A distanza di tre anni dal precedente e apprezzato lavoro, Deux moi (2019), Cédric Klapisch torna dietro la macchina da presa e confeziona un’altra pregevole opera, dal titolo La vita è una danza (in originale En corps).
In sala dal 6 ottobre 2022, distribuito da BIM, il film sfrutta il potere della musica e della danza per raccontare una storia di coraggio e rinascita.
Il film è stato proiettato in occasione dell’ultima serata di Nouvelle Vague sul Tevere, la parte romana del festival di cinema gemellato con Parigi alla Casa del Cinema di Roma, accompagnato dalla presentazione della protagonista e Marion Barbeau, prima ballerina al teatro dell’Opéra di Parigi e da un messaggio video del regista.
La vita è una danza | La trama
Elise (Marion Barbeau) ha 26 anni e una passione smisurata per la danza. Con la sua compagnia, sta per esibirsi in uno spettacolo importante, a cui assisteranno il padre e le sorelle minori. Nel momento in cui tocca a lei calcare la scena, scopre che il suo ragazzo la tradisce. Decisa a non farsi suggestionare, mette tutta se stessa nella performance, ma il destino le mette i bastoni fra le ruote. O forse no…
Photo cr. Emmanuelle Jacobson Roques
L’infortunio alla caviglia la costringe a rimettere in discussione le sue scelte e la sua esistenza. Se, inizialmente, Elise è distrutta, capisce subito che l’unico modo per andare avanti è non rinunciare alla danza. Grazie anche all’aiuto del suo fisioterapista Yann (François Civil), continua ad allenarsi, ma i tempi della ripresa sembrano sin troppo lunghi.
Devi andare dove ti porta la vita.
La proposta di un paio di amici, Sabrina (Souheila Yacoub) e Loïc (Pio Marmaï), che le chiedono aiuto con la loro attività, segnerà una tappa fondamentale del suo percorso di guarigione.
Il messaggio del film
L’espressione “la vita è una danza” potrebbe ben riassumere il messaggio principale del film. L’energia sprigionata dai corpi in movimento, la sintonia che viene a crearsi all’interno di una compagnia, la bellezza e le emozioni trasmesse da ogni coreografia. E la musica, con i suoi ritmi e la sua forza ancestrale, curativa, inarrestabile, a sostegno di tutto ciò. Gli esseri umani, chi più, chi meno, non possono trascurare una simile forma di nutrimento.
Elise è decisamente una di loro. La disciplina ha caratterizzato la sua routine sin dalla giovane età, e ritrovarsi, d’improvviso, privata di quelle abitudini lascia un vuoto difficile da gestire. Ma per lei la danza è più di una semplice attività sportiva: è, letteralmente, vita. O meglio, un modo di leggere e affrontare la vita.
Un modo che, a poco a poco, cambierà. Inaccettabile quindi rinunciarvi. La strada intrapresa dalla protagonista parte da un dispiacere, da una ferita, per raggiungere nuove mete, nuovi obiettivi. Nel frattempo, Elise impara qualcosa in più su se stessa e su chi la circonda, non senza aiuti esterni.
Photo cr. Emmanuelle Jacobson Roques
Cruciale nel suo cammino, la figura di Josiane (interpretata da Muriel Robin), che mette al suo servizio l’esperienza e la sofferenza che le accomuna.
Per esprimersi, gli artisti devono sentirsi a proprio agio.
Nel corso della narrazione, fanno capolino tanti argomenti diversi, dal rapporto con i genitori agli imprevisti d’amore, dai sacrifici ai sogni nel cassetto, dall’inclusività alle seconde chance, andando a delineare un quadro quanto più sfaccettato e realistico possibile.
Contribuisce a questa sensazione di concretezza lo stile della regia: la macchina da presa restituisce, senza applicare apparenti filtri, la verità di gesti, sguardi, espressioni. La fisicità ha chiaramente un ruolo importante, per cui la vicinanza fa sì che si crei un legame particolare con ciò che accade sullo schermo e con chi lo popola.
* Foto in evidenza: Photo cr. Emmanuelle Jacobson Roques
*Sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.