I migliori film di Taiwan: oltre ‘La tigre e il dragone’, l’isola bistrattata e il suo cinema
Il cinema del nuovo millennio della poco conosciuta cinematografia taiwanese, dall’Oscar di Ang Lee ai giorni nostri, in una accurata selezione di venti titoli
In questa breve guida scopriremo una selezionata lista dei migliori film di Taiwan, l’isola asiatica che ha costruito la propria identità filmica battagliando contro potenti squali e fantasmi. E daremo un breve inquadramento della cinematografia taiwanese, alle luci dei recenti sviluppi politici.
I migliori film di Taiwan: quando tutto ebbe inizio
Oggetto di interesse, ultimamente al centro dei notiziari internazionali, la Republic of China (ROC), alias Taiwan o ex-Formosa, ha una storia cinematografica relativamente breve. Fino alla metà degli anni Ottanta, infatti, non è riuscita a lasciare il segno nei circuiti internazionali. Questo perché agli albori della produzione filmica, era evidente l’impronta giapponese. Seguita dal dissesto post conflitto. E ancora di più, dalla Legge Marziale, in essere fino agli anni Ottanta.
È a quel punto che l’isola si riscopre. E con essa le sue incredibili potenzialità di Paese di congiunzione tra Est e Ovest, tra l’influenza americana e le proprie e uniche caratteristiche cinesi. Ad oggi, infatti, è impossibile raccontare la cinematografia e quindi i migliori film di Taiwan, senza guardare con consapevolezza alla sua storia. Contesa e bistratta a livello culturale, Taiwan sta lavorando sulla propria identità e sulle tematiche da raccontare sia da un punto di vista narrativo che documentario.
Yang Yang di Cheng Yu-Chieh
Il nuovo Millennio e le New Wave
Negli anni Duemila Taiwan attira attenzione a livello internazionale, soprattutto grazie al contributo di alcuni registi che hanno reso la sua scuola artistica distinguibile. Gli autori che ne hanno favorito l’affermazione sono stati senza dubbio Hou Hsiao-Hsien ed Edward Yang prima, Tsai Ming-Liang e Ang Lee, con la loro New Wave,che hanno preso il cinema taiwanese e ne hanno rimaneggiato la sua narrativa. Memorabile proprio nel 2000, l’Oscar come Miglior Film straniero ad Ang Lee per il suo La tigre e il Dragone.
Come spesso succede, questi registi che adesso calpestano i tappeti rossi dei migliori festival al mondo, sono partiti dal cinema indipendente. E ancora di più lo si può dire per Taiwan, per cui l’ingresso nel Ventunesimo Secolo ha rappresentato la scoperta di linguaggi quanto più controcorrente possibile rispetto all’eredità precedente.
I nuovi autori
Dal 2008, anno in cui Wei Te-Sheng distribuisce Cape No.7, si entra in una nuova fase, segnata da generazione di autori che si è voluto definire Post-New Wave. La fama dei migliori film di Taiwan fino ad allora distribuiti e firmati dai registi già citati (tra cui Taipei Story piuttosto che Vive l’amour), ancora mantiene in fermento la piccola isola. Contemporaneamente, artisti più recenti cercano la propria strada: su tutti Wei Te-Sheng, appunto, e Midi Z, ma anche Hou Chi-jan, Tom Lin Shu-yu, e Cheng Yu-Chieh. La loro opera si muove come una forma di resistenza morbida e di militanza culturale e creativa.
Il punto di rottura politico più recente si può identificare nel Sunflower Movement: l’atmosfera si fa più liberale, rivendica indipendenza dall’influenza della Cina. Una corrente che, negli ultimi tempi, si è invertita, a causa anche delle pesanti conseguenze dovute al COVID.
Il cinema alla luce delle recenti evoluzionipolitiche
La produzione artistica della Republic of China non è e non sarà mai indipendente dalla presenza cinese. Tanto quanto le sorti di Hong Kong e dell’industria cinematografica hongkongese stanno avendo e avranno sempre più influenze forti sullo sviluppo della cinematografia locale. Non è un caso che si continui a guardare all’esempio di Hong Kong come infelice previsione delle sorti dell’isola: anche a livello cinematografico, Hong Kong è il mercato distributivo più aperto alle produzioni di Taiwan.
Lo stesso vale per i festival di cinema: l’indipendenza di cui un tempo Taiwan si vantava e permetteva di proiettare contenuti di diversa natura, è sensibilmente diminuita.
Per contro, bisogna ammettere che a livello di pubblico di massa internazionale, ancora Taiwan non si è conquistata una solida autonomia. L’afflusso sempre più prepotente di prodotti filmici dalla ricchissima Cina continentale ha reso meno distinguibili le opere taiwanesi. Tanto da passare talvolta come una costola della produzione cinese.
In aggiunta, la fortuna degli autori taiwanesi in Cina, che potrebbe essere il mercato più immediato per la connessione linguistica, è ancora limitata. Trovano invece più attenzione attori e star di altri settori. La spinosa questione dell’indipendenza della ROC coinvolge anche i prodotti artistici, che sono costretti ad escludere qualunque riferimento sensibile, accezioni all’individualismo e all’identità “separatista”. Pertanto, la distribuzione su terreno cinese è per la maggior parte delle opere con piglio indipendente, impraticabile.
One day di Hou Chi-Jan
Quale futuro
Quale sia il destino della cinematografia di Taiwan, quindi, è un tema oggetto di riflessioni delicate. Come potrà sopravvivere all’eredità di quegli stessi autori che l’hanno resa riconoscibile, ma che adesso tendono ad oscurare le nuove generazioni. Come potrà affermarsi in Cina, dove ancora c’è resistenza.
In futuro, non potrà che aumentare ulteriormente l’influenza della Cina, nel bene e nel male. Per l’afflusso di capitali e per l’enorme mercato distributivo potenziale; ma anche nei già evidenti limiti creativi imposti dalla censura. Come ci mostra l’esempio della gemella Hong Kong: se solo pochi anni fa era rigogliosa patria di creazioni liberali, ad oggi l’afflato artistico indipendente si sta palesemente dimostrando essere sotto attacco.
I migliori film di Taiwan dal 2000
Per questa selezione di venti titoli, sono stati inclusi solo film di fiction, ma è importante menzionare la rigogliosa produzione documentaria dell’isola. Il documentario è uno dei linguaggi attraverso cui gli autori di Taiwan hanno più a fondo riflettuto sulle questioni identitarie e sul superamento del regime. Questo ha permesso di riconoscere al Paese la sua complessa struttura e lo spessore della società e della storia turbolenta, dinamica e, purtroppo, imprevedibile.
La tigre e il Dragone di Ang Lee, arti marziali, (2000)
Il grande inizio, il film che ha spalancato le porte internazionali a Taiwan.
Ambientato durante gli anni della rimozione della Legge marziale, questo film è la storia di amore tumultuosi che riflettono perfettamente il clima sociale e politico di quegli anni.
The Great Buddha+ di Huang Hsin-yao, commedia nera, (2017)
Pluripremiato esordio del regista, il film racconta lo svelamento di segreti piccanti di un proprietario d’azienda da parte di due poveracci scalzacani.
Love Education di Sylvia Chang, drammatico, (2017)
Attrice acclamata e regista, Sylvia Chang realizza un film ambientato in Cina su tre generazioni di donne e i loro conflitti.
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