On the verge- al limite è una serie comedy di 12 episodi di 30 minuti ciascuno, con la sceneggiatura di Julie Delpy (Prima dell’alba ), che racconta la vita nella folle Los Angeles di quattro donne che sono anche grandi amiche.
La serie su Netflix è diretta e interpretata dalla stessa Delpy accanto ad Elisabeth Shue, Alexia Landeau e Sarah Jones. Nel cast anche Giovanni Ribisi nei panni del surreale socio di Justine e amico di Ell (Landeau).
On the verge la storia
Scritta e in parte diretta dall’attrice francese Julie Delpy e co-scritta dall’attrice francese Alexia Landeau (“Due giorni a Parigi”), questa storia di quattro amiche che vivono a LA è caotica, esistenziale, ironica…e molto francese per certi versi.
Ogni personaggio ha il suo vissuto familiare, il lavoro, il marito o compagno, i figli. Ognuna è messa dinanzi ad un momento di cambiamento importante, ma sono tutte legate l’una all’altra da un legame sincero.
Sono 4 donne tra i 40 ei 50 anni con una vita non perfetta e con problemi che vanno dall’invecchiamento degli animali domestici ai mariti arroganti fino alla frustrazione professionale e al semplice nervosismo su ciò che riserva il ‘futuro’ dopo i 40 e dopo ciò che è stato vissuto in passato.
Dunque, partiamo sicuramente bene almeno dal veder rappresentare una ‘categoria’ ( le donne di mezza età) poco considerata dalla serialità televisiva.
On the verge i personaggi
Julie Delpy interpreta Justine, chef di un ristorante francese, con un figlio adolescente e un marito francese disoccupato (Mathieu Demy). Landeau è Ell, con tre figli di padri diversi, gravi problemi economici e un preoccupante senso morale. Poi c’è Yaz (Sarah Jones), una mamma casalinga persiana-afroamericana, melodrammatica e sull’orlo di una crisi esistenziale che cerca di tornare nel mondo del lavoro. E Ann (Elisabeth Shue), una stilista di abbigliamento di successo, ereditiera, con un figlio pre-adolescente che sta scoprendo la sua identità sessuale e con un marito che paradossalmente vorrebbe meno attenzioni dalla moglie.
Il serial è stimolante per molti aspetti soprattutto nei dialoghi frizzanti e non banali che, strizzando l’occhio a Sex and the city, allo stesso tempo se ne distacca proponendo una versione affatto patinata dell’universo femminile e preferendo una rappresentazione altrettanto convincente dell’amicizia fra donne.
Ovviamente tutte e quattro le amiche sono costantemente sull’orlo del disastro.
Donne ‘sull’orlo di una crisi di nervi’
In On the VergeDelpy sceglie di mostrare anche il peggio delle donne di oggi. Lo fa con fredda ironia, imbastendo una commedia dal sapore french-english che si mantiene comunque sempre leggera e che non scivola mai nel pietismo esistenziale. L’ambientazione è la Los Angeles prima della pandemia (che entrerà nelle loro vite sul finale) e sarebbe stato interessante e forse più coraggioso vedere fra le protagoniste anche una non madre alle prese con una società in cui la maternità è considerata condizione quasi fondamentale per una donna e fortemente discriminante verso chi non lo è. Tra dolcezza, battute al vetriolo, sesso e identità LGTBQIA+, Delpy sa trasmettere una sua idea e la propone coraggiosamente, ma non riuscendo completamente a risultare convincente.
Dal secondo episodio in poi riusciamo a farci ‘prendere’ maggiormente dalla storia delle 4 amiche, ma non riusciamo quasi mai ad attribuire al serial una chiara dimensione a cui possa appartenere.
Tra comedy e dramma sembra spesso di avvertire il sentore di deja vu, ( la voce fuori campo alla Carrie Bradshaw che batte il suo libro al computer le uscite tra amiche, il contraddittorio ritratto del matrimonio). Inoltre, a differenza di Sex and the city, ciò che qui viene fuori sono quattro personaggi meno riconoscibili di quanto probabilmente intendesse Delpy.
Mancanza di approfondimento
La verità è che in On the verge tutto sembra abbozzato. Poco sappiamo di queste 4 donne e, nel corso degli episodi (12), non impariamo sufficientemente ad apprezzare nessun aspetto della loro esistenza. E questo è uno dei difetti più grandi del serial.
Nella maggior parte dei casi quando si guarda una Serie tv che si trova interessante si crea quasi immediatamente un processo empatico con i vari personaggi legandosi ad essi e partecipando delle loro vite. Il legame di queste 4 donne appare invece disgiunto e, sebbene scritto in modo intelligente e dissacrante, il racconto in On The Verge resta sempre troppo in superficie non portando mai ad un reale sviluppo di nessuno dei personaggi.
Ne apprezziamo comunque l’ irriverenza, il non politically correct e la rappresentazione realistica e senza lustrini delle donne. Occasione riuscita a metà?
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