In attesa dell’arrivo su Disney+, il 17 marzo 2023, si è tenuta la conferenza stampa (da remoto) de Lo strangolatore di Boston. A condurre l’incontro, la critica e conduttrice Joyce Kulhawik. Tra gli ospiti intervenuti, troviamo le protagoniste Keira Knightley e Carry Coon, le controparti maschili Alessandro Nivola e Chris Cooper, e il regista e sceneggiatore Matt Ruskin.
La conferenza stampa de Lo strangolatore di Boston illustra la nascita del progetto
Conoscevate già la storia dello “strangolatore”?
Matt Ruskin: Sono cresciuto a boston e ho sempre sentito parlare dello “strangolatore, ma non sapevo nulla sul caso. Qualche anno più tardi ho letto tutto quello che ho trovato e, in un certo senso, la trovo una storia sulla città. Così sono stato completamente catturato dal caso e ho voluto rivisitarlo da un punto di vista dieverso.
Poi ho scoperto che queste due reporter, Loretta McLaughlin e Jean Cole, sono state le prime a collegare gli omicidi. Ma c’erano pochissime informazioni su di loro, e più le conoscevo più le ammiravo e volevo raccontare le loro storie.
Keira Knightley: Anche io non sapevo nulla, per questo mi sono lasciata guidare dallo script di Matt. E ho pensato che fosse interessante raccontare la storia del serial killer attraverso il punto di vista di questi due personaggi femminili.
Carrie Coon: Per me è stato scioccante scoprire che i nomi delle due reporter non erano neanche citati nel caso, nonostante il loro contributo. Inoltre è interessante scoprire come sono arrivate a intraprendere la strada del giornalismo. Sono delle storie commoventi e avvincenti, e mi hanno ricordato le donne della mia vita nel Midwest. Inoltre ero molto emozionata di lavorare al fianco di Keira.
I personaggi che fanno la storia
Cosa vi ha attratto maggiormente del progetto?
KK: Io lo vedo come una canzone d’amore alle giornaliste investigative. E mostra quanto importante sia avere delle donne narratrici. Se non fosse stato per Loretta e Jean, probabilmente questa storia sarebbe stata ignorata.
Come vi siete approcciati ai vostri personaggi?
Chris Cooper: Io sono stato fortunato abbastanza da socializzare con Eileen McNamara, una giornalista Premio Pulutzer che era, negli anni Settanta e Ottanta, al Boston Globe e ha avuto Loretta come sua mentore. Eileen mi ha diretto esattamente come serviva, anche nel cercare materiale che era specifico delle redazioni degli anni Sessanta.
Alessandro Nivola: Il mio personaggio fa delle mosse disperate, perché è totalmente ossessionato dal caso. Ed è anche per questo che è attratto da Loretta, che lo è come lui. Hanno qualcosa in comune, che li tiene svegli la notte e che mette in difficoltà chi vive con loro. La relazione tra la polizia e i media è sempre stata complicata, ma necessaria.
MR: Dovete pensare che siamo un decennio prima che il concetto di serial killer fosse inventato. Il campo della criminolgia era ancora in fasce. Creare un profilo psicologico era qualcosa all’avanguardia. Alcuni dei detective a cui si rifà il personaggio di Alessandro erano così ed erano curiosi circa le ricerche di Loretta e Jean.
KK: Credo che Loretta sia completamente d’ispirazione, la sua tenacia lo è. Molte donne mi hanno detto che è catartica da guardare e credo ce ne siano molte oggi che possono sentirsi legate a una simile figura.
CC: Penso ci sia una storia costruita intorno all’alleanza femminile. Come queste due donne siano riuscite a lavorare insieme in luoghi dove di solito c’è posto per una sola figura femminile. La realtà di Jean viene complicata dalla presenza di Loretta, come si vede nel film, e probabilmente spiega perché le due sono diventate amiche per la vita.
Un ricordo dal set
Che ricordo conservate dal set?
KK: Mi sento molto fortunata, in particolar modo per Carrie. Siamo entrambe madri di due bambini piccoli, ed era bello arrivare sul set e guardare negli occhi un’altra donna che ti capiva al volo.
CC: E sappiamo che prima potevamo prepararci per un ruolo, mentre adesso speriamo che i progetti siano ben scritti e che possiamo affidarci alla pagina (ride, ndr.).
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