Perdutoamor (2003), prodotto da L’Ottava e Sidecar, è il primo film realizzato da Franco Battiato, riconosciuto come opera d’interesse culturale.
“ È un’esperienza mistica e sensuale…” Cantava così nel 1988 Franco Battiato in E ti vengo a cercare, racchiudendo in questo verso quella che sarà l’essenza di Perdutoamor, basato sulla meditazione, la metafisica e la memoria. È un’opera filosofica, ma per nulla criptica. Alcuni passaggi sono senza dubbio oscuri, ma la leggerezza predomina su tutto.
La trama
Il film è diviso in tre tempi che ruotano intorno al protagonista, Ettore Corvaja (Corrado Fortuna). La prima fase corrisponde alla formazione del protagonista, che avviene nella metà degli anni ‘50 in Sicilia. La seconda racconta di Ettore ormai cresciuto: ora è uno studente durante il boom economico. La terza e ultima parte invece è ambientata a Milano, dove Ettore ha deciso di trasferirsi e coltivare la passione della scrittura; ha anche l’opportunità di entrare nel mondo della musica.
La macchina da presa protagonista
“… La lezione di cucito, di tantra, l’esoterismo, la filosofia; il mio intento era quello di comporre e plausibilizzare questi sprazzi di veglia. La macchina da presa è la vera protagonista.”
Con questi termini Franco Battiato presenta Perdutoamor, scritto con il poeta e filosofo Manlio Sgalambro. Il film inizia con lo schermo buio per alcuni secondi, con il rumore del traffico in sottofondo.
E poi arriva l’immagine, ma la strada è deserta e una voce fuori campo ricorda come la vita sia un sogno, interrotto da qualche sprazzo di veglia. Franco Battiato, appunto, racconta un sogno, interrotto dalla veglia e utilizza la macchina da presa come il più prezioso strumento di lavoro.
Quest’ultima diventa un personaggio drammaturgico; usando le parole del regista, una vera protagonista, accolta come un’identità attiva e vitale.
In una delle prime sequenze, durante la lezione di cucito, si muove e partecipa all’azione, non limitandosi al semplice racconto, ma aggiungendo del suo, rendendo la vicenda più ricca e intensa.
Come quando si sofferma sui volti delle giovani donne, che acquistano una particolare sensualità, tipica delle donne siciliane. La sensualità è un tema ricorrente in Perdutoamor. Mai ossessiva, però; bensì, accennata con leggerezza, ironia e un tono poetico.
Dalla Sicilia a Milano
Il film accenna anche alla ritualità della cultura siciliana, come la messa domenicale e l’annessa, più prosaica, passeggiata sulla via principale del paese. Emergono in questi momenti le posizioni politiche e la mentalità dei personaggi. In queste sequenze, con un mezzo primo piano, Franco Battiato omaggia Giovanni Lindo Ferretti, leader dei CCCP, grande ammiratore del cantautore siciliano.
Il regista usa un tono più concitato e forse meno poetico, nella terza parte del film. Ettore è giunto a Milano e questo cambio di ambientazione corrisponde a un diverso linguaggio filmico. Ricorrenti sono i riferimenti espliciti alla scena musicale e letteraria dell’epoca. Poi, con un percorso circolare, come in un sogno, il ritorno in Sicilia, che è un po’ cambiata, ma rimane sempre “mistica e sensuale”.