Come è cominciato il Taormina Film Fest
Al Teatro antico, ieri sera, il regista, il maestro Francis Ford Coppola desiderava parlare al pubblico; quindi ha preso una sedia dall’orchestra allestita in suo onore e, preso posto, ha parlato alla cavea. Prima che ciò accadesse, ha ricevuto le chiavi della città di Savoca, set di Il Padrino, una pergamena simbolica e una miniatura della statua eretta in suo onore nello stesso comune messinese. Ha risposto alle domande dei direttori artistici del festival, Federico Pontiggia, Francesco Alò e Alessandra De Luca, sul significato di Il Padrino e su cosa il film rappresenti oggi, dopo cinquant’anni. Ha assistito a una standing ovation e, chiaramente, ha fatto applaudire e sorridere. Infine, ha spezzato le coordinate della cerimonia e tralasciato onori e formule di rito.
Fin dall’inizio si è dimostrato impaziente, in una maniera comica ed elegante, come se non parlasse da mesi, come se da mesi non avesse occasione di rivolgersi a una platea; a stento lasciava terminare l’interprete, costretta a imporre le pause agli interventi del regista. Questi, invece, con la sua postura leggermente curva e inclinata a destra, sembrava chiedere, battuta dopo battuta, altro tempo per raccontare la sua visione del cinema.
Francis Ford Coppola, ospite-conduttore
È avvenuto anche altro, nel corso della serata. L’orchestra a plettro “Città di Taormina” ha interpretato le musiche di Nino Rota, sulle quali Kaballà ha intonato la canzone scritta di suo pugno. Paola Gassman e Gian Marco Tognazzi hanno ricordato i rispettivi padri, Vittorio e Ugo, e la loro amicizia. Non è servito, se non incidentalmente, ricordare la loro statura attoriale. Sono bastate poche battute, seguite dagli applausi. Anna Ferzetti, anche questo anno madrina della rassegna, ha coordinato i vari momenti con sobrio entusiasmo. Ancora, tre dei quattro componenti della giuria, Noemi, Marco Borromei e Aleem Khan, sono stati presentati agli spettatori – assente invece Massimiliano Gallo, mentre la presidentessa Cristina Comencini ha raggiunto Taormina in seguito.
Poi Francis Ford Coppola è stato invitato sul palco. Durante il suo ingresso, il pubblico della cavea si è alzato in piedi, le poltrone di plastica e le gradinate in ferro hanno vibrato. Con l’apparizione del maestro, gli spettatori accoglievano una promessa implicita: il festival di Taormina ritroverà gli antichi fasti. Ciò è accaduto nello stesso teatro che, nei decenni, ha ospitato – tra i registi – Michelangelo Antonioni, Bernardo Bertolucci, Rainer Werner Fassbinder, Pedro Almodovar, Gillo Pontecorvo, Sergio Leone, Francesco Rosi, Terry Gilliam, Woody Allen, Marco Bellocchio e – tra i protagonisti di questa edizione – Giuseppe Tornatore.
«Un film possono farlo tutti. Fare un buon film è come combattere una guerra. Fare un grande film è un miracolo».
Francis Ford Coppola al Teatro antico di Taormina
A Taormina l’anniversario del Padrino
Il regista, 83 anni, ha raccontato la sua esperienza di giovane autore, quando, poco più che trentenne, nel 1972, realizzava il primo capitolo della trilogia basata sul romanzo di Mario Puzo. All’epoca non possedeva potere decisionale, racconta, e subì in un primo momento i diktat dei produttori, tra i quali, per esempio, il rifiuto di Al Pacino e Marlon Brando nel cast; tuttavia, riuscì ad avere la meglio su di loro allo stesso modo in cui, da studente di teatro, e «avendo studiato Machiavelli», riusciva a beffare i suoi docenti. «Ero giovane, senza soldi, con due figli più un terzo in arrivo» continua. E ricorda come fu proprio l’ultimogenita, Sofia, a ricoprire il ruolo del bambino battezzato alla fine del primo capitolo.
C’è ironia dentro ogni battuta, ogni gesto e ogni sguardo – sguardo che rivolge spesso all’interprete; «stringi, stringi» le dice in italiano. Così Francis Ford Coppola, ieri sera, ha instaurato una sorta di gioco con il pubblico: la sua presenza, al netto delle ritualità della kermesse, sarebbe durata fin tanto che il pubblico si fosse divertito. E il gioco, in barba alla scaletta e ai tempi previsti dagli organizzatori, ha funzionato.
Incontro contro cerimonia
Qualche altro argomento è stato lasciato da parte. Il Teatro antico non è la sede per discutere di come Il Padrino rappresenti la Sicilia e l’Italia nel mondo, degli stereotipi diffusi e dell’orrendo brand in circolazione – dalle magliette al nome dei ristoranti. E non è neanche la sede per riflettere su limiti, trappole e false credenze intrecciati alla rappresentazione della malavita, partendo dal film di Ford Coppola fino a Gomorra, Narcos e oltre. La riflessione, forse, coinvolgerà altri incontri e altre proiezioni – American Murderer di Matthew Gentile, primo film in concorso, per esempio.
Il Teatro antico, invece, mantiene lo status di tempio e quindi è destinato alle liturgie. Francis Ford Coppola però, nel corso della serata, ha preso possesso del tempio. Ha conquistato il teatro, modificato la scaletta e riportato il pubblico al centro.
Cosa sarebbe successo, allora, se l’omaggio al regista si fosse trasformato in un dialogo con gli spettatori – con una piccola parte, in prossimità del palco – o con un’intero spazio destinato alle loro domande?
Un proposito difficile sul piano organizzativo, ma felice. Perché in modi simili, con la rinuncia alle pratiche istituzionali e alle interviste riservate, accantonando le formule rituali, il cinema ritroverebbe il suo respiro. Cercando, al contempo, spazi e tempi per un confronto curioso e schietto, gli spettatori – chissà – tornerebbero nelle sale. Taormina, nel frattempo, potrebbe diventare il festival della gente.
Francis Ford Coppola firma autografi. Le fotografie sono di Michele Cutuli per Taormina Film Fest.