Alla Biennale di Venezia, le Giornate degli Autori – clicca qui per la pagina ufficiale – rendono omaggio a Libero De Rienzo, tra gli interpreti del cinema italiano più amati ed eclettici, di recente scomparso all’età di 44 anni.
Tra gli ospiti chiamati a parlare e a raccontare aneddoti sulla vita e sulla carriera di Libero, il collega Michele Riondino, i registi che lo hanno diretto, Marco Ponti e Stefano Sardo, i produttori Matteo Rovere e Andrea Paris, il critico e scrittore Emanuele Trevi, il giornalista Boris Sollazzo.
L’amore non esiste, è per questo che lo facciamo. – Libero De Rienzo
L’omaggio a Libero De Rienzo alle Giornate degli Autori
Ciascuno di loro, chi in un modo e chi in un altro, era legato a De Rienzo da un sentimento di affetto e da una familiarità che sono emersi nel corso dell’incontro, tenutosi nella suggestiva Sala Laguna.
L’emozione è tanta e non tarda a palesarsi, sin dalle prime immagini sullo schermo che mostrano e raccontano un attore incredibilmente vero e capace di uscire dai confini imposti dal mezzo. Il suo Bart (Santa Maradona) è entrato a tutti gli effetti nella leggenda, regalando battute indimenticabili e fornendo ispirazioni per tanti personaggi a venire.
Non a caso un altro dei ruoli clou di Libero De Rienzo prende il nome di Bartolomeo, nella trilogia firmata da Sydney Sibilia, Smetto quando voglio.
Il ricordo degli amici
Michele Riondino parla dell’assenza, a cui è difficile abituarsi una volta che una persona cara scompare. Lui e Libero erano amici anche fuori dal set – al cinema hanno diviso la scena in Restiamo amici – e condividevano l’idea di cinema.
Marco Ponti svela invece il primo incontro con Libero, durante i provini di Santa Maradona, e ricorda uno dei momenti di estrema felicità, quando lo ha visto lavorare insieme a Willy Peyote, a Torino, sul set di un videoclip.
Era musica vederlo lavorare. – Marco Ponti
«Con lui si poteva parlare di qualsiasi cosa» – dice ancora Ponti – «Era più che un attore. Anche quando non aveva scene, veniva sul set, condivideva la fatica. Era una persona che alzava l’asticella della tua vita sempre di più.»
Per Andrea Paris era il fratello minore che non ha mai avuto, mentre secondo Matteo Rovere troppo poco si è fatto per sostenere il suo lavoro. «Sangue è un po’ come Picchio, un film anarchico, destrutturato, dal grandissimo cuore. In altri paesi avrebbe avuto più chance a essere compreso e finanziato.»
Libero è una figura difficilmente sintetizzabile. Lo afferravi con difficoltà. – Matteo Rovere
Emanuele Trevi racconta di quando Picchio andava a casa sua a prendere dei libri in prestito, per cui oggi ne trova ancora traccia nella sua biblioteca.
Stefano Sardo lo ha scelto per il suo Una relazione – presentato alle Giornate degli Autori 2021 – pensando al suo personaggio come a un «Bart un po’ cresciuto. E ricorda che non faceva mai un ciak uguale all’altro, ma erano tutti fighissimi.»
Sono molto commosso dal talento dissipato. – Stefano Sardo
Infine prende il microfono Boris Sollazzo, amico di De Rienzo, che definisce un «ribelle senza ribellismo. Aveva una capacità incredibile di capire dove eri andato a fondo e dove di mestiere. Una delle persone più divertenti del mondo, con lui una serata non era mai solo cazzeggio. Meritava di fare il protagonista e avevamo ancora davanti 20-30 anni di progetti, chiacchiere…».
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