Presentato alla Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia nel 2019, nella sezione Orizzonti, Madre è un film del regista spagnolo Rodrigo Sorogoyen, che vede protagonisti l’attrice spagnola Marta Nieto e il giovane francese Jules Porier.
È innanzitutto un film dalla storia produttiva particolare. Nasce infatti nel 2017 come cortometraggio. Alla sua base, un’idea estremamente accattivante: Elena (Marta Nieto), una giovane donna spagnola, in un momento di quotidianità casalinga con la madre, riceve una telefonata dal figlio di sei anni. È da solo su una deserta spiaggia francese, perché il padre (ex compagno di Elena) pare essersi allontanato avendo dimenticato alcune cose sul camper. In un crescendo di angoscia e tensione, mentre il telefono usato dal bambino si sta scaricando ed Elena cerca di farsi descrivere tutto ciò che può aiutarla a capire dove sia suo figlio, un signore gli si avvicina: il piccolo scappa e la linea telefonica cade. Elena, disperata, si precipita fuori dalla sua abitazione, sotto lo sguardo scuro di sua madre. Segue l’inquadratura di una grande e deserta spiaggia.
Il cortometraggio riscosse un tale successo da essere candidato nell’apposita categoria agli Oscar 2019, e fiorì così l’idea di svilupparlo in un vero e proprio film.
La mia esperienza veneziana
Il Festival di Venezia, come saprà bene chi ci è stato per almeno qualche giornata, è un’esperienza vorticosa, travolgente e variegata: ai blockbusters con dive e divi si alternano film di nicchia, film sperimentali, opere di dieci minuti e colossi da quattro ore. Il panorama è molto ampio, e nelle cinque edizioni a cui ho partecipato, mi sono sempre impegnato a vedere più film possibile, dando la precedenza certo agli imperdibili titoli di punta, ma anche a film dei quali non sapevo nulla, se non la sensazione a pelle che potevano suscitarmi un titolo o una locandina. Entrai nella meravigliosa Sala Darsena a vedere Madre senza saperne nulla, se non il titolo, ed è finito per diventare uno dei miei film preferiti di sempre.
Dall’incipit mozzafiato in avanti, per oltre due ore, davanti ai miei occhi si è snodato un film di una complessità emotiva, di una dolcezza pura e di un mistero così profondo da farmelo amare. Sorpresa nella sorpresa, regista e cast erano presenti alla proiezione. Nel Q&A seguito ad essa, Sorogoyen ha spiegato di aver compiuto una scelta inaspettata, nella trama e nel tono del film. Effettivamente, dopo un incipit come quello del cortometraggio, ogni aspettativa poteva portare a pensare ad un thriller angosciante (genere nel quale Sorogoyen si destreggia bene, basti vedere il suo “El Reino“, del 2018), con Elena nei panni di una classica “Madre Coraggio” alla ricerca del figlio perduto. Ma il film, sceneggiato dallo stesso regista insieme ad Isabel Peña, sceglie radicalmente un’altra direzione. Mantenendo intatto il prologo del cortometraggio, sposta l’azione dieci anni in avanti, ripartendo proprio da quella enorme spiaggia.
Un’idea originale e struggente
Spiaggia stavolta non più vuota ma piena di persone, lungo la quale cammina un’Elena quasi quarantenne, riflessiva, più consumata. I primi minuti post-prologo sono senza dialoghi. Entriamo nel mondo silenzioso di Elena, che ha un affettuoso compagno (Alex Brendemühl) e lavora nel ristorante più quotato della località balneare, ma dosa le parole col contagocce, con un costante velo di malinconia nello sguardo. Elena non ha ritrovato suo figlio, e si è trasferita a vivere e lavorare proprio dove si sono perse le sue tracce.
Poi accade qualcosa. Sulla spiaggia incontra Jean (Jules Porier), un ragazzo che ha pressappoco l’età che dovrebbe avere suo figlio in quel momento, e che in qualche modo glielo ricorda. Elena ne è turbata, scopre ben presto che Jean è il figlio di mezzo di una famiglia francese, in apparenza tranquilla, che alloggia per l’estate vicino a casa sua. Ma questo non basta a lenire il turbamento che l’ha scossa. Si avvicina al ragazzo, e il ragazzo si avvicina a lei: ne nasce un rapporto intenso, fatto di sguardi, premure, sorrisi, non detti.
Un rapporto che, inevitabilmente, non sarà compreso dal compagno di lei, come dalla famiglia di lui. Per Jean, in una normale estate adolescenziale tra primi amori e necessità di autonomia, è un rapporto speciale e misterioso con una bella donna molto più grande di lui. Per Elena, tante cose diverse: qualcuno che riesce ad inserirsi nella grigia quotidianità nella quale è immersa da anni e a distruggerla. È un rapporto che diventa il perno emotivo dal quale partire per scardinare il suo dolore, la sua irrisolvibile malinconia. È un confronto diretto e decisivo con il suo irrisolto.
E così il film ci accompagna attraverso i meandri di questo legame, con inquadrature larghissime delle meravigliose lande di Vieux-Boucau-les-Bains, dove si sono svolte le riprese, una colonna sonora discreta ma evocativa, permeato costantemente da un senso di mistero e malinconia.
Una perla nascosta
La protagonista Marta Nieto ha vinto il premio come Miglior Attrice della sezione Orizzonti per la sua straordinaria interpretazione, e sono arrivate tre candidature ai Premi Goya 2020, ma da lì in poi il film non ha dispiegato le ali. Uscito nelle sale spagnole e francesi senza raccogliere grandi incassi, è stato poi bloccato dalla pandemia nei mesi in cui- presumibilmente – sarebbe dovuto approdare nelle sale di altri paesi, finendo in molti casi direttamente sulle piattaforme streaming (in Italia è stato disponibile su Sky e NOW TV).
Forse è un’opera che necessita di un certo tipo e grado di sensibilità per essere apprezzata a fondo, forse il rapporto atipico che mette in scena può non essere compreso e gradito ad alcune persone, forse la distribuzione stessa non ha aiutato. Ci sono miriadi di motivi per i quali alcuni film bellissimi fanno breccia nel pubblico ed altri no, ma questo lo avrebbe meritato, e speriamo possa nel tempo venire riscoperto ed apprezzato.
TRAILER
Madre
Anno: 2019
Durata: 129'
Distribuzione: Movies Inspired
Genere: Drammatico
Nazionalita: Spagna, Francia
Regia: Rodrigo Sorogoyen
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