‘Belonging’, sconvolgente genesi di un omicidio premeditato
Cronaca di una crudele premeditazione in un film scientemente contraddittorio, che ostenta la freddezza da killer dei due giovani e lucidi mandanti in alternanza alla introspezione tenera e spontanea di un rapporto amoroso colto nel momento della sua nascita.
Dal 12 maggio è disponibile su MUBIil film Belonging, opera breve ma piuttosto interessante e, nello stesso tempo, disturbante, soprattutto in quanto incentrata sui propositi omicidi di una coppia di giovani che hanno appena iniziato a frequentarsi.
Belonging – la trama
In Belonging, un lungo racconto lucido e apparentemente privo di sentimenti, un ragazzo turco di professione militare, ci racconta la concitata missione omicida commissionatagli da una ragazza recentemente conosciuta in un bar durante una serata libera di un periodo di congedo.
Per eseguire la sua missione, l’uomo incarica un killer che si introduce nella casa della coppia di genitori della ragazza, sedati poco prima, con l’intenzione di praticar loro un massaggio cardiaco che ne provochi la morte come a seguito di un infarto.
Ma le cose si complicano: la chiave del portone del palazzo in cui vivono non apre, il killer tentenna, e alla fine il nostro protagonista deve inizialmente soprassedere, salvo poi tornare nell’appartamento e uccidere la madre della ragazza, con una metodologia barbara che lascia indizi e prove a carico del colpevole.
In uno stacco improvviso, la camera finalmente inizia a inquadrare soggetti e non più cose, e torna indietro a sondare il momento dell’incontro tra i due ragazzi.
Belonging – la recensione
Al suo secondo lungometraggio, presentato al 69° Festival di Berlino, il regista turco Burak Cevik ricostruisce un suo terrificante dramma familiare, occorso anni prima alla zie e al suo amante, ai danni della nonna del cineasta.
Cevik attualizza la vicenda e ci mostra nella prima mezz’ora la cronaca dei fatti, mentre sullo schermo scorrono immagini dei luoghi e dei particolari che hanno fatto precipitare un tentativo di omicidio scientemente organizzato, in una vera e propria carneficina.
In seguito il film torna indietro e finalmente ci mostra gli ideatori e gli artefici di tale scempio. Il regista cerca in tutti modi, e ci riesce piuttosto bene, di non farsi prendere da atteggiamenti empatici o al contrario cinici nei confronti dei due carnefici. Li rappresenta nel candore di un incontro in cui si passa dalla generale diffidenza della ragazza, alla più totale apertura nei confronti di quel ragazzo sconosciuto, che finisce per rivelarsi succube dei desideri omicidi della giovane, colpevole di aver abbandonato gli studi universitari senza renderne conto ai genitori, indebitatisi per farla studiare fino al conseguimento della laurea.
Belonging è un film volutamente contraddittorio che ostenta freddezza da killer dei due mandanti in alternanza alla introspezione tenera e spontanea di un rapporto amoroso nel momento della sua nascita.
Questa circostanza, di fatto disarmante, spiazzante, oltre che atroce, di certo è il punto più forte di un film duro e spietato, che si rivela ancora più inquietante tenendo conto dei presupposti interpersonali diretti che si interfacciano con la tragedia familiare del regista.
Per quanto disturbante e ostico, Belonging si rivela l’opera coraggiosa e riuscita di un giovane cineasta, che è stato in grado di raccontare con spietata lucidità una tragedia assurda che non può non averlo segnato in modo indelebile. 7/10