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Netflix Film

La Belva, Gifuni e la nuova ondata dell’action movie all’italiana

La sorprendente fisicità di Gifuni fra corpo a corpo e inseguimenti, in un film d'azione che ridiscute un genere

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La Belva Fabrizio Gifuni

Su Netflix, La Belva, film del giovane regista Ludovico Di Martino che porta in scena la rabbia risolutrice di un padre difficile che vuole ritrovare sua figlia.

Leonida Riva è un ex militare, primo capitano delle forze speciali, trent’anni di servizio, ha svolto diverse missioni estreme, quelle che vengono definite “black”, ad alto rischio, tra Somalia, Iraq, Bosnia, Rwanda e Afghanistan. In seguito ad una missione finita male, è diventato instabile, non è più tornato come prima. “Il soggetto è socialmente, psicologicamente e fisicamente compromesso”. La moglie, Angela, lo ha lasciato, ha due figli che vede poco, Mattia e Teresa, il più grande gli rivolge a stento la parola. Una famiglia in difficoltà, la separazione, i rapporti umani compromessi.

Ora sta provando a sopravvivere alla quotidianità, con i suoi fantasmi, gli incubi reiterati lo attanagliano, la guerra ti segna per sempre. Prova a salvare il rapporto con i suoi figli anche se la sua stabilità sostanzialmente sembra non poterla avere più. A meno che non accada qualcosa che riproponga lo stesso dissesto dell’equilibrio, un’emozione forte, la paura, un nuovo nemico da combattere per dare una scossa, un cortocircuito che, chissà, possa scacciare i fantasmi e riavvicinarlo alla pace interiore e alla vicinanza alla sua famiglia. Quel qualcosa accade, quando sua figlia più piccola viene rapita in un “diner”, Leonida piomberà sul posto, li comincerà un inseguimento alla ricerca di Teresa, l’ultima sua missione, la più importante della sua vita.

Un film d’azione made in Italy

Fra le cose interessanti più evidenti di questo “La Belva” c’è il lavoro fatto sulle scene d’azione riuscitissimo, per un repertorio che in Italia non ha molti precedenti così ben confezionati. Gli inseguimenti in questa fantomatica città, scura, notturna, cupa piena di malfattori. Le scene violente di combattimenti e sparatorie, quasi “pulp”. I rimandi ai personaggi del genere, più o meno recente sono tutti rivelatori della cinefilia e della ricerca dell’autore. Guardando al film, potrete trovare molti tratti sui costumi e sul personaggio di Riva, ma anche di alcuni antagonisti, che ricordano e citano altre opere simbolo del cinema: non le suggerisco ma lascio allo spettatore la curiosità della ricerca.

Un’altra cosa di rilievo di questo lungometraggio, è che il giovane regista di Ludovico Di Martino prova a costruire un film di genere, degno delle scorribande americane, fatte di inseguimenti e combattimenti, ma lo fa con l’intenzione di creare dei personaggi diversi dagli stilemi convenzionali dell’action movie. In particolare questo lo fa con il protagonista (interpretato da un sorprendente Fabrizio Gifuni) che non è un vincente, è un antieroe, un personaggio fragile esce dagli schemi classici, ed evidenzia una stratificazione degna dei film d’autore. Un film che ha nella sua essenza l’azione, ma rimanda ad una modernità d’altri tempi.

D’altre parti però questa operazione convince un po’ meno. Se il personaggio di Riva è reale, credibile, in altri, seppur secondari, risultano degli spigoli un po’ troppo stereotipati. A tratti macchietta, a tratti più grotteschi che bizzarri, quasi caricaturali, quasi fumettistici. Nel giocare col genere, che in alcuni frangenti sembra stare sul confine, il film, paga un po’ di alcuni contraccolpi. La posizione da prendere, certo, non era semplice affatto. Un film che dal punto di vista della scrittura e dei personaggi messi in scena, forse, doveva giocarsi qualcosa in più, oppure, sottrarre certe “punte” da graphic novel.

Fabrizio Gifuni stupefacente nella sua fisicità

Proprio sul lato della caratterizzazione, Fabrizio Gifuni è un attore che fa molto teatro e che qui trova una parte in un film di genere che non può che essere “ipercinematografico”, per questo stupisce ancora una volta in questo suo perfetto adattamento, nella fisicità che porta in scena ma non solo, che ne conferma la caratura di attore preparatissimo e di grande talento.

La missione di questo nuovo cinema italiano di genere

La Belva è un film coraggioso, a maggior ragione se a dirigerlo è un giovane regista. Inoltre, la produzione di Matteo Rovere è un segno di una nuova missione che negli ultimi anni sta provando ad offrire delle opere di genere ma tuttavia innovative per la produzione e la tradizione cinematografica italiana. Pensiamo anche all’apprezzatissimo “Veloce come il vento”, film tra action e drama sulle corse, con alla base dei rapporti familiari complicati, che per alcuni aspetti ha dei punti di contatto con questo film del giovane Di Martino. Anche li il protagonista interpretato da Stefano Accorsi era un figura molto imperfetta, tutt’altro che eroica.

“L’ex-militare sotto psicofarmaci”, il reduce di guerra che diventa una “belva” per l’amore di una famiglia, si palesa come una storia che andava raccontata, emozionante e certamente non nuova nel soggetto, ma tuttavia innovativa nella funzione, una missione del cinema e sul cinema nostrano che un gruppo di giovani registi sta portando avanti, che ci piace e che siamo ben lieti di veder proseguire.

La Belva

  • Anno: 2020
  • Durata: 97'
  • Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia
  • Genere: Azione
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Ludovico Di Martino

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