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Serie Tv

Succession: la recensione della terza stagione

La guerra di potere tra la famiglia Roy continua, con nuovi episodi strabilianti

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La terza stagione di Succession, serie creata da Jesse Armstrong, è disponibile in streaming dal 29 novembre 2021 su Sky e Now Tv.

La trama

Dopo l’imboscata tesagli dal figlio ribelle Kendall, ritroviamo Logan Roy in una posizione molto rischiosa. Mentre cerca in tutti i modi di rinsaldare gli equilibri politici e finanziari del suo impero, le tensioni aumentano e un’aspra battaglia all’interno delle mura aziendali minaccia di trasformarsi in una guerra civile familiare.

Kendall, che nella scorsa stagione aveva sfidato apertamente il padre screditandolo pubblicamente, adesso è alla ricerca dell’appoggio dei fratelli e di chiunque altro possa aiutarlo a vincere.

Dal canto suo, il padre è intenzionato a farla pagare cara, carissima, a quel figlio che ha osato mancargli di rispetto. I fratelli Shiv e Roman si ritrovano ora tra l’incudine e il martello: da che parte si schiereranno?

La recensione

Le sette statuette vinte agli Emmy del 2020 hanno proiettato Succession, la serie capolavoro di Jesse Armstrong, direttamente verso un successo mondiale quanto improvviso.

La terza stagione si apre riallacciandosi al finale della seconda, sul colpo di coda dell’ex figliol prodigo Kendall (Jeremy Strong) verso il padre padrone Logan Roy (Brian Cox sempre sublime). Da principe ereditario a pecora nera, tossicodipendente e anche omicida all’insaputa di tutti, Kendall è la pietra angolare da cui si diramano le trame dei nuovi dieci episodi, che si prendono una pausa nell’incessante tourbillon di eventi della stagione precedente.

Un mexican standoff, per dirla in gergo: ognuno con la pistola puntata contro l’altro, in attesa che l’avversario faccia la propria mossa. La gestione dei caratteri si fa allora più stringente e caustica, mentre si apre inconsapevolmente o meno alle derive suscettibili dello zeitgeist e delle politiche social.

Succession atto terzo è così, una pausa per ripartire e per meglio puntare la luce sulle facce dei protagonisti per studiarne lineamenti, bassezze, miserie e nobiltà: ma non c’è nessuna nobiltà nella granitica cattiveria del capofamiglia, non c’è nessuna gattopardesca possibilità di cambiamento e/o redenzione per il potere, perché il potere logora solo chi non ce l’ha, e alla fine non è neanche possibile intravedere una luce in fondo al tunnel, perché ai padri fondatori dell’America lo stato (delle cose) piace così, pronto ad illudere per un cambiamento che non avverrà mai a favore dei ricchi che non sanno piangere e probabilmente neanche vogliono.

Succession resta una serie straordinaria per scrittura e recitazione, per capacità di restituire il presente e rileggerne le storture, illuminando le zone d’ombra e pronta ad anticipare ogni nuovo slancio postmoderno.

Succession è un ritratto spietato del potere innestato sulle dinamiche familiari, disfunzionali come solo quelle tra parenti possono essere: e forse, alla fine, il centro scivola impercettibilmente ma inesorabilmente da Kendall a Roman, un Kieran Culkin perfetto nella sua espressione perennemente deformata da un ghigno grottesco e demenziale, che provoca ridicolo involontario, prodotto dell’anaffettività dei genitori -non assenti ma- inesistenti.

Perché capire il volto del potere significa capire il volto del presente. Un presente così disastroso e sconfitto, inadatto ad essere vissuto, che non ci resta che riderne.

Per la terza volta, applausi.

I due registi Fabio e Damiano D’Innocenzo raccontano della loro nuova miniserie ‘Dostoevskij’

Succession

  • Anno: 2021
  • Durata: 3 stagioni, 29 epidosi
  • Distribuzione: Sky, Now tv
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Stati Uniti
  • Data di uscita: 29-November-2021

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