‘Il potere del cane’ -The power of the dog’ la parabola western di Jane Campion
The power of the dog, Leone d’Argento per la Miglior Regia a Venezia 78, è l'adattamento dell'omonimo romanzo di Thomas Savage. Diretto da Jane Campion è ora su Netflix
Leone d’argento a Venezia 78, arriva su Netflix Jane Campion con il suo The power of the dog – Il potere del cane.
Scritto e diretto da Jane Campion, basato sull’omonimo romanzo di Thomas Savage del 1967, The power of the dog – Il potere del cane è anche al cinema, distribuito dalla Lucky Red.
La pellicola è stata , presentata, anche al Toronto International Film Festival e al New York Film Festival.
The power of the dog – Il potere del cane | La trama
Phil Burbank (Benedict Cumberbatch) manda avanti il ranch ereditato dal padre, occupandosi delle mandrie e tentando di coinvolgere il fratello minore George (Jesse Plemons) negli affari di famiglia.
La sua esistenza trascorre senza sorprese, dal momento che tiene sempre tutto e tutti sotto controllo. Almeno sino a quando George non incontra Rose (Kirsten Dunst), vedova e con un figlio (Kodi Smit-McPhee) alquanto particolare, e decide di sposarla.
Il matrimonio scatena in Phil un atteggiamento crudele e beffardo nei confronti della donna e del ragazzo. I motivi che si celano dietro tale reazione affondano nella gelosia e forse nell’incapacità di vivere le emozioni in maniera libera.
The power of the dog – Il potere del cane | La recensione
Ambientata nel Montana del 1920, la storia conduce lo spettatore a osservare da un punto di vista privilegiato l’esistenza di questa coppia di protagonisti agli antipodi. Lo sguardo appartiene al giovane Peter, il figlio di Rose, che possiede un animo sensibile e poco adatto alla vita in un ranch come quello dei Burbank.
Le dinamiche familiari sono al centro della narrazione. Phil e George sono nati e cresciuti insieme, ma è evidente la distanza tra loro. Il primo non teme la sporcizia, anzi quasi la desidera, ed esercita un’autorità quasi dittatoriale. Il secondo ha scelto lo studio, la via dell’università, e per questo non è mai stato accettato dal fratello maggiore. Gli epiteti con cui ogni volta lo interpella evidenziano il suo disprezzo, nonostante l’affetto che continua a provare per lui.
Al contrario, Peter e Rose vivono un rapporto sereno, fatto di fiducia, confidenza e accettazione. Il ragazzo farebbe di tutto per sua madre: «Che uomo sarei se non desiderassi la felicita di mia madre?», dice.
Ecco allora che alla luce di una simile dichiarazione, gran parte delle sue azioni si arricchiranno di un maggiore significato.
La forza del film nelle dinamiche tra i protagonisti
La costruzione dei personaggi in The power of the dog determina la forza del film. Le dinamiche tra le diverse personalità contrastanti spingono lo spettatore alla riflessione e ne veicolano le emozioni.
Una lode a parte la meritano quindi gli interpreti. In particolar modo Cumberbatch, che ci regala un’interpretazione suprema, mostrandosi estremamente a suo agio nei panni di questo cowboy a tratti deprecabile. Il lavoro che l’attore britannico fa sul suo Phil lo rende magnetico, odioso e, al tempo stesso, commovente.
E bravissimo si conferma Smit-McPhee, muovendosi con una grazia che disturba – considerando il contesto – e affascina.
Una curiosità riguarda Plemons e la Dunst, che fanno coppia fissa – dal 2016 – anche nella realtà, dopo essersi conosciuti sul set di Fargo.
Una parabola western
La poetica del western australiano viene resa al massimo della sua potenza, esaltata anche dallo suddivisione in capitoli. Man mano che si prosegue con le vicende, la macchina da presa sembra restringere il suo campo visivo ai dettagli. Come a suggerire che ciò che conta sono gli uomini e le donne, con il loro passato, presente e futuro. Le loro azioni hanno e avranno un’eco per chi verrà dopo, mentre forgiano i caratteri e le personalità.
Le distese, le lande polverose, aride, fangose, lasciano lo spazio agli occhi, spesso velati di lacrime, alle mani, nodose oppure delicate. The power of the dog somiglia così a una parabola sull’essere umano, con un finale preciso, forse prevedibile, ma non per questo meno esauriente.
Nazionalita: Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito
Regia: Jane Campion
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