California settentrionale, 2007. Una donna di mezza età partecipa alla cena di prova di un matrimonio e, incitata dagli altri ospiti, inizia a raccontare una storia di fantasmi che ha coinvolto una sua conoscente.
Londra, Inghilterra, 1987. La giovane insegnante americana Dannielle “Dani” Clayton viene assunta da Lord Henry Wingrave per fare da istitutrice ai due nipoti, residenti a Bly Manor, la tenuta di famiglia, nell’Essex. Dani viene accompagnata al maniero da Owen (cuoco della casa tornato da Parigi per prendersi cura della madre malata) e una volta arrivata conosce la governante Hannah Grose, la giardiniera Jamie e i bambini a cui dovrà fare da istitutrice: Miles e Flora, orfani ormai da due anni dopo che i genitori sono periti in un incidente in India. Entrambi i bambini (rispettivamente di dieci e otto anni) si dimostrano entusiasti e accolgono calorosamente Dani, ma Miles si comporta sin da subito in modo strano e Flora chiede a Dani di non lasciare la sua stanza durante la notte per non essere vista dalla “Signora del Lago”. Dani, pensando che Flora abbia semplicemente una grande fantasia, ignora l’avvertimento. Flora inoltre lascia in giro dei talismani, per “proteggere” gli abitanti della casa.
Si sa che l’horror è il genere principe per raccontare la più stringente e drammatica attualità: meno spesso, capita e ci si ricorda che può anche raccontare storie di drammatico, sconvolgente romanticismo. The Haunting of BlyManor (seguito ideale del bellissimo The Haunting of Hill House, entrambi disponibili su Netflix) riesce invece sia ad essere incredibilmente terrificante quanto e più di un film, e insieme una tragica storia di amore (e non d’amore, attenzione).
Se la prima stagione metteva in scena una casa e i suoi abitanti, con tutto il rimosso e il rimorso accompagnato dai fantasmi del passato che si confondevano con gli altri, Bly Manor continua ad avere un importante rimando letterario –Giro di vite di Henry James- sfumando l’orrore in tutt’altri sentimenti.
Così come Hill House era un viaggio nel passato, questa nuova serie antologica di Mike Flanagan è un viaggio nel trauma: perché tutti i suoi personaggi sono immersi in un’atmosfera perturbativa che modula e regola, senza disperderne neanche una goccia, la disperazione e la paura che vengono dall’affiorare di un passato difficile, ma con un equilibrio raro che non cede mai di compostezza.
I nove episodi, con un ritmo elegiaco così come Hill House, distillano un’inquietudine soffusa e raggelata, che impregna le pareti e i larghi saloni della dimora dove è ambientata piazzando qua e là qualche apparizione fantasmatica che, pur consegnando brividi purissimi di paura, non prendono l’attenzione. Che è invece focalizzata sempre sui personaggi, sui loro segreti inconfessabili, sulla rigida e spaventosa (questa si) divisione tra il mondo degli adulti -devastati dalle loro fragilità così malamente celate e quindi esposte- e quello dei bambini -responsabilizzati oltremisura, consapevoli del dolore.
Tutto mirato al disorientamento dello spettatore: che si ritrova frastornato dalla moltitudine di suggestioni narrative, di echi emotivi, di tracce di trama. E che alla fine invece è costretto a risalire lungo gli episodi in un percorso a rebours fino al primo, osservando quanto già visto sotto una luce completamente diversa.
Seguendo così la morbida struttura narrativa di Hill House, Flanagan riproduce il meccanismo anche in Bly Manor: aggiungendo però all’incastro tra passato e presente (spesso sovrapposti) una vertiginosa sequela di ritorni e ripetizioni temporali, mentre la realtà si sovrappone a sé stessa in un inquietante deja-vù.
Un labirinto che non lascia scampo né via d’uscita, tra illusioni, apparizioni, dislocamenti che mettono i protagonisti (e quindi chi guarda) difronte ad una realtà che si fa via via più incomprensibile. Crepe, illusioni ed errori di visione: nel materiale narrativo così come nel rapporto sentimentale: è questa la metafora su cui si regge l’impianto di Flanagan, che è poi una coincidenza tra genere (horror, fantasmi) e vita (dei protagonisti), un doppio binario sul quale corrono tutte le creazioni dell’autore che mette a nudo in questo modo le dinamiche e la gestione del conflitto familiare, cosicché la rappresentazione realistica si converte in un teatro dell’orrore in cui la patologia e la disfunzionalità del nucleo familiare assumono vesti terrificanti.
“Ogni cosa che reprimiamo riemerge di notte. I fantasmi hanno tante forme: di un sogno, di un ricordo, di un segreto. Lutto, rabbia, colpa. Nella mia esperienza rappresentano quello che vogliamo vedere”.
The Haunting of Bly Manor (esattamente come The Haunting of Hill House) è allora un lungo, avvincente, terrificante, dolorosissimo dramma familiare che corre su diversi livelli di rappresentazione e dove la suspense non è l’ingrediente fondamentale, ma il dialogo e lo svisceramento dei motivi che portano le famiglie al collasso, emotivo o fisico.
THE HAUNTING OF BLY MANOR
Anno: 2020
Durata: 1 stagione, 9 episodi
Distribuzione: Netflix
Genere: horror
Nazionalita: Stati Uniti
Regia: Mike Flanagan, aavv
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