Il 4 ottobre si celebra San Francesco d’Assisi, personaggio che da secoli esercita una grande influenza, anche al di fuori della Chiesa. Il cinema, come ogni forma d’arte, non è immune da tale influenza e molti cineasti hanno dedicato al Poverello d’Assisi alcune loro pellicole. Il film più importante è senza dubbio Francesco, Giullare di Dio (1950) di Roberto Rossellini, disponibile su YouTube.
Francesco, Giullare di Dio: Il neorealismo religioso
Francesco, Giullare di Dio è un vero capolavoro, che solo a prima vista si allontana dalla poetica del Neorealismo, ma ne ritroviamo lo stesso stile sobrio, austero e umile. Il film è diventato un modello imitato da altri registi come Liliana Cavani, Pier Paolo Pasolini e Martin Scorsese.
La trama
La pellicola è costituito da 11 episodi tratti dai Fioretti, nei quali è racchiuso lo spirito della riforma francescana. Il film racconta alcuni avvenimenti della vita della prima comunità creata da Francesco (Nazario Gerardi); dal suo ritorno da Roma al separarsi dei discepoli, inviati a predicare la parola di Dio. I titoli degli episodi sono: Rivotorto occupato dall’asino, La nuova casetta e frate Ginepro, Preghiera di Francesco e arrivo di Giovanni il semplice, Elogio di frate Fuoco, Meravigliosa cena con sorella Chiara, Francesco bacia il lebbroso, Un pranzo per quindici giorni, Carità di frate Ginepro, Nuova terribile avventura dell’ingenuo frate Ginepro, Dov’è la perfetta letizia, Molte sono le vie dei Signore.
Una cerniera nella filmografia di Roberto Rossellini
Francesco, Giullare di Dio è una pietra miliare nella cinematografia mondiale e può essere considerato una cerniera nella filmografia di Roberto Rossellini. L’opera unisce la stagione puramente neorealista, con i film successivi, che con molta cautela possono essere definiti intimisti, come Europa ‘51 (1952), interpretato da Ingrid Bergman.
Con questo film Il regista sorprende tutti, critica e pubblico. È il 1950 e Roberto Rosellini ha già realizzato la sua trilogia della guerra (Roma città aperta, Paisà e Germania anno zero). È ormai consacrato come uno dei padri del cinema italiano, ma Francesco, Giullare di Dio è un vero fiasco al botteghino.
Il film non fu compreso dal pubblico di allora e come avvenne l’anno dopo con Vittorio De Sica e il suo Miracolo a Milano, Roberto Rossellini fu accusato di rinunciare allo stile neorealista.
Le caratteristiche neorealiste
Ma Francesco, Giullare di Dio è un film neorealista. Pur avendo un contesto e tematiche differenti (quantomeno in parte, visto che sempre di ultimi si tratta), mantiene viva l’essenza neorealista.
Francesco, Giullare di Dio è interpretato da attori presi per strada, in questo caso presi in convento, visto che molti di loro erano realmente dei frati francescani. Un’eccezione è ovviamente quella di Aldo Fabrizi, che con grande professionalità, interpreta il ruolo del tiranno Nicolaio.
Non è questa la sola caratteristica che fa di Francesco, Giullare di Dio un film neorealista. Il regista non abbandona il classico stile sobrio, non spettacolare. La macchina da presa insegue Francesco e i suo fratelli, documentando la loro vita umile, che si svolge, per scelta, ai margini della società.
Roberto Rossellini non tralascia di raccontare la bontà e l’ingenuità dei suoi protagonisti, vittime di soprusi e prepotenze. E in questo risalta senza dubbio il personaggio di Frate Ginepro, che in alcuni momenti, con l’anziano Giovanni il Semplice, diventa il vero protagonista del film. È questo il personaggio, che diventa rappresentante più puro della prassi francescana.
La critica alla società post-bellica
L’opera non cede mai, come spesso accade ai film di carattere religioso, a grandi effetti, come avviene per esempio in La Tunica (1953) di Henry Koster. Il regista, piuttosto, preferisce intraprendere la strada del realismo storico, ma ovviamente anche religioso, senza omettere riferimenti alla società contemporanea.
Roberto Rossellini sembra scegliere di raccontare la vita di San Francesco per parlare dell’Italia post bellica, prima del miracolo economico. Un paese dove già si avvertivano i danni del capitalismo e le sue prepotenze nei confronti del proletariato. E Francesco e i suo fratelli, con i loro inno alla gioia, all’amore e alla purezza, sembrano essere profetici, invocando una società giusta, non solo in cielo, ma anche in terra.