Quali serie vedere su Netflix. Netflix è la piattaforma streaming più conosciuta e probabilmente con l’offerta più ricca: ma la concorrenza (spietata!) di Disney Plus non le ha impedito di continuare a proporre serie tv ottime, da vedere la sera centellinando le puntate o assaporandole tutte insieme.
E l’offerta è così grande e variegata che a volte, schiacciati dalle serie evento, alcuni show non ricevono la giusta attenzione, venendo dimenticati o tralasciati dal grande pubblico. Andiamo allora a vedere quali sono le cinque serie che non hanno avuto probabilmente il giusto risalto ma che sono assolutamente da vedere (o recuperare) su Netflix
5- ALICE IN BORDERLAND:
Arisu, un ex-studente universitario disoccupato e appassionato dei videogiochi, si ritrova improvvisamente in una Tokyo desolata in cui lui e i suoi amici devono competere in game pericolosi per sopravvivere. In questa distopia, Arisu incontra Usagi, una giovane donna che affronta da sola i game.
Alice In Borderland vive, almeno all’inizio, di suggestioni: l’assonanza di Arisu (il protagonista) in Alice, il gioco di parole tra il Wonderland e il Borderland, il classicissimo survival game che si adatta alla struttura seriale, gli echi di riverberi pop che travalicano i paesi orientali e inglobano un po’ tutto.
Proviene dal manga di Haro Aso, serializzato dal 2010 al 2015, ed è stato anche trasposto in un misconosciuto anime nel 2014: ma Alice, pur se derivativo, nasce da idee altrui per riuscire subito ad avere una personalità propria, interna al genere.
Certo è che già di per sé il survival si presta alle disgressioni: e anche se lo schematismo narrativo è per forza di cose rigidissimo (prova, vincitori e vinti, riflessioni), gli otto episodi sanno differenziarsi e darsi una cadenza che non sia mai ripetitiva.
Leggi la nostra recensione completa.
4- EQUINOX
Il folk horror è forse uno dei (sotto)generi più interessanti: perché legati alle radici della tradizione, e perché mette in luce aspetti profondamente inquietanti di usanze e riti quotidiani che colorano la nostra vita di ogni giorno. Sono recentissimi gli exploit al cinema di Midsommar di Ari Aster e The Vvitch di Robert Eggers -due piccoli capolavori-, e risalendo ancora più indietro si arriva al nostrano La Casa Dalle Finestre Che Ridono di Avati; mentre è solo di qualche mese fa The Third Day, bizzarra e coraggiosa miniserie Sky Original. Si inserisce nel filone Equinox, interessante proposta Netflix di fine 2020 che unisce in maniera appassionante una detection enigmatica all’approfondimento di rituali oscuri poco conosciuti che invece sono alla base di ricorrenze comuni come la Pasqua e gli equinozi.
È questa anomalia a rendere ancora più convincente Equinox, serial danese che invece all’inizio della visione lascia perplessi per l’apparente vicinanza ad un serial geograficamente continuo, il Dark tedesco di Baran Bo Odar (cult assoluto sempre targato Netflix): la storia di Astrid, interpretata da Danica Curcic, è un mosaico costruito con abilità che mostra come passato e presente siano ineluttabilmente collegati, e anzi forse esistono in un tessuto cronologico unico e contemporaneo, influenzandosi a vicenda- ma è anche un mosaico che accosta le sue tessere vicine lentamente, con il passo lento e misterioso di un procedural, che accompagna la discesa della protagonista nelle brume di un passato mai passato e di un trauma mai risolto.
Leggi la nostra recensione completa
3- DODICI GIURATI: De Twaalf è a tutti gli effetti un legal drama: una storia che segue le linee guida di un processo e che, tappa per tappa, episodio per episodio, avvicina lo spettatore alla verità.
Ammesso che una verità sola esista: perché prima di scoprire il colpevole (nell’ultimo fotogramma dell’ultima sequenza dell’ultimo episodio) saranno tanti i colpi di scena che riporteranno i concetti di “colpevole” e “innocente” alla loro giusta, abissale ed inconoscibile dimensione, così come il senso di Bene e Male. Ma come in ogni dramma che si rispetti, in realtà il centro della narrazione non è tanto il processo, che diventa solo un pretesto per indagare la natura umana, per mettere al centro le interrelazioni dei giurati, le loro vite, le loro complesse, sfaccettate e a volte meschine personalità; bensì, la vera natura della duplicità insita in ogni essere umano, e nell’impossibilità di giudicare un proprio simile se per primi noi stessi siamo colpevoli di qualcosa. In un miscuglio di pubblico e privato che genera caos prima di riportare ordine.
Leggi la nostra recensione completa
2- GRACE & FRANKIE
Grace & Frankie è la storia del ritorno alla vita di due splendide ultra settantenni: la loro vita è sempre corsa in maniera diametralmente opposta eppure parallela: la prima snob e cinica, la seconda hippy e stravagante, entrambe hanno vissuto nel lusso grazie allo studio legale dei rispettivi mariti, amici di vecchia data e soci in affari. Quando però i due uomini fanno coming out e annunciano di voler sposarsi, le due donne si ritrovano sole e a dover combattere per gli alimenti. La vita le ha separate, la vita le ha unite: non riuscendo a convivere con il nuovo status dei mariti, Frankie e Grace decidono loro malgrado di andare a vivere insieme nella grande casa a mare di proprietà comune. Dovendo fronteggiare problemi di vita quotidiana a loro sconosciuti finora, nonché una convivenza difficile dovuta alle abitudini completamente diverse delle due, si troveranno a scoprire nuove emozioni e nuove realtà che insegneranno qualcosa ad ognuna di loro.
Leggi la nostra recensione completa
1- TABULA RASA
Annemie, detta semplicemente Mie, si ritrova in un ospedale psichiatrico dove le viene detto di essere il testimone chiave nel caso di una persona scomparsa. Aiutata da un investigatore che la interroga, Mie deve scavare nel suo inconscio e nella sua memoria: il problema è che, da quando ha avuto un incidente automobilistico, la donna soffre di amnesia retrograda, quindi non ricorda quasi niente di quello che le succede.
Tabula Rasa è stata una delle prime serie tv belga a varcare il confine nazionale: l’idea alla base dello show è di Malin-Sarah Gozin, ed è senza dubbio vincente: uno studio sulla memoria e sul valore del ricordo, travestito da racconto giallo ai limiti dell’horror. Il ritmo di Tabula Rasa è cadenzato dai flashback che, a ritroso, come nella più classica tradizione del genere, ricostruiscono gli eventi che hanno condotto la protagonista a trovarsi dove si trova: il risultato è un rompicapo che appassiona e che coinvolge lo spettatore in prima persona, nel tentativo di ricostruire e mettere insieme, insieme alla protagonista, i pezzi di una storia frastagliata e misteriosa.