Ricerca continua e condivisa di nuovi linguaggi, un grande laboratorio collettivo dedicato ai giovani spettatori attivi che da anni ha innescato un virtuoso processo partecipativo. Tutto questo è Alice nella Città, una coralità di eventi che contiene iniziative, masterclass e proiezioni rivolte a diversi target di età e che coinvolge il maggior numero di spettatori possibili. La XIX edizione appena conclusa sembra aver centrato l’obiettivo. Numeri da capogiro per l’evento indipendente e definito “collaterale” (ma lo è poi così tanto?) alla Festa del Cinema di Roma che, con 23.000 presenze, 15.000 biglietti staccati e 6.000 accreditati, ha ricevuto a sua volta un importante riconoscimento: la Medaglia del Presidente della Repubblica.
“É tempo di creare emozioni che ci scuotano, il cinema deve essere finalmente un evento vivo e tattile”
non ha dubbi Fabia Bettini che, assieme a Gianluca Giannelli, è direttore artistico della manifestazione. Alice, anche questa volta, è entrata nei quartieri, andando incontro al gusto e alle esigenze del pubblico.
Invadere la città con il cinema, questo l’obiettivo. E allora, oltre al tradizionale Auditorium Parco della Musica, quest’anno è stata aggiunta una seconda location: l’Auditorium della Conciliazione. Un esperimento logistico riuscito a metà. Massimo il coinvolgimento del pubblico, ma anche maggiori disagi per la stampa di settore, che ha trovato difficoltà a seguire contemporaneamente più eventi e presentazioni di film dislocati in punti diversi della città. Pecche organizzative che dovranno essere evitate nelle prossime edizioni.
Ciò che è certo, il programma di Alice ha entusiasmato sia la critica che la platea. Negli anni il festival è diventato un laboratorio importante, vetrina per una nuova generazione di registi. Nel suo DNA si riscontra un’innata capacità di “scouting” nell’intuizione delle nuove tendenze. Tanti esordi e anteprime internazionali sono il segreto del successo di Alice.
In realtà, il festival è l’evento conclusivo e il rilancio di un’attività che dura tutto l’anno. Un percorso interattivo di educazione all’immagine che mette al centro dell’azione progettuale la scuola. L’obiettivo resta quello di formare giovani spettatori attenti e consapevoli, così da scongiurare una fruizione passiva del cinema.
Raffaella Salamina
L’Alice che non ti aspetti
L’esperienza dei Festival è sempre qualcosa di unico, che va vissuto in prima persona, per le emozioni delle opere sul grande schermo, o la presenza di star e personalità importanti, ma anche (e soprattutto) per l’atmosfera che vi si respira.
In quanto sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, Alice nella Città non fa eccezione; anzi, stabilisce una regola. Da quasi un ventennio, la sua programmazione rappresenta infatti la vera punta di diamante di una kermesse già di per sé rinomata e valida. Chiunque partecipi alla Festa del Cinema, non può non essersi imbattuto in qualche film proveniente da Alice, restandone affascinato. L’entusiasmo segue la sorpresa, l’emozione resta viva oltre il termine della visione. Le tematiche privilegiate riguardano i giovani, ma attraversano tutte le fasi dell’esistenza. Il punto di vista dei ragazzi permette di parlare di vita nella sua completezza: dagli affetti alle sofferenze, dai sogni alle responsabilità, dagli imprevisti alla crescita.
Ogni anno, una selezione incredibile e pregiata dona al pubblico della capitale dieci giorni di puro spettacolo. Tra le definizioni del vocabolario Treccani, col termine spettacolo si indica anche una «vista straordinaria, che colpisce per l’insolita bellezza o per altra particolarità». Ecco, i titoli di Alice nella Città, spesso e volentieri mettono in scena proprio questo. L’Alice che non ti aspetti è capace di superare le aspettative, di condurre gli spettatori – dai più piccoli ai più grandi – verso universi magici e realtà (s)conosciute, di riempire l’anima in un modo speciale e indimenticabile.
