“Vengeance is Mine, All Others Pay Cash” del regista indonesiano Edwin è forse il vincitore ideale del Pardo d’Oro, in quello che è un anno strano per il mondo e per il festival svizzero sotto la nuova direzione artistica di Giona A. Nazzaro.
Come ha notato il critico di Variety Jay Weissberg, il film usa l’impotenza come metafora “per fare una critica più ampia di una cultura tossica che pone così tanta enfasi sulla virilità”.
In quanto opera di rilevanza sociale di un regista affermato a livello internazionale, premiarlo è un cenno anche alla tradizione d’autore per la quale Locarno è stata finora meglio conosciuta.
Questo duplice impulso, tra passato e presente, si riflette anche in un’altra delle decisioni emesse dalla giuria del concorso internazionale, presieduta dalla regista Eliza Hittman, con il veterano Abel Ferrara che si è aggiudicato il premio come miglior regista per “ZerosandOnes”.
Qui però, nonostante la presenza della star Ethan Hawke e il contorno che potrebbe far immaginare un film di fantascienza diretto al futuro, gli elementi di genere mainstream sono solo la falsa apparenza di un film autoriale e rivolto all’attualità.
Con il Premio Speciale della Giuria che va a “A New Old Play”, un’epica storia di tre ore del teatro e della società cinese del XX secolo, dell’artista e regista cinese Qiu Jiongjiong, potremmo sembrare di essere tornati ai toni oscuri consueti per i premiati di Locarno.
Ma in realtà il film è un dramma sull’aldilà molto più allegro di quanto appaia con una rappresentazione sorprendente e stravagante.
Anche i premi per la recitazione sono stati innovativi: la migliore attrice é Anastasiya Krasovskaya per il film russo “Gerda” ( in un ruolo difficile e fisicamente impegnativo) il miglior attore insieme a Mohamed Mellali é Valero Escolar.
Delusione per “Espíritu Sagrado” di Chema García Ibarra, tanto amato dalla critica e molto apprezzato che si é accontentato di una menzione speciale insieme a “Soul ofBeast, ” del regista svizzero Lorenz Merz.
Al di fuori della competizione principale, nella sezione “Cinema del presente” dedicata ai registi emergenti, il premio principale va all’accogliente “Brotherhood” di Francesco Montagner, un documentario ceco che segue i fratelli che badano a se stessi quando il padre è incarcerato per attività estremiste.
L’aver dato il premio per il regista emergente per “Il Legionario” a Hleb Papou è forse una scelta leggermente più sicura.
Il Premio Speciale della Giuria della sezione va a “L’ÉtéL’éternité” di Émilie Aussel, in cui un’inebriante e pigra estate dell’infanzia è dolorosamente interrotta dalla tragedia.
L’ Eté l’eternité
E per la prima volta quest’anno, anche due premi per la recitazione, che vanno all’affermata attrice tedesca Saskia Rosendahl per “No One’s With the Calves” di Sabrina Sarabi e all’esordiente Gia Agumava, per “Wet” di Elene Naveriani Sabbia.”
Parlando di esordienti, lo Swatch First Feature Award va all’impressionante horror #MeToo di Charlotte Colbert“She Will”, e una menzione speciale va a un’altra regista donna, Araceli Lemos, per il suo eccellente primo lungometraggio sulla fede, il misticismo e lo spostamento, “Holy Emy”.
Vortex
Il merito va soprattutto dunque alle varie giurie per aver evitato le insidie di una selezione troppo tradizionale che si allontana invece dalle linee tradizionali e che è risultata nel complesso convincente.
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