‘Scompartimento n.6’ viaggiando in treno verso il Circolo Polare Artico
La recensione del film del regista finlandese Juho Kuosmanen, apprezzato da pubblico e critica. La pellicola ha vinto il Grand Prix della Giuria a Cannes 2021, ex-aequo con ‘A hero’ di Farhadi.
Adattamento cinematografico del romanzo Scompartimento n. 6 della scrittrice ed artista finlandese Rosa Liksom (Iperborea, 2014), il film Scompartimento n.6 (Hytti nro 6), presentato in competizione a Cannes 2021 e diretto dal regista finlandese Juho Kuosmanen – già vincitore nel 2016 del Premio “Un Certain Régard” con il film La vera storia di Olli Mäki– si è aggiudicato in ex-aequo con ‘A hero’di Asghar Farhadi il Grand Prix Speciale della Giuria, conquistando critica e pubblico con il suo sapore nostalgico-vintage ed i suoi personaggi indecisi, imperfetti e molto, molto umani.
Secondo alcuni è questo il film che avrebbe dovuto vincere la Palma d’Oro al Festival di Cannes 2021, insieme al giapponese Drive My Car. Certamente Scompartimento n. 6, per molti fattori concomitanti, è davvero un film ben riuscito, con una sceneggiatura accattivante, ispirata al romanzo Scompartimento n. 6 di Rosa Liksom (sia pur con alcuni cambiamenti spazio-temporali concordati con la scrittrice), personaggi e situazioni sapientemente tratteggiati e resi credibili da bravi interpreti che donano autenticità e calore ai protagonisti, e con due location d’eccezione. La prima, il treno, quasi claustrofobica, la seconda, il porto artico di Murmansk, dove la neve e il mare si fondono. Una storia di solitudini e fughe, di connessioni ed emozioni che si svelano poco a poco, senza mai cadere nelle facili trappole del melò, ma rimanendo ben centrato sulla scoperta delle proprie fragilità, sulle mille sfaccettature dei tanti ed imprevisti sentimenti possibili, sulla scoperta anche involontaria di chi si è veramente.
Un road-movie artico
Laura, la protagonista del film, è una giovane donna finlandese che vive a Mosca, parla bene il russo e studia per diventare archeologa: da qualche tempo ha intrecciato una love story con Irina, la sua padrona di casa – sedotta più dalla situazione nel suo insieme, che dalla persona in sé – un’affascinante professoressa di mezza età che ama circondarsi di intellettuali e dare feste a casa sua. Le due donne decidono di partire insieme per Murmansk una cittadina a nord del circolo polare artico, sul mare di Barents, per andare a vedere i petroglifi, incisioni rupestri di 20.000 anni fa, che si trovano a circa duemila chilometri e tre giorni di treno da Mosca.
Ma, all’ultimo momento Irina non parte per motivi di lavoro e Laura si trova a dover decidere il da farsi. Partirà ugualmente e, con suo grande disappunto, troverà ad aspettarla, nel vagone n.6, Ljoha, un minatore russo, coinquilino invadente e sciatto, dal quale cercherà di tenersi lontana in ogni modo. Costretti a condividere il lungo viaggio ed il minuscolo vagone letto, i due occupanti dello scompartimento n. 6 scopriranno, paradossalmente, di aver avuto un’occasione unica, grazie a quell’incontro inaspettato, di affrontare la verità sui propri destini, desideri ed opportunità di connessione umane.
Scompartimento n.6: un road movie artico
“Scompartimento No 6è un road-movie artico – spiega il regista – forse potrebbe essere visto come un goffo tentativo di trovare armonia e pace mentale in un mondo di caos e ansia. Il fulcro della storia risiede infatti nella nozione di accettazione: è dura accettare di far parte di questo mondo caotico e di esistere così come siamo. La nostra eroina, la studentessa finlandese Laura, fa un lungo viaggio in treno per visitare alcuni antichi petroglifi, poiché le hanno insegnato che: “per conoscere te stesso, devi conoscere il tuo passato“.
Vorrebbe essere un’archeologa che ottiene soddisfazione dal vedere i petroglifi o cose simili: ma è davvero quella persona? O è solo un sogno rubato alla persona che vorrebbe essere?”.
Accettazione e destino
Secondo Kuosmanen i road movie parlano spesso di libertà perché ad ogni bivio si apre una possibilità. Laura cerca una definizione di sé e della sua vita nei petroglifi, qualcosa di durevole e permanente che possa darle conforto in un’esistenza fatta di numerose fughe, ma le pietre fredde non possono dare le stesse connessioni degli essere umani e Laura, solo comprendendo ed accettando i propri limiti, potrà meglio trattenere ciò che ha scoperto di sé e di nuovo.
”Tendo a pensare – aggiunge il regista – che la libertà non sia un numero infinito di opzioni, ma piuttosto la capacità di accettare i propri limiti: un viaggio in treno è più simile al destino.
Non puoi decidere dove andare, devi solo prendere ciò che ti dà.
Laura sale sul treno, lasciandosi alle spalle una situazione complicata: qui incontra Ljoha, un fastidioso minatore russo, sgradevole e banale, ma che si pone per quello che è. C’è una svolta narrativa, un contrasto. All’inizio del film Laura è disconnessa – vorrebbe essere come Irina, intellettuale, moscovita – alla fine è connessa, perché durante il viaggio si rende conto che in realtà è più simile a Ljoha. Sbagliato, goffo e solitario”.
Nostalgia
Se in entrambi i film del regista si avverte la ‘nostalgia’ per un tempo, o per dei momenti, situazioni e beni perduti che non torneranno più, in Scompartimento n. 6questo sentimento filtra attraverso oggetti quali il walkman, il telefono a gettoni, la videocamera a mano ed altri particolari che ci ricordano un passato abbastanza recente – gli anni Ottanta e Novanta – eppure lontanissimo, benché il film tenda a raccontare ed esplorare un’epoca sospesa, eventi che potrebbero accadere in qualsiasi tempo e luogo. Anche la fotografia, leggermente sgranata, i colori vintage, la ricerca di espressioni perdute e ritrovate in rari momenti, contribuisce all’originalità e al fascino del film, oltre a suggellare la simpatia incondizionata dello spettatore verso i due protagonisti.
“Ho sempre detto che non sono nostalgico – conclude il regista – ma questo è più o meno il nucleo emotivo dei miei film.
La nostalgia, diceva qualcuno, è la sensazione che ti assale quando una piccola bellezza svanita del mondo viene momentaneamente ripristinata.
Quindi forse sono un po’ nostalgico. Ciò che Laura e Ljoha sperimentano durante il loro viaggio, lascerà un segno profondo in entrambi. Lo Scompartimento n. 6 è il mio petroglifo. Spero di rimanere in giro a lungo dopo che me ne sarò andato. Forse solo per dire che eravamo lì, che abbiamo girato quelle scene. Eravamo vivi e ci siamo divertiti un sacco.”
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