Una sceneggiatura di Paul Schrader è alla base di There are no saints, titolo originale della pellicola affidata nella regia ad Alfonso Pineda Ulloa, disponibile nella piattaforma cinematografica Chili.
Neto (l’enigmatico José María Yazpik) è un sicario senza scrupoli. Conosciuto come il Gesuita per le torture estreme che infligge alle sue vittime. Rilasciato dopo una ingiusta detenzione, viene preso in carico dal suo ambiguo avvocato (il sempre all’altezza, Tim Roth): il suo rilascio è inequivocabile. Neto sarà totalmente libero e la notizia non è affatto confortante, visto che parecchi nemici attendono con ansia di vendicarsi. Ma Neto ha un unico intento: vedere suo figlio Julio (Keidrich Sellati). Puro come un giglio, il piccolo, estremamente religioso, adora letteralmente suo padre: trasfigurato come un santo con la pistola. Stare con Julio non è semplice: il figlio vive con la sua ex moglie Nadia (Paz Vega), accasatasi per convenienza con Vincent, uno squallido e sadico boss del crimine (Neal McDonough). Neto intanto è una preda ambita da molti nemici: lui stesso è a caccia di chi lo ha incastrato.
La redenzione passa per l’espiazione
Alla base di Jesuit, la contrapposizione-coabitazione tra bene e male. Neto li incarna entrambi: spietato e senza scrupoli esecutore, un segreto terribile aleggia nei suoi ricordi frammentati che il rimosso gli procura. Legato indissolubilmente a suo figlio, la santità che dai suoi disegni Julio attribuisce al padre appare realmente mescolata alla cruda violenza che nella realtà Neto esprime. Questo, l’unico ed interessante spiraglio che Jesuit offre a chi lo guarda.
Girato e fotografato all’altezza delle aspettative del filone di un’azione più che estrema ed eccessiva nella violenza al limite dello ‘splatter’, con un cast che annovera attori importanti, Jesuit resta vittima di se stesso. Troppo concettuale nell’idea, ha una sostanza fagocitata dalla forma.
Gli accadimenti si avvicendano senza troppi approfondimenti, entrando nel gioco al massacro una figura femminile Inez (la bella e spumeggiante Shannyn Sossamon) che diviene partner nella espiazione a cui Neto inconsapevolmente è condannato. Per mano di chi, (un nero e mostruoso Ron Perlman) spietato e psicopatico, lo attende al varco nel restituirgli l’orribile delitto di cui il Gesuita si è macchiato. Un peccato originale che il nostro protagonista dovrà rendere nel modo più crudele e straziante, in un estremo sacrificio senza alcuna concessione. Almeno su questo Jesuit resta coerente all’idea di fondo che lo ha generato.