Màkari è una serie tratta dai romanzi di Gaetano Savatteri. Una produzione Palomar, in collaborazione con Rai Fiction, prodotto da Carlo Degli Esposti e Nicola Serra, con Max Gusberti. Interpreti principali: Claudio Gioè, Domenico Centamore, Ester Pantano. La regia è di Michele Soavi. La sceneggiatura di Francesco Bruni, Salvatore De Nola, Leonardo Marini, Attilio Caselli.
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Makari – la trama della prima stagione
Saverio Lamanna, brillante giornalista, giunto all’apice della carriera come portavoce del sottosegretario al Ministero dell’Interno, per un futile e stupidissimo errore, ha perso tutto: il lavoro, il prestigio che si era guadagnato, i soldi. Come il reduce da una disfatta, Saverio lascia Roma e decide di tornare a casa, in Sicilia, ma non nella dimora parentale, a Palermo, dove vive ancora il preoccupatissimo padre, ma a Màkari, nella vecchia casa di vacanza dei genitori, ormai disabitata da anni.
È andato lì per nascondersi, per leccarsi le ferite e, invece, fin dai primi giorni, a Màkari comincia per lui una nuova vita. Qui Saverio ritrova la fraterna amicizia dello stravagante Peppe Piccionello che presto diventa per lui una colonna, un pezzo di famiglia. Incontra anche la bellissima Suleima, che vive e studia a Firenze ed è a Màkari per un lavoro stagionale di cameriera.
Il loro amore nasce come una piacevole parentesi estiva, ma diventa subito qualcosa di più importante. Troppo importante, forse. Perché le settimane corrono, la loro bella estate volge presto al termine e Suleima non potrà rimanere per sempre a Màkari. O no? …
Non c’è più la Sicilia di una volta
Non c’è più la Sicilia di una volta recita il titolo del libro di Gaetano Savatteri del 2017: un affresco sugli aspetti dell’isola che andrebbero letti con occhi nuovi, slegati dagli stereotipi che l’hanno invece mortificata nel tempo. Pur mantenendo molti elementi oramai acquisiti delle narrazioni che la Rai ci propone, Màkari vuole promettere qualcosa di nuovo.
Màkari: la coppia Lamanna-Piccionello
La coppia Lamanna-Piccionello (foto di Floriana Di Carlo)
Saverio Lamanna (Claudio Gioè), nel suo ritorno in Sicilia, scende dalla nave e incontra subito lo strano personaggio che già conosce, che d’ora in poi diventerà suo amico, Peppe Piccionello (Domenico Centamore). Sarà lui a reintrodurlo nel clima di un luogo tutto da riscoprire. Peppe è il siciliano doc: porta magliette con scritte in dialetto, ama i proverbi- sentenze del luogo, ma è una persona libera, anche solo di girare in pantaloncini e infradito. Michele Soavi l’ha definito il Sancho Panza del naufrago Saverio, a sua volta un Don Chisciotte in balia delle onde.
La costruzione di una coppia che funziona nelle sue differenze è tipica delle detective’s story, e non solo. Qui, ad esplorare le vicende drammatiche di Màkari, un duo particolarmente scanzonato. All’inizio Saverio e Peppe devono capire l’uno il linguaggio dell’altro: l’umorismo del primo è sornione, quello del secondo più goliardico, ma l’intesa arriva molto presto.
Perché Peppe è davvero un’ottima spalla. Ripreso spesso un passo indietro, che arranca con le ciabatte improponibili a renderlo ancora più goffo; ma si capisce fin dal primo episodio che diventerà indispensabile.
Storie e personaggi senza la solita retorica del Sud
Saverio, deciso, si tuffa a capofitto nelle storie. A suo agio con tutte quelle persone un po’ strambe, che immaginiamo siano le prime di altre figure bizzarre, a giudicare dai romanzi del loro autore. Il quale si dichiara, non a caso, un grande ammiratore del Repertorio dei pazzi della città di Palermo (di Roberto Alajmo): un elenco di vite eccentriche, fuori di chiave, a dirla con Pirandello.
E forse anche in questo sta lo sguardo nuovo a cui abbiamo accennato. Una Sicilia fatta di tante esistenze, straordinarie nell’ordinario, a tessere la trama di un mondo fuori dai soliti racconti di mafia e antimafia e dalla retorica monotona del Sud.
Claudio Gioè è Saverio Lamanna (foto di Floriana Di Carlo)
Michele Soavi sperimenta la commedia
Una sperimentazione del regista Michele Soavi, allievo di Dario Argento, che conosciamo per i suoi inizi con il genere horror (Deliria del 1987, La chiesa, del 1989 e La setta del 1991). E per i suoi lavori con la Rai, tutte fiction di un certo spessore, con personaggi sempre tormentati, come il primo Rocco Schiavone.
La guerra è finita è la storia struggente dei tanti ragazzi ebrei, reduci dai campi, ospitati da una struttura dell’Italia settentrionale. Un racconto corale in cui Davide (Michele Riondino), distrutto dalla scomparsa della moglie e del figlio, trova la forza per non soccombere, mettendosi al servizio degli altri.
Dopo una sortita nella leggerezza con La befana vien di notte (una fiaba dai buoni sentimenti per famiglie), Michele Soavi si dedica alla commedia dei sentimenti buoni. Sposando le intenzioni di Savatteri, quelle di evitare tutti i luoghi comuni che la Sicilia si porta appresso, nella letteratura e nel cinema. Lo fa rispettando la sua metodologia registica, quella dell’accuratezza: nella resa degli ambienti, delle recitazioni, della narrazione.
Màkari: Il racconto, i racconti
Dal primo episodio di Màkari, si capisce che tipo di narrazioni possiamo aspettarci anche in seguito. Un bambino scomparso, con il dolore che ne consegue, e la vicenda di un uomo disoccupato che prende il ostaggio il suo datore di lavoro: un pomeriggio di un giorno da cani alla buona. La possibilità di delitti normali, senza cavallerie rusticane, a dirla con Savatteri. Con un tono tra il divertito e il drammatico, che tiene desta l’attenzione.
Il ruolo di Claudio Gioè
Claudio Gioè si ritrova sempre a recitare la parte dell’uomo affidabile. Ricordate il personaggio di Vitale ne La meglio gioventù? Era l’amico di Nicola (Luigi Lo Cascio) e Carlo (Fabrizio Gifuni). Diverso da loro, ma alla fine sarà lui a costruire la casa in campagna di Carlo, in cui tutti i personaggi si ritroveranno, ora più adulti e più solidi.
In Màkari, Gioè si ritrova ad investigare per caso. Ma ci mette tutto se stesso. Non ha superiori a cui dar conto e si muove con naturalezza in una terra che, lasciata e ritrovata, torna ad appartenergli. Molti i primi piani su di lui, in scena dall’inizio alla fine, sulle sue espressioni severe, ma divertire con Peppe; tenere invece insieme a Suleima (Ester Pantani) di cui presto s’innamora e che coinvolgerà nelle sue avventure, in un trio affiatatissimo.
Claudio Gioè, Domenico Centamore e Ester Pantano (foto di Floriana Di Carlo)
E sul suo sguardo empatico nei confronti delle persone più fragili, un po’ lo stesso di Salvo Montalbano. Speriamo di vederlo altrettanto indignato con i potenti. Come lui, Saverio Lamanna si affida alle regole del buonsenso, più umane di qualunque legge scritta.
Gli ambienti
Fin dalla prima scena, che riprende la nave e la profondità del mare nel ritorno in Sicilia di Lamanna, le location sono interessanti. Non più il barocco della Sicilia orientale di Montalbano, ma anche qui l’apertura delle campagne, i muretti a secco, il villaggio e la casa davanti al mare. Inquadrature ad amplificare il fascino del paesaggio; fotografia con i colori limpidi di un cielo e di un mare che si rispecchiano.
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