‘Un Marito fedele’ la recensione del film

Un marito fedele, su Netflix a partire dal 26 agosto 2022, è un film di Barbara Topsøe-Rothenborgne.

La trama di Un marito fedele

Il film segue le vicende di una coppia all’apparenza perfetta e con una vita invidiabile. Ritratto  della famiglia borghese agiata: lui, Christian, affermato architetto ecologista, lei , Leonora, ex violinista con la passione per lo jogging. La donna sceglie però di restare a casa per dedicarsi al loro unico figlio, miracolosamente guarito da una grave malattia.

Un giorno quell’apparente perfezione inizia a scricchiolare: la moglie comincia a sospettare della non fedeltà del marito dopo aver letto  degli strani messaggi inviatigli sul cellulare nel cuore della notte.

Dall’omonimo romanzo Un Marito fedele

 Un marito fedele riprende le pagine del libro omonimo da cui è tratto, ‒ scritto da Anna Ekberg e pubblicato anche in Italia, e  si trasforma in  un thriller/crime su crisi di coppia e fedeltà.

Il film cerca di analizzare un matrimonio ormai ridotto in pezzi e lo fa mettendo  la fedeltà mancata come tema dominante  attorno cui far ruotare tutti gli eventi. Accanto, il proposito della ‘difesa a tutti costi della propria immagine’ nascondendo il torbido e i misfatti coniugali.

Facili svolte dunque? Purtroppo si. Mirando al sempre ridondante tema della percezione distorta tra ciò che è vero e ciò che non lo è, Un marito fedele porta avanti un thriller che si allinea allo stile de L’amore bugiardo – Gone Girl ( di nuovo?) ma non riesce quasi mai a risultare convincente del tutto.

Troppa semplificazione di molti  punti chiave che avrebbero invece necessitato di maggior approfondimento per apparire davvero coinvolgenti.

Tensione al minimo

Non ci aspettavamo la tensione tra la Pilke e Ben Affleck , ma sicuramente si poteva scendere maggiormente nell’approfondimento psicologico dei due personaggi centrali.
I protagonisti  interpretati da Dar Salim e Sonja Richter tentano di fornire un appannato quadro dello sgretolarsi dell’amore che si trasforma in ossessione e controllo dell’altro, ma quello che appare è solo il racconto, comune, di una triste storia di violenza umana in un ‘contenitore’ tecnicamente poco cinematografico.

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