La 25ª ora di Spike Lee (25th Hour) è un film del 2002, diretto da Spike Lee, tratto dal romanzo omonimo scritto da David Benioff. È uno dei primi film ambientati a New York dopo la tragedia dell’11 Settembre 2001 ed il primo a mostrare Ground Zero. Considerato uno dei migliori film di Spike Lee, è stato presentato in concorso al Festival di Berlino. Il film ebbe un budget di 5 milioni di dollari. La lavorazione non presentò molti problemi. Per il montaggio del film, Lee ritornò a lavorare con Barry Alexander Brown, montatore di film quali Fa’ la cosa giustae Malcolm X. A Brown, Lