Tre Sorelle è un film di Enrico Vanzina disponibile su Amazon Prime Video dal 27 gennaio 2022.
La trama
Marina (Serena Autieri), sposata con un primario di ortopedia, scopre che il marito ha una relazione con il suo assistente. Corre a trovare conforto da sua sorella Sabrina (Giulia Bevilacqua), ma anche lei è in crisi matrimoniale: è stata lasciata dal marito dopo averlo tradito.
Le due sorelle decidono così di trascorrere le vacanze estive insieme nella villa di Marina.
Con loro c’è anche Lorena (Rocio Morales), la giovane massaggiatrice di Marina. Le raggiunge poi Caterina (Chiara Francini), la terza sorella. Marina si innamora di Antonio (Fabio Troiano), loro vicino di casa, ma lui oltre che con lei va a letto anche con Caterina.
Ciò che però l’uomo ha nascosto è di essere sposato.
La recensione
Quello di Vanzina è ormai un vero e proprio brand; anche se purtroppo Carlo è scomparso qualche anno fa, dopo un necessario periodo di assestamento Enrico continua allora il suo percorso in solitaria nel cinema su grande e piccolo schermo, cedendo anche lui allo streaming.
Tre Sorelle segue allora Lockdown All’Italiana, instant movie girato di fretta durante le prime chiusure per la pandemia Covid 19: ma se i risultati sono sicuramente differenti, il tono rimane vanziniano, nella levità, nella leggerezza dei sentimenti, in quella dolce malinconia in cui spesso i personaggi si cullano tra una risata e una gag.
Risate e gag che, se nel primo film assolo di Enrico abbondavano ma non sovrastavano (Lockdown non era, a dispetto di come lo si è dipinto, un’operetta pecoreccia, ma un film certo sbagliato eppure con una sua linea), in Tre Sorelle latitano quasi completamente: la storia delle tre donne allora segue le loro giornate assolate e un po’ annoiate con tono sicuramente da commedia, ma guardandosi bene dal ricercare la risata facile o la situazione sbracata.
Certo, se il riferimento è così alto (il Cechov citato all’inizio), difficilmente una commedia su Amazon sarebbe potuta mai esserne all’altezza: ma anche sgombrando il campo da inutili paragoni, Tre Sorelle non è il film che poteva essere.
Al di là di luoghi comuni e credenze errate, la scrittura di Enrico è sempre stata lieve, morbida, mai scontata, sempre sul filo di un intellettualismo alla portata di tutti, fecondo e non altezzoso, alla ricerca di una triangolazione dei sentimenti nel caos della società moderna, in special modo quella industrializzata non necessariamente legata a Milano.
Era poi Carlo che riusciva a rendere tutto meno spigoloso, a tondeggiare i tratti e colorare gli spazi con sapide caratterizzazioni costruite sull’estro dell’attore di turno: e probabilmente il film risente di una seconda ripassata, anche se va riconosciuta al regista la volontà di raccontare qualcosa di personale e intimo.
Certo, poi la latitudine geografica ed esistenziale rimane sempre la stessa: è l’alta borghesia preoccupata solo del proprio ombelico, che si sbatte tra dolori di cuore e attici con vista su San Pietro e che trova rifugio nel sesso o nell’alcool, in una sarabanda di corna e adulteri ma sempre in punta di penna.
E se anche l’approfondimento psicologico non è così tirato via come si potrebbe pensare, la trama è fin troppo evanescente senza un corrispettivo di coinvolgimento adeguato; e c’è sempre una pendenza verso il bozzettistico, una superficialità non voluta ma risultata anche probabilmente per il fuori fuoco di alcuni interpreti: Serena Autieri a parte, Giulia Bevilacqua, Chiara Francini e Fabio Troiano leggono il loro copione e fanno le loro faccine, e forse inaspettatamente solo Rocio Munoz Morales si salva dal baratro.
Insomma, con tutto l’affetto del mondo e la stima per un mestiere fatto di quell’artigianato che non si trova più (e che invece faceva trovare nei film, anche i più scollacciati, cuore e anima), Tre Sorelle potrebbe essere solo l’inizio di un percorso, in prospettiva molto fecondo, che -alla faccia di chi lo ha sempre ingiustamente sbertucciato-farebbe finalmente emergere il lato migliore di Enrico Vanzina.