Studenti, insegnanti, appassionati di cinema o semplici curiosi, hanno l’occasione di entrare all’interno di un mondo che valorizza la condivisione, il talento, la passione, l’impegno. Ciò che viene raccontato e trasmesso appartiene a tutti noi. Ed è qui la vera forza, oltre che l’importanza, della manifestazione. Un’arteria pulsante e imprescindibile, alla quale si devono prestigio e ricchezza. Ricchezza dal punto di vista dei generi, delle narrazioni, degli stili, a raggiungere un livello di qualità altissimo ed esemplare. Alice nella Città diventa allora sinonimo di successo, ma inteso nella maniera meno convenzionale e banale possibile. La settima arte e le sue espressioni trovano un canale prioritario, senza alcuna limitazione: si va dal blockbuster a The Eternals, all’opera prima Olga, prescelto come candidato svizzero all’Oscar; dalla testimonianza collettiva di Futura alla chiusura di una trilogia fenomeno come Sempre più bello, passando per un cinema d’animazione che presenta due capolavori del calibro di Belle di Mamoru Hosoda e Where is Anne Frank di Ari Folman.
Scorrendo tra i titoli del programma, si rimane incuriositi, meravigliati e attratti dall’offerta. Dieci opere in concorso, quattro fuori concorso, quattordici nel panorama Italia, sette in sintonie, due proiezioni speciali, nove eventi speciali, venti cortometraggi, tre serie e due restauri. A ciò si aggiungono ovviamente gli omaggi, le masterclass e gli incontri. Sebbene non siano i numeri a fare la differenza, questa diciannovesima edizione ha senz’altro mostrato quanto possa essere fruttuoso un anno di iniziative, collaborazioni e ricerche, insieme a un ottimo lavoro di squadra. A patto che dietro ci sia l’amore per ciò che si fa.
Sabrina Colangeli
La formula vincente? Gli ospiti
Quest’ultima edizione ha vantato ospiti eccellenti, per doti artistiche, ma anche umane. Parliamo di registi, attori e addetti ai lavori che si sono immersi nella Festa, dandosi al pubblico con affetto.
Tra i tanti, oltre al magnifico Johnny Depp che ha presentato entusiasta Puffins e ha partecipato a un incontro con stampa e pubblico, anche gli Eternals, guidati da Angelina Jolie sempre partecipe verso gli spettatori.
In questa edizione, il cui tema era sicuramente l’inclusione, c’è stato modo di conoscere più da vicino persone come il regista e l’intero cast di Un mondo in più. Luigi Pane, Francesco Ferrante, Denise Capezza e Francesco Di Leva hanno raccontato l’esperienza sul set, soffermandosi su riflessioni riguardo il femminile nel cinema, l’integrazione e il ruolo della provincia. Inoltre, abbiamo ritrovato Claudia Gerini, sempre disponibile a parlare e condividere le impressioni sui suoi progetti. Con lei, il cast di Sempre più bello felice ed emozionato di aver concluso un progetto che si focalizza sulla bellezza del mondo interiore e non sull’esteriorità.
E per concludere, il possibile candidato all’Oscar Elie Grappe ad Alice per presentare Olga, il film che affida alle immagini e alla musica il racconto di un esilio. Un regista, sceneggiatore e persona adorabile, amante della settima arte e dotato dell’ umiltà con cui, fieramente, accompagna il suo gioiello nel mondo.
Simona Grisolia
Johnny Depp, eccezionale protagonista
Alice nella città 2021 si è distinta quest’anno non solo per la qualità dei film presentati in anteprima ma anche per l’eccezionalità dei suoi ospiti. Tra questi la star hollywoodiana tra le più amate: Johnny Depp. Accolto da una folla impazzita, Johnny ha incontrato stampa e pubblico per presentare Puffins, la web serie made in Italy in cui doppia la voce del protagonista, Johnny Puff. Il cartoon, prodotto da Andrea Iervolino e Monika Bacardi, è composto da 160 episodi autoconclusivi di cinque minuti ciascuno. Pensato per i più piccoli, attraverso le avventure di un gruppo di tenere pulcinelle marine, veicola messaggi importanti, dall’uguaglianza all’accettazione di sé. La serie, disponibile su Apple TV e Amazon Prime, è stata realizzata da 140 artisti italiani e esportata in ben 90 Paesi.
Alice nella città ha organizzato una masterclass con l’attore all’Auditorium della Conciliazione. I biglietti per l’evento, in pochi minuti, erano già sold out. Fan di ogni età e da ogni parte d’Italia sono accorsi a Roma per incontrare da vicino il loro beniamino. Numerosi gruppi di persone lo hanno atteso per ore, non solo sul red carpet ma anche nei dintorni dell’hotel presso cui ha alloggiato per strappargli un autografo, un sorriso o un selfie.
Durante l’incontro, Johnny Depp ha ripercorso la sua fortunata carriera e ricordato i suoi iconici personaggi, da Edward Mani di Forbice a Jack Sparrow. Ha parlato del suo rapporto conflittuale con Hollywood e della sua intenzione di focalizzarsi esclusivamente su progetti che ritiene validi, al di fuori degli stretti confini del mainstream. E ha mostrato il suo volto più tenero, quello di padre, affermando che ciò che lo rende più orgoglioso nella sua vita sono, senza dubbio, i suoi due figli, Lily Rose e Jack. Depp non si è risparmiato sul palco, divertendo il pubblico in sala con gag improvvisate e momenti esilaranti, dimostrando tutta la sua verve e la sua personalità istrionica. Ha risposto a tutte le dichiarazioni d’amore estemporanee che partivano random dalla platea, alimentando l’entusiasmo incontenibile di tutti i presenti.
Johnny ha in sé qualcosa di misterioso e magico: impossibile sottrarsi al suo fascino e non essere travolti dalla luce che irradia. Si contraddistingue per il suo spirito di eterno bambino, la sua straordinaria capacità comunicativa che non ha bisogno di parole, il suo personalissimo humour e il profondo legame che ha instaurato con il suo pubblico.
Il “Depp Day” ha riportato nella capitale la gioia di celebrare il cinema, grazie ad un attore dal talento unico che, non solo ha creato personaggi indimenticabili, ma continua a farli vivere, in quello spazio tra sogno e realtà che solo i grandi artisti sanno abitare.
Maria Cristina Locuratolo
Un festival con lo sguardo al futuro
Che Alice nella Città non fosse un festival come gli altri fu chiaro fin dal principio e cioè da quando, dopo varie collocazioni fuori e dentro la Festa del Cinema di Roma, la manifestazione diretta da Gianluca Giannelli e Fabia Bettini assunse la sua dimensione attuale, ovvero quella di sezione autonoma e parallela della manifestazione capitolina. Una svolta, questa, in perfetta coerenza con una vocazione che non esauriva la spinta nel luogo e nei giorni deputati ma che, interpretando al meglio le parole del suo logo, superava i confini del tempio per immergersi nel territorio della città d’elezione e dunque nelle piazze, nelle scuole e nelle sale con rassegne, anteprime, incontri e workshop, con l’intento di fare del cinema un’occasione di crescita personale e collettiva, avvicinando i più giovani alla sua bellezza con un linguaggio che parlasse soprattutto a loro e di loro.
In questo senso Alice nella Città è un festival che vive già nel futuro, sempre due passi in avanti rispetto all’oggi, proprio perché concepito per essere espressione di chi, i giovani, vive costantemente proiettato verso quello che verrà. Così sono le storie dei suoi film, così è anche il verdetto delle sue giurie, da sempre formate da un consesso di ragazzi e adolescenti. Da questo punto di vista Alice nella città può guardarsi indietro senza il rischio di sembrare vecchia, affiancando il futuro che avanza attraverso la proposizione di nuovi talenti alla riscoperta di quelli che per anni hanno monopolizzato l’immaginario di grandi e piccini (la trasversalità del target è evidente nell’eterogeneità del pubblico che si mette in fila per vedere i film). Com’è parso evidente dall’entusiasmo fuori misura che ha accolto il pirata Johnny Depp, icona di un cinema che nell’unione tra serio e faceto, tra autorialità e spettacolo è in linea con la direzione artistica imposta da Giannelli e Bettini.
Se poi vogliamo esagerare – solo nel paragone non nella sostanza -, è vero che il segno tracciato nel corso degli anni da Alice nella Città è così coerente e identitario da rappresentare nell’insieme delle sue edizioni un romanzo visivo sull’eterna giovinezza a cui cinefili, studiosi e persone comuni possono fare riferimento per ricostruire chi siamo stati e cosa siamo diventati. Caratteristica che, insieme alle altre, rende Alice nella Città un festival unico e indispensabile.
Carlo Cerofolini