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DEADWIND: la serie crime norvegese, su Netflix

Ideata da Rike Jokela, Deadwind è molto credibile nella recitazione degli attori protagonisti. Meno in alcune soluzioni narrative, che non comprometto l’esito finale

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Deadwind  di Rike Jokela avrebbe dovuto intitolarsi Karppi, dal cognome della protagonista Sophia (Pihla Viitala) quasi sempre in scena per tutta la durata degli episodi, dodici quelli della prima stagione (2018), otto quelli della seconda, uscita a luglio di quest’anno.

Da subito la vita privata di Sophia

Deadwind inizia con scene della vita privata di Sophia Karppi,  poliziotta dell’Unità Crimini Violenti di Helsinki. È da poco tornata nella sua città dopo la morte del marito, ad Amburgo, portando con sé il figlioletto Emil e la figliastra Henna, adolescente che si metterà presto in casini più grandi di lei.

I personaggi dei polizieschi di tutte le latitudini sono raccontati tra il lavoro (che li assorbe in pieno) e la vita irrisolta a casa, ricostruita gradualmente durante il racconto. Sophia invece ci viene da subito presentata con carichi emotivi difficili da alleggerire. Un lutto che non vuole elaborare e i figli che glielo rinfacciano pesantemente.

Del suo collaboratore  Sakari Nurmi (Lauri Tilkanen), rifiutato prima e poi inserito tra i suoi affetti, sappiamo solo che c’è un passato non trasparente di tossicodipendenza, su cui non si insiste più di tanto.

Sophia e Sakari: dalla conflittualità all’intesa profonda

Già nelle note riflessive sulla serie islandese I delitti di Walhalla abbiano notato come, all’inizio,  l’incontro tra il protagonista e il suo collaboratore  è sempre conflittuale. Ma, ormai lo sappiamo, è solo questione di tempo perché diventi un legame insostituibile. Lo abbiamo affermato anche per Il giovane Montalbano e l’ineffabile Mimì.  Uno stereotipo che si ripete, nelle storie mediterranee e in quelle ambientate nei luoghi meno ospitali del Nord.

Bisogna aspettare il sesto episodio per l’affiatamento tra i due finlandesi, che  inizia mentre (appoggiati all’automobile) addentano un panino condito dai fiocchi di neve.  Buffo: a nessuno dei due viene in mente che potrebbero entrare in macchina. Sono proprio nordici fino in fondo, Sopfhia e Nurmi!

Il panino viene abbandonato ai primi morsi e senza rimpianti da Sophia, non appena riceve una telefonata. In effetti, ci pareva strano, perché non la vediamo mai mangiare per la durata di tutti e venti gli episodi. Solo enormi tazze di tisane, mentre Nurmi, quando non ha tempo per il suo ristorante preferito, Pompei, dove gode di pizze e piattoni di spaghetti, s’innervosisce per i cali di zuccheri. Tanto che Sophia penserà bene di portare con sé le merendine di scorta per soccorrerlo.

DEADWIND

Avevamo già notato come i poliziotti del Nord non li si veda mai mangiare, come fosse un intralcio alle indagini. Non lo fa Wallander, non lo fanno Kata e Karnar, ne I delitti di Valhalla. È strano il rapporto col cibo di chi si perde nelle indagini; nelle serie nostrane viene usato come  compensazione, nelle altre lo si evita quasi a non volersi distrarre!

Una tensione che sale e si scioglie ad ogni episodio

Sophia e Nurmi insieme sono belli, e determinati. Lei di più, fino a un’audacia esageratamente spinta. Nurmi le dice di non entrare in quella casa, di non seguire troppo da vicino il presunto assassino, di chiudere il caso. Ma lei va avanti ostinatamente anche da sola, cacciandosi in situazioni pericolosissime, da cui Nurmi o i colleghi  (invidiabile l’efficienza della  Poliiisi finlandese) sono costretti a salvarla.

Nella struttura della serie non c’è la consueta escalation che condurrà alla lotta finale tra il bene e il male, perché è presente in ogni puntata. La tensione sale a mille e si scioglie fino all’episodio successivo in cui si ripeterà lo stesso meccanismo.

Di per sé non sarebbe una scelta discutibile, se non che troppo spesso i nostri arrivano ad un passo dalla morte violenta e, come eroi dei cartoni animati, un attimo dopo sono al lavoro senza un graffio, né tanto meno un cedimento della psiche.

Scene non sempre attendibili

Come mai non ci si è preoccupati di evitare soluzioni narrative così ingenue? Quella sui tempi, per esempio.

Ecco una situazione che non brilla per attendibilità. Sophia sta correndo (si è mai visto un poliziotto, commissario, investigatore di oggi che non faccia footing?). Parallelamente assistiamo all’omicidio involontario di un uomo che sviene nella vasca da bagno. Quanto ci mette un corpo senza difese  a morire annegato? Intanto l’assassino, pentito, ha il tempo per  telefonare alla polizia, la polizia ha il tempo per telefonare a lei, che entra subito nella casa del delitto e salva il malcapitato. In una città con più di un milione di abitanti!

Anche la solitudine dei figli di Sophia  mentre lei è impegnata, giorno e notte, nella soluzione dei casi, non è proprio normale. Si sa che i bambini  al Nord sono molto più autonomi dei nostri, ma qui è davvero troppo. In Italia come niente l’avrebbero denunciata per abbandono di minori.

Bilancio comunque positivo della serie

Nonostante tutto , Deadwind ci è piaciuto. La scarsa credibilità di alcune scene è sostituita da quella degli attori, con primi piani più frequenti a mano a mano che la loro relazione si consolida.  Pihla Viitala l’avevamo vista nel film Latin lover di  Cristina Comencini. Ma qui è davvero molto brava.

Dobbiamo aspettare il nono episodio per vederla piangere e ancora di più perché rida; ma dietro la sua apparente rigidità, sono le sfumature del viso a rendere bene le emozioni che l’attraversano. E un pregio della serie è proprio quello della rappresentazione psicologica, non banale, dei personaggi.  Alternata, con equilibrio, all’azione. Nella quale invece si eccede, l’abbiamo già detto.

L’intreccio è comunque avvincente, con le  peregrinazioni  di Sophia e Nurmi,  nella prima stagione tra Finlandia e Germania, nella seconda tra Finlandia ed Estonia, a fare chiarezza, non solo sugli omicidi, ma anche sulla corruzione politica.  È il reato più grave, dice un personaggio sospettato, ma innocente e in buona fede. I molteplici  indizi disseminati qua e là creano false piste suggestive.

Anton Cechov diceva, a questo proposito,  che “Se in un romanzo compare una pistola, bisogna che spari.  E le pistole metaforiche che compaiono hanno tutte un senso, se pure la rivelazione finale dell’assassino avrebbe potuto essere più originale, in entrambi le stagioni.

La verità è sempre più scontata di quanto possa sembrare e il male  più vicino di quanto pensassimo. Ma, anche qui, forse un po’ troppo vicino.

Gli spazi urbani e le case eleganti di Deadwind

Molte le riprese dall’alto fin dalla sigla iniziale sulle lastre di ghiaccio e poi dall’appartamento di Sophia. I paesaggi non sono mozzafiato come quelli de I delitti di Walhalla. Eppure, la resa degli spazi urbani dagli interni di abitazioni raffinate, è affascinante. Per la solitudine del contesto, alcune case somigliano addirittura a quadri di Edward Hopper. Belle, ma non invidiabili, nonostante il lusso ostentato e  la loro ricercatezza architettonica, o forse proprio per questo.

I colori sono abbastanza uniformi, di un azzurro tenue, spesso sostituito dalle scene buie in cui Sophia e Nurmi fronteggiano pericoli sempre peggiori.

deadwind

Un bel gioco di luci e ombre, e ambientazioni mimetiche ad assecondare psicologie che tendono alla serenità, ogni volta contrastata dagli eventi.

Una terza stagione

È in produzione la terza stagione di Deadwind. I  casi della prima e della seconda sono abbondantemente risolti. Ma lo sguardo finale tra Sophia e Nurmi, carico di significati e aspettative, fa già intuire l’apertura verso un seguito. Che vedremo volentieri, nonostante i limiti di cui si è parlato.

Deadwind è prodotta da Dionysos Films, H&V Entertainment e APC Studios per YLE e distribuita a livello internazionale su APC Studios e Netflix.

Deadwind serie Netflix

  • Anno: 2020
  • Durata: 2 stagioni, 20 episodi
  • Distribuzione: APC Studios e Netflix
  • Genere: serie tv
  • Nazionalita: Germania Finlandia
  • Regia: Rike Jokela
  • Data di uscita: 01-July-2020

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