‘La vetta degli dei’, l’uomo modellato sul sogno

Adattamento dell’omonima serie manga creata da Jiro Taniguchi, La vetta degli dei è il secondo lungometraggio diretto dal regista francese Patrick Imbert. Il film mescola l’avventura, il giallo e la ricostruzione storica. Dopo essere stato presentato al Festival di Cannes 2021, è sbarcato su Netflix il 30 Novembre 2021.

Nel 2022 ha vinto come migliore film animato ai Lumières Awards.

Con una durata di 90 minuti, il film ci accompagna attraverso una coinvolgente vicenda fra mistero, sogni, sacrifici e le cime innevate, prive di ossigeno, del Monte Everest.

La vetta degli dei, La trama

Nel 1924, George Mallory e Andrew Irvine tentarono la scalata del Monte Everest; non furono più visti. Settant’anni dopo, Makoto Fukamachi, un giovane reporter giapponese, incontra un misterioso scalatore chiamato Habu Joji, il quale sembra possedere la macchina fotografica di Mallory. Pensando che le foto possano rivelare la verità sulla scalata del duo nel 1924 e così cambiare la storia dell’alpinismo, il reporter cerca di avvicinarsi ad Habu.

La vetta degli dei, Il trailer

La vetta degli dei, la vita al servizio del sogno

“Cos’è che spinge a salire più in alto? A essere i primi? Perché rischiare la vita, perché fare qualcosa di così inutile?”

Il film è duro come le intemperie che minano la scalata all’Everest di Habu. Non si risparmia nel mostrarci le serie difficoltà degli scalatori, ma lascia spazio anche al sogno e al sacrificio. Una continua rinuncia e sfida verso madre natura e i limiti umani, che Habu scavalca e sorpassa.

“Per alcuni la montagna non è la meta, ma un percorso. E la vetta non è che una tappa lungo il cammino… una volta in cima, non resta che andare avanti.”

Habu è guidato da un sogno. Un bisogno quasi ossessivo di conquista del Monte Everest scalando la parete sud-ovest. Egli dedica tutta la sua vita a quest’impresa. Una missione folle, a tratti suicida, per cui Habu non perde mai la determinazione. Nonostante i molti ostacoli che incontra sul cammino, tra cui la perdita di alcune dita della mano, lo scalatore prosegue nella sfida.

I limiti umani vengono superati per la conquista della vetta più alta, la vittoria dell’uomo sul gigante roccioso.

La storia di Habu è estremamente emozionante; un sogno immenso che occupa tutti gli aspetti quotidiani della persona. Tutto ciò che viene fatto è volto al proseguimento della missione per un uomo che si modella a immagine delle sue aspirazioni e non il contrario.

Una storia struggente che si conclude nel modo più coerente: Habu, dopo aver affrontato una serie di intemperie, arriva sulla cima. Osserva il mondo attorno a lui. Finalmente ha raggiunto il suo obiettivo, ciò a cui ha sempre aspirato nella vita. La sua figura, modellatasi per questo momento, può cessare di esistere.

Habu, sopraffatto da una tempesta, non tornerà mai più indietro.

La vetta degli dei, Cenni tecnici

Il film è realizzato in animazione 2d dallo stile realistico, con linee essenziali per descrivere i personaggi. C’è molta cura nella rappresentazione dell’ambiente: non mancano inquadrature mozzafiato che ci mostrano la grandezza e la solennità delle montagne innevate. Lo stile è al servizio della storia; un racconto particolarmente profondo, di paura e di sfida ai limiti, che con grande maestria ci trasmette  l’ammirazione e il timore verso i giganti di roccia.

Insieme alle splendide panoramiche, la colonna sonora, composta da Amin Bouhafa, rende ancora più irresistibile  lasciarsi trasportare e coinvolgere dalla vicenda.