Il giovane Wallander ritorna su Netflix con la seconda stagione (ancora sei episodi di cinquanta minuti). È una produzione Yellow Bird, con Berna Levin come produttore esecutivo. La regia è affidata a Ole Endresen e Jens Jonsson, la sceneggiatura a Ben Harris.
Abbiamo lasciato il giovane Wallander più di un anno fa con un interrogativo suggerito dal finale aperto. Sarebbe riuscito questo personaggio fin troppo giovane a vivere altri e nuovi momenti di crescita, al punto da emanciparsi dalle tante versioni cinematografiche di Wallander?
La prima stagione de Il giovane Wallander: recensione
La trama della prima stagione
La storia ha parecchi momenti intriganti nell’azione e nell’intreccio. Inizia con un crimine agghiacciante, di fronte al quale Kurt Wallander, che ne è testimone, giustamente si ripromette di trovare l’assassino, a tutti i costi.
Lo sfondo è quello della città di Malmö, dei nuovi immigrati e del razzismo svedese, già presente nel romanzo di Henning Mankell, Assassinio senza volto di trent’anni fa. Su un caso molto difficile e sulle scoperte, professionali e personali, di Kurt Wallander si costruisce tutta la serie.
La trama della seconda stagione
Il detective Wallander torna in servizio, dopo una breve assenza con un lutto pesante ancora tutto da rielaborare. Accanto a lui, ancora l’amico fraterno Reza (Yasen Atour) e la collega Frida Rask (Leanne Best), che nella prima stagione un po’ si prendeva cura di Kurt e un po’ lo strapazzava per farlo crescere; ora, invece, stabilisce con lui una sana relazione paritaria. Oser, il nuovo capo, invece, gli rimprovera troppe intemperanze nel trascurare il protocollo, ma, soprattutto, un’eccessiva dipendenza dalla sua sensibilità.
Young Wallander Season 2. (L to R) Adam Palsson as Kurt Wallander, Leanne Best as Detective Frida Rask in Young Wallander Season 2. Cr. Andrej Vasilenko/Netflix © 2022
Un altro delitto apre Il giovane Wallander 2 e farà in modo che il nostro eroe riprenda a lavorare con la sua sete di giustizia, che è comune al personaggio più adulto, quello di carta, e quelli cinematografico e televisivo.
Il giovane Wallander si sta avvicinando, lentamente, ai modelli polizieschi
Sarà, comunque, che è passato più di un anno dalla prima stagione, sarà che il personaggio si è sedimentato in noi, o forse che il Wallander di mezz’età a cui eravamo legati si è allontanato nel tempo, sembra comunque non abbia più senso chiederci se e quanto questo ragazzo (interpretato da Adam Palsson) sia davvero la versione giovanile dell’altro. Se e quanto voglia raggiungere una sua autonomia. Forse siamo sulla strada giusta, se la domanda appare ora quasi superflua, mentre aveva invece fortemente influenzato la visione del primo, nuovo, Young Wallander.
Ci siamo abituati al suo sguardo un po’ perso, che ora sembra farsi più diretto, più sicuro; Kurt è meno ingenuo, mentre resta ugualmente incosciente (temerario?), quando si caccia nei guai. Le prende ancora, almeno un paio di volte, durante questi altri sei episodi. Ma che ne sarebbe del suo fascino se seguisse tutte le regole come vorrebbe Oser?
In fondo, tutti i poliziotti del cinema e della letteratura devono trasgredire. Da quelli audaci del Nord (I delitti di Walhalla, Deadwind, lo stesso Wallander nei suoi diversi adattamenti) a quelli più sornioni del Sud (Montalbano, Il giovane Montalbano).
Se stessero buoni buoni al loro posto, non scioglierebbero i grovigli dei casi complicatissimi da risolvere. E non sarebbero quelle figure un po’ strafottenti, ma sempre tenere, che si fanno tanto amare. Lui è più tenero, che strafottente, ma non sarebbe il giovane Wallander, altrimenti. Quante volte lo sentiamo dire “I’m sorry”? Deve imparare a perdere del tutto l’innocenza e, secondo noi, ci vuole qualche altro episodio ancora.
Young Wallander Season 2. (L to R) Adam Palsson as Kurt Wallander, Kim Adis as Katja in Young Wallander Season 2. Cr. Andrej Vasilenko/Netflix © 2022
Il giovane Wallander 2 Le ambientazioni
Più volte in altri polizieschi si è notato il forte contrasto tra l’incanto del paesaggio e le tenebre delle vicende, tra le luci esterne e le ombre interiori. Qui, invece sembra si sia voluto risparmiare sulle location, come se Malmö non fosse di suo abbastanza suggestiva.
Il giovane Wallander 2 presenta moltissimi interni, valorizzati per fortuna da immagini felici, ben architettate, composte, con tonalità molto vive. Le location spente compensate da inquadrature simmetriche e armonia dei colori, a rendere la ricerca ininterrotta di una pacificazione, di un’attesa serenità della mente.
E che mantengono la scelta registica dell’ultima parte della prima stagione. Una continuità formale che stringe un legame con la seconda? Nella prima i colori erano freddi, per diventare via via più caldi solo verso la fine; ora, invece, domina l’arancione che accende le scene. La rincorsa dell’assassino avviene in un labirinto di piante dai fiori gialli: una distesa monocromatica in cui ci si insegue e si è inseguiti, per salvarsi o fare giustizia, per perdersi o ritrovarsi.
Wallander si è trasferito in città dallo squallido sobborgo nel quale viveva e al quale torna per chiedere consigli al capobanda con cui aveva legato. È andato a vivere insieme a Mona, che nel vecchio Wallander diventerà la moglie, anzi, la moglie da cui ha già divorziato. Nonostante l’amore, le sue notti sono insonni, accompagnate dall’ alcool e dal lavoro che lo tormenta. In questo, sì, un’evidente contiguità con il personaggio più adulto che conosciamo.
Il giovane Wallander in una delle inquadrature molto studiate della serie
La perdita dell’innocenza
L’omicidio che apre Il giovane Wallander 2 (L’ombra dell’assassino) non è efferato come quello della prima, ma riesce ancora a distruggere l’integrità della vittima. Il volto è irriconoscibile, a contrastare il viso pulito di Kurt, detective appena ventiseienne. Lui si tuffa con tutto se stesso nella ricerca dei responsabili in una lotta tra il bene e il male che subisce cadute improvvise. Labili i confini, sorprendenti le svolte narrative.
Ci siamo anche abituati all’ambientazione nel presente per cui la prima stagione ci aveva parecchio disorientato, perché avevamo preso alla lettera l’età anagrafica di Kurt rapportata a quella di Kenneth Bragah, forse dei vari Wallander il migliore. Un po’ come Montalbano-Riondino giovane rispetto a Montalbano-Zingaretti.
Anche adesso la storia è attuale, ma trova le sue giustificazioni in un passato di otto anni prima, quando i presunti assassini di oggi (mai quelli veri, perché la realtà non è quella che sembra) erano appena adolescenti. Kurt Wallander ha la delicatezza per avvicinarsi a loro per com’erano allora e l’intuito per capire che il delitto di cui si erano sporcati nascondeva il bisogno di salvare una sorta di verginità.
Dicevamo che deve ancora perdere del tutto l’innocenza, e per questo dovrà contattare ancora tanto dolore e tanta amarezza, Più che una conquista, sarà una grande perdita, ma il personaggio ne guadagnerà in carisma e spessore.