Between Two Dawns è il primo lungometraggio del regista turco Selman Nacar, prodotto da Kuyu Film, società dello stesso autore, insieme a Fol Film e Karma Films, e distribuito da Luxbox. Già selezionato a Cannes, il film è vincitore del Festival di Torino.
La trama di Between Two Dawns
Turchia, giorni nostri. Una cartiera, con alcuni anni di età, e il suo flusso di lavoro. Un macchinario a vapore, in particolare, non funziona correttamente. Rispettare le consegne non è facile, ma Kadir Bulul (Mücahit Koçak) e suo fratello maggiore Halil (Bedir Bedir) fanno il possibile per condurre l’azienda ceduta dal padre. Il protagonista, Kadir, intende chiedere la mano di Esma (Burcu Gölgedar) al padre di lei nel corso di una cena imminente.
Un operaio, Murat, è gravemente ustionato dal vapore e viene portato al pronto soccorso dai due fratelli. Adesso i due proprietari, spiega il consulente legale, rischiano un processo penale e la reclusione in caso di condanna; una soluzione è offrire denaro alla moglie di Murat e farle firmare una dichiarazione con la quale il marito si assuma tutta la responsabilità dell’incidente; altrimenti, i due fratelli saranno costretti a lasciare il paese. Kadir, fedele alla famiglia, in un primo momento segue le indicazioni dell’esperto e la volontà del fratello. La faccenda, tuttavia, è destinata a complicarsi e il protagonista comincia a dubitare della moralità degli escamotage dei suoi familiari.
«Riparare quella macchina costava diecimila lire. Murat è in ospedale per diecimila lire».
Il caporeparto della fabbrica
I pregi e i pochi limiti di Between Two Dawns
La visione del film suggerisce un lavoro disinvolto e puntuale. Le inquadrature sono precise, si tratti delle belle riprese della cartiera in attività oppure dei primi piani dei personaggi; spesso sono prolungate e, in una scena, una di esse diventa una sequenza ininterrotta di nove minuti. Il film è decisamente statico eppure c’è un grande ordine visivo e tutto appare verosimile, dai dialoghi ai momenti di tensione, dai gesti casuali alla formalità della cena presso i genitori di Esma, fino alla performance musicale e canora di Kadir. Nella narrazione manca enfasi, il tono è unico e non ci sono accenti drammatici; questo impoverisce molto l’opera e ne inficia lo sviluppo; anche il conflitto interiore di Kadir, con tutte le possibili sfaccettature, è appiattito. Tuttavia la recitazione è solida, quotidiana; la fotografia è molto nitida; l’onestà e il tentennamento del protagonista al cospetto della moglie di Murat sono sensibili, pur all’interno di una scena di prolungato mutismo. La scelta dell’unità di tempo – l’intreccio si svolge in ventiquattro ore – assicura ulteriore compattezza al racconto.
L’opera di un regista intuitivo
Qualcosa, durante la visione di Between Two Dawns, suggerisce che il regista abbia lavorato molto d’istinto. Interrogato al termine della proiezione, Nacar dichiara in effetti che ha lavorato senza tagli, montando il girato senza modellarlo. Il ritmo, o la sua assenza, ha spiegato, è ricercato perché permetterebbe allo spettatore d’interiorizzare le sensazioni del personaggio principale. Questo tipo di realismo, più visivo che concettuale, fa pensare a Ken Loach: anche in questo caso, l’autore conferma di aver pensato al regista inglese, ma di averne visto le opere soltanto dopo il completamento del proprio lavoro, così da mantenere un tratto indipendente.
Torino Film Festival. Vincono sguardi originali e di frontiera