America Latina, Ai confini del male e Occhiali neri approdano in blu-ray sotto il marchio CG Entertainment (www.cgentertainment.it). Tre titoli sfornati dall’Italia nel periodo a cavallo tra il 2021 e il 2022. Tre titoli per dimostrare che il cinema di genere ancora viene cavalcato dalle nostre parti, sia dai vecchi che dai nuovi registi. Tre diverse maniere di affrontarlo quel tanto chiacchierato cinema di genere. In questo caso rappresentato da tre differenti tipologie di thriller. Ogni disco è accompagnato dal rispettivo backstage nella sezione extra.
America Latina
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Un come sempre eccellente Elio Germano completamente calvo (e candidato ai David di Donatello) è il professionale e gentile titolare di uno studio dentistico. Dove? In una Latina rappresentata da paludi, bonifiche, centrali nucleari dismesse e tanta umidità. La Latina dove vive insieme a moglie e due figlie in una villa immersa nella quiete. Almeno fino al giorno in cui, scendendo in cantina, si trova a dover fare i conti con qualcosa di impensabile e inaspettato. E da qui l’unico interesse dello spettatore diventa quello di apprendere cosa stia accadendo. Cosa abbia condotto a quel qualcosa di impensabile e inaspettato che non sveliamo. Man mano che sono lunghi silenzi e cupa atmosfera a dominare in maniera principale la oltre ora e mezza di visione.
Oltre ora e mezza messa in piedi dai romani Damiano e Fabio D’Innocenzo, dopo gli osannatissimi La terra dell’abbastanza e Favolacce.
Il Favolacce da cui, appunto, riprendono proprio Germano per porlo al centro di quest’opera dedicata alla compianta regista Valentina Pedicini. Opera che, tra dominanti rosse sfruttate all’occorrenza e un grande lavoro scenografico con allagamento annesso, si rivela una progressiva discesa alla follia. Sia per il protagonista, contornato da un ristrettissimo numero di personaggi, che per chi sta seguendo la sua storia al di qua dello schermo. Fino ad un epilogo a sorpresa che, comunque, può essere facilmente intuito in anticipo dai maggiormente avvezzi a questa tipologia di spettacolo in fotogrammi. Che lascia oltretutto (intra)vedere il tentativo di sfoderare un ennesimo attacco ad una determinata borghesia.
Ai confini del male
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Al centro di questa terza fatica registica di Vincenzo Alfieri, autore della commedia supereroistica I peggiori e dell’heist movie Uomini d’oro, abbiamo due carabinieri. Due carabinieri completamente differenti tra loro. Uno incarnato da un Edoardo Pesce vittima delle proprie ossessioni e psicosi da quando ha perso moglie e figlio in un incidente d’auto. L’altro da Massimo Popolizio, integerrimo, inflessibile e rigoroso, nonché fiore all’occhiello dell’arma. Ed è quest’ultimo a trovarsi improvvisamente rapito il figlio da quello che sembrerebbe essere il cosiddetto Orco. Come venne definito dalla stampa dieci anni prima un misterioso individuo che seminò il terrore nello sperduto paese dove vivono al limite del bosco.
Individuo che sequestrò e uccise alcuni adolescenti dopo averli torturati.
Infatti, sebbene la fase conclusiva dell’operazione richiami titoli quali l’eastwoodiano Mystic river e Prisoners di Denis Villeneuve, non è difficile avvertire echi provenienti dal torture porn. Il torture proto-Saw, per essere precisi. Anche se, in realtà, il sensazionalismo da sofferto horror condito di splatter qui viene solo accennato. In quanto, al di là di qualche fugace macabro dettaglio, ci si concentra in particolar modo sulle indagini volte a scovare il colpevole. Semmai il principale modello di riferimento potrebbe essere il David Fincher di Seven. Non a caso, i titoli di testa sembrano richiamare proprio quelli del suo Millennium – Uomini che odiano le donne. Man mano che il tutto si evolve lentamente immerso in una splendida fotografia e che chiara è anche una certa influenza proveniente dalla serie televisiva True detective.
Occhiali neri
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Si comincia da un’eclissi solare che precede addirittura i titoli di testa. Subito dopo, abbiamo un sanguinolento omicidio ad opera, a quanto pare, di un misterioso serial killer particolarmente specializzato in escort. Come escort è anche la protagonista dal volto di Ilenia Pastorelli, vincitrice del David di Donatello per Lo chiamavano Jeeg robot. Protagonista che si ritrova non vedente a seguito di un incidente automobilistico in cui rimane orfano il piccolo Xiniu Zhang. E proprio quest’ultimo finisce di conseguenza per entrare nella vita della giovane donna, perennemente accompagnata da un cane pastore tedesco. Donna in cui soccorso, tra l’altro, giunge un’istruttrice di orientamento e mobilità interpretata da Asia Argento.
D’altra parte, Occhiali neri segna l’atteso ritorno dietro la macchina da presa per il padre Dario, assente dai tempi di Dracula 3D, del 2012.
Qui oltretutto sceneggiatore insieme al Franco Ferrini che lo ha più volte affiancato dai tempi di Phenomena. Ma non ci troviamo dinanzi ad un suo classico giallo in cui è necessario scoprire l’entità dell’assassino, in quanto ne viene presto mostrato il volto. È invece il movente degli omicidi – tra immancabili coltellate e investimenti col furgone – a rimanere ignoto fino alla conclusione. Man mano che, con poliziotti inevitabilmente in agguato, la oltre ora e venti di visione privilegia il movimento. Tirando addirittura in ballo una sequenza di tensione che vede assurdamente e inaspettatamente coinvolti dei serpenti d’acqua. Sequenza che rimanda inevitabilmente all’immaginario all’eco-vengeance. Il filone costituito da pellicole a base di animali killer, per intenderci. Il resto, lo fanno i mai disprezzabili effetti speciali di trucco a cura di Sergio Stivaletti.