Secret Love (Mothering Sunday) in sala il film di Eva Hussen
Presentato alla 16esima Festa del Cinema di Roma, nella sezione Tutti ne parlano, Secret Love è un'opera intensa e struggente, con i giovani e promettenti Odessa Young e Josh O'Connor. In sala dal 20 Luglio
Dopo il passaggio al Festival di Cannes e alla Festa del Cinema di Roma arriva in sala con Lucky Red Secret Love (Mothering Sunday) di Eva Hussen.
Basato sull’omonimo romanzo di Graham Swift, Mothering Sunday affronta il tema del lutto in una maniera classica ma potentissima.
Secret Love| La trama
I Niven, gli Sheringham e gli Hobday sono tre famiglie dell’alta società, nell’Inghilterra del primo Novecento. Vicini di casa – per quanto si possa esserlo nella campagna inglese – e abituati a organizzare picnic insieme, i tre nuclei verranno completamente e profondamente distrutti dallo scoppio della guerra.
Il film prende avvio nel 1924, quando ormai due dei fratelli Sheringham e i due figli Niven hanno trovato la morte sul campo di battaglia. L’unico sopravvissuto, Paul (Josh O’Connor, The Crown), vive con questo terribile fardello sulle spalle.
A ciò si aggiunge il dovere di sposare Emma Hobday (Emma D’Arcy), che aveva una storia, sebbene non ufficializzata, con il fratello maggiore. Nel frattempo il ragazzo frequenta segretamente Jane Fairchild (Odessa Young, The Stand), una ragazza orfana e al servizio dei Niven.
Il tocco femminile che dona poesia
Presentato così, Secret Love ha le sembianze di un melodramma in costume dei più comuni. E in realtà non se ne discosta molto, se non che a farne la forza é la resa di questa atmosfera opprimente e fascinosa.
Eva Husson dona respiro a tutto ciò che circonda i personaggi. Le loro vicende e i loro stati d’animo sembrano nutrirsi dell’ambiente, esserne influenzati e seguirne i ritmi. Il magistrale lavoro di montaggio permette poi di legare ogni più piccolo dettaglio, donandogli significati e valori fondamentali. Un lenzuolo bianco, uno sbuffo di fumo, un petalo di orchidea.
La poeticità stilistica è insita nella regia della Husson. A darle man forte la scrittura di un’altra donna, Alice Birch – lo sguardo e la sensibilità femminili si percepiscono preponderanti.
Il lascito della guerra sui genitori
Dal punto di vista tematico, siamo davanti a qualcosa di noto e risaputo, ma non vuol dire che non si possa non apprezzarne le sfumature. La guerra lascia ferite profonde, alcune più delle altre. Perdere un figlio è qualcosa di inimmaginabile, perderne due neanche a dirlo.
Ciascuno affronta la sofferenza a modo suo, non ne esiste uno giusto e uno sbagliato.
La sempre eccelsa Olivia Colman, nei panni di Mrs. Niven, è la madre senza più uno scopo per alzarsi dal letto, a cui serve un’unica, ultima scintilla, per esplodere e buttare fuori tutto quello che le è rimasto dentro. Colin Firth, alias Mr. Niven, ne fa le spese: tocca infatti a lui mantenere le apparenze e prendersi anche la briga di alleggerire il dolore altrui.
L’amore oltre la morte
Ma oltre ai genitori, ci sono anche i figli, i fratelli, i giovani rimasti lontano dal fronte, ai quali comunque la guerra ha portato via tutto. Ed è la loro prospettiva a essere privilegiata nel corso della narrazione, grazie alle voci fuori campo di Jane e di Paul.
Tentare di rimettere in piedi un’intera esistenza da simili macerie ha del prodigioso, ma quella sensazione di vuoto non è possibile farla sparire. Le conseguenze porteranno caos, interrogativi, altre afflizioni. Uno dei paradossi della situazione è quello di considerare la condizione di orfana (di Jane) un dono, una benedizione, perché non ha «nulla da perdere e tutto da guadagnare».
Peccato che, nell’universo descritto da Swift, non ci sia assolutamente posto per cose futili o materiali. Il sentimento, l’amore, sono ciò che vale la pena di vivere, che danno il senso e la direzione, che lasciano segni indelebili. Forse gli unici davvero positivi.
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