The Crown è una serie ideata da Peter Morgan e basata sul racconto delle vite dei reali d’Inghilterra, a partire dall’incoronazione della regina Elisabetta II. La quinta stagione è disponibile su Netflix, insieme a tutte le altre, dal 9 novembre 2022.
La serie è candidata agli Emmy 2023.
La Trama
La storia riparte da dove si era conclusa: vediamo ciò che accade ai membri della casa reale tra il 1991 e il 1997, dalla separazione dei principi di Galles, Carlo e Diana, dopo anni di battaglie pubbliche e private, che decidono di dirsi addio con il consenso – seppure forzato – di Sua Maestà, alla presenza sempre più pesante di Camilla Parker Bowles, che continuerà la sua storia clandestina con l’erede al trono, fino all’arrivo di Dodi Al-Fayed accanto a Lady D.
La Recensione
Era un rischio non da poco, che superava le insidie evidenti del racconto della famiglia reale più nota al mondo, portare in tv gli anni più caldi dell’era moderna (1991-1996) della dinastia di Elisabetta d’Inghilterra dopo così poco tempo trascorso dalla scomparsa di una delle regine più amate/odiate della storia.
The Crown 5 è stato ovviamente scritto e girato quando ancora lei era in vita, e quindi portava addosso “solamente” il fardello di uno show che non aveva le pretese del biopic, e questo nonostante Netflix avesse ribadito più e più volte che la serie non era un documentario, ma una fiction basata sulle vite dei regnanti d’oltremanica.
Ma era ampiamente prevedibile la pioggia di critiche e polemiche quando sarebbero stati resi disponibili gli episodi con la triste fine di Lady Diana, l’evidenza sempre più ingombrante dell’adulterio di Carlo, l’intrusione di Dodi Al Fayed nelle dinamiche di corte.
Così è stato: raccontare, seppure in modo romanzato, vicende così fresche nella memoria collettiva e che mettevano al centro i discussi rapporti tra Elisabetta II e la principessa consorte, ha suscitato un vespaio di polemiche, spesso e volentieri, anzi quasi in maniera totalmente scissa dalla qualità intrinseca della serie.
Che adesso, arrivata alla quinta stagione, gioca col fuoco perché va a raccontare le storie che i rotocalchi e il gossip hanno reso più che noti: storie che, fin dall’inizio, tutti attendevano, basate comunque su ricostruzioni e documenti da cui è impossibile prescindere.
E il serial basato da Peter Morgan sceglie allora, contrariamente a quanto fatto nei 40 episodi precedenti, di giocare gli assi, e inserire nel recasting periodico attori molto noti (diversamente dalla scelta, intelligente, fatta prima, ovvero usare interpreti meno conosciuti che dessero più spazio alla tessitura drammaturgica e alla sua resa, senza condizionamenti).
Difficile dire se la mossa sia stata giusta o meno: perché se da una parte la narrazione stavolta scivola via più leggera, senza intoppi e senza alcune di quelle lungaggini che sfociavano spesso in noia -soprattutto nella quarta stagione-, dall’altra la maggior parte dei volti messi in campo soffrono fin troppo di un miscasting evidentissimo.
A partire dall’allora principe Carlo, ora con l’espressività mascolina di Dominic West (protagonista di The Affair) fino alla poco a fuoco Elisabeth Debicki che recita la parte di Lady Diana, su su fino alla regina Elisabetta con gli occhi morbidi di Imelda Staunton.
Una circostanza, questa, che pone interessanti interrogativi sul rapporto tra un personaggio e la sua fisicità: può essere legittimo raccontare la storia, allo stesso tempo intima e pubblica, del principe di Galles diviso tra due donne e schiacciato da una corona troppo pesante, prescindendo dal suo aspetto fisico non esattamente affascinante?
È legittimo mettere in scena le rigidità, gli sbagli e anche le geometrie politiche di una delle regine più longeve al mondo attraverso uno sguardo e una cifra interpretativa compassionevole ed emotiva come quella della Staunton?
C’è poi Debicki che paga lo scotto di venire dopo Emma Corrin (Diana Spencer nella scorsa stagione 4) ma soprattutto quella Kristen Stewart che con il capolavoro di Pablo Larrain, Spencer, aveva dato nuove, cosmiche profondità oscure e malinconiche al personaggio; e quindi si cala in una interpretazione eccessivamente calligrafica ed eccessivamente preoccupata di seguire i movimenti della figura di riferimento tralasciando i moti interiori.
Innegabile che la resa degli attori è sempre al di sopra della media: così come lo è dire che The Crown 5 è uno show appassionante che fila dritto fino alla fine senza sbadigli.
Resta però il dubbio su quanto sia coerente con le basi di una serie che ora sta virando su sé stessa e che all’inizio era impressionante per la sua capacità di sovrapporre finzione e realtà con una cifra entomologica, fredda eppure con vette di emozione altissime.