma e cerca la complessità dei rapporti

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Se sul tavolo ci sono carte come una madre single che deve tenere in piedi una vita “normale” con un figlio autistico e con le difficoltà che questa diagnosi comporta, ci possiamo immaginare che saranno giocate sull’onda dell’emotività, del pathos, del dramma acceso, magari coronato da catartica tragedia o consolatorio lieto fine.

Per fortuna non è così in Zwischen uns (la cui traduzione italiana è Fra di noi), secondo lungometraggio di Max Fey che usa queste carte invece cercando qualcosa di diverso dal dramma, provando a costruire l’empatia.

La struttura di un amore

Al centro del film ci sono Eva (Liv Lisa Fries), una donna che deve gestire da sola la vita con Felix (Jona Eisenblätter), un ragazzo il cui autismo sta creando alla scuola più di un problema, perché negli ultimi tempi è causa di attacchi violenti contro compagni o insegnanti: Zwischen uns descrive quindi il processo emotivo e psicologico per cercare di ricomporre i pezzi che si rompono, ammesso sia possibile.

Fey insieme a Michael Gutmann scrive un dramma familiare che riflette sui rapporti sociali, sentimentali e affettivi partendo dalla chiusa struttura dell’amore genitoriale, tanto più esclusivo quanto più difficile è la situazione di una delle due parti in causa, per cercare invece aperture sempre maggiori, includendo persone e sentimenti diversi, aperture che però possono diventare crepe.

Max Fey film

Far emergere il senso di una relazione

Zwischen uns è un film di pieghe e sfumature, quindi un’opera dal complesso equilibrio tra scrittura, regia e interpretazione, in cui nessuna delle tre componenti può avere una prevalenza, altrimenti il film sarebbe altro, non riuscirebbe a comunicare a chi guarda l’adesione verso i suoi personaggi, la vicinanza che sa quando lasciare spazio ai sentimenti, delicato e pudico come il modo in cui Fey mette in scena e riprende i suoi personaggi; ciò che il regista cerca di fare è qualcosa che va al di là della resa cinematografica, prova a trattare i caratteri del racconto come persone vere, a mostrare loro confidenza e comprensione per rendere un quadro complesso della condizione di Felix e della fatica quotidiana di chi gli sta intorno.

Soprattutto, il tratto che rende il film riuscito sta nel contenere il dramma, la sua facilità e la sua comoda preso verso il pubblico per far emergere il senso e il valore di una relazione; anche la svolta finale è toccante e originale, perché non si piega alla ricerca della mera commozione, ma attraverso essa vuole comunicare qualcosa di più profondo. Fey gioca quindi bene le sue carte, soprattutto perché le affida a due interpreti notevoli, che di quelle sfumature di regia e scrittura sanno fare ottimo uso.

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