Dopo La sorgente del fiume, Theo Angelopulos firma il secondo capitolo della sua personale trilogia con The Dust of Time (La polvere del tempo). La pellicola narra la storia del lungo triangolo amoroso fra due uomini (Bruno Ganz e Michel Piccoli) e una donna (Irène Jacob, che si chiama Eleni come la protagonista del già citato La sorgente del fiume), e del figlio regista (Willem Dafoe) che ha ripreso a girare un film precedentemente abbandonato per ragioni sconosciute. Altra protagonista, la piccola figlia del regista che scappa di casa.
Angelopulos , conosciuto come uno dei maggiori registi greci di sempre e autore di una pietra miliare del cinema mondiale come La recita, delude le aspettative legate alla sua fama.
Ridondante nei temi, banale e didascalico nei contenuti, The Dust of Time è soltanto una piccola eco dell’Angelopulos che fu. L’uso dei piani-sequenza, il gusto per il teatro e la teatralità (specialmente Brecht), i volumi ingombranti, il viaggio, la perdita e il ritrovamento: c’è tutto, ma è soltanto forma. Come sono soltanto contenitori la morte di Stalin, il Vietnam, la caduta del Muro di Berlino: mere ambientazioni storiche che non assurgono a evocativi brandelli di memoria collettiva come successe con La recita . L’idea di usarle come presenza incombente sulle vite dei protagonisti non riesce, non crea atmosfere: stavolta nessuno aspetta Godot.
Di conseguenza non sono i personaggi a girare intorno a se stessi ma il regista a perdersi in sterili e ripetitivi percorsi umani, che non soltanto sanno di già visto, ma anche di pallida imitazione di quella lucida visione (anche, e verrebbe da dire soprattutto, quando politicamente schierata) della Storia, degli uomini e del Cinema, che ha permesso all’autore di essere annoverato fra i maggiori cineasti viventi.
A un regista innovativo come fu Angelopulos si potrebbe anche perdonare l’autoreferenzialità, ma non la totale assenza di contenuto e di analisi formale che rendono La polvere del tempo una pellicola ostica da seguire, povera di messaggi ed eccessivamente ripetitiva: tirando le somme, un film inutile che deluderà tanto i suoi estimatori quanto chi si avvicina al suo cinema per la prima volta.
Angelo Mozzetta
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