Sarà un 2021 ricco di impegni quello che attende Edward Norton, uno degli attori più amati e meno convenzionali della sua generazione. Reduce dai buoni riscontri di pubblico e critica di “Motherless Brooklyn” del 2019, il protagonista di “Fight Club” e “American History X” ritornerà sul grande schermo nel 2021 con “The French Dispatch” di Wes Anderson. L’occasione giusta per ripercorrere le tappe più importanti della carriera dell’anti-divo per eccellenza.
I fan di Norton dovranno attendere il prossimo maggio e il Festival di Cannes per vedere di nuovo all’opera il loro idolo. In quell’occasione arriverà ufficialmente nelle sale “The French Dispatch”, ultimo lavoro di Wes Anderson dedicato al mondo del giornalismo e ambientato nella sede di una rivista americana in una città francese del ventesimo secolo. Stellare il cast che vede accanto allo stesso Norton nomi come Adrien Brody, Tilda Swinton, Bill Murray, Benicio Del Toro, Owen Wilson e Lea Seydoux.
Ma quello al fianco di Anderson potrebbe non essere l’unico impegno dell’attore nato a Boston ma newyorkese d’adozione. Da più parti si vocifera infatti di un possibile sequel de “Rounders – Il giocatore”, una delle pellicole più belle mai dedicate al mondo del poker e che vede Norton nel ruolo di coprotagonista insieme a Matt Damon. Entrambi hanno rilasciato diverse dichiarazioni negli ultimi mesi legate a una ipotetica trama del film e alle possibili ambientazioni. Ancora non c’è nulla di certo ma gli attori e gli sceneggiatori Brian Koppelman e David Levien (autori anche della fortunatissima serie Billions) sembrano guardare con favore a un capitolo due delle avventure di Mike (Damon) e Verme (Norton).
Due ruoli impegnativi e ricchi di sfumature, dunque, per uno degli attori con la carriera meno lineare della storia recente di Hollywood. L’esordio fu incredibile. Da semi sconosciuto, Norton venne scelto come co- protagonista al fianco di Richard Gere per “Schegge di paura”. Era il 1996 e per quella magistrale interpretazione arrivò anche una nomination agli Oscar. Da lì iniziò una lunga ascesa che lo vide in ruoli sempre più difficili e drammatici in pellicole di successo come “Larry Flint”, “Rounders”, “American History X”, “Fight Club” e “La 25esima ora”.
Dopo una seconda nomination alle Statuette (per “American History X”) e il film di Spike Lee iniziò un periodo difficile, con ruoli meno riusciti e pellicole come “Red Dragon” e “The Italian Job” attesissime e premiate ai botteghini ma non per questo meno deludenti.
Il punto più basso, però, arrivò durante le riprese de “L’incredibile Hulk”, seconda opera del Marvel Cinematic Universe e primo impegno di Norton nei panni di un supereroe. Il film si rivelò un mezzo flop di incassi e l’attore si scontrò quotidianamente con la produzione per divergenze in merito alla scrittura e alla sceneggiatura.
Negli ultimi dieci anni le apparizioni si sono diradate notevolmente e Norton ha recitato in meno di un film all’anno: è stato protagonista di “Moonrise Kingdom” e “Grand Budapest Hotel”, entrambi di Wes Anderson, è apparso ne “Il dittatore” di Sacha Baron Cohen, è stato il cattivo di “The Bourne Legacy” e ha avuto ruoli non indimenticabili in “Alita – Angelo della battaglia” e “Collateral Beauty”.
Ultimo lavoro degno di nota prima del ritorno in grande stile di “Motherless Brooklyn”, quello in “Birdman”. Agli ordini di Inarritu si è rivisto il Norton dei bei tempi impegnato nel ruolo di Mike Shiner, un attore viziato e insicuro. Una interpretazione magistrale che gli è valsa la terza nomination personale agli Oscar.
Una carriera fatta di alti (molti) e bassi (soprattutto a cavallo tra Hulk e Birdman) che rappresenta bene il carattere spigoloso di uno dei migliori allievi di Terry Schreiber e quella di un uomo che ha sempre rifuggito i cliché della celebrità (in una intervista del passato dichiarò di non sopportare l’idea di non poter prendere i mezzi pubblici senza essere assalito dai fan) e della sovra-esposizione mediatica. Uno degli uomini più liberi all’interno di quella imponente macchina di spettacolo che è Hollywood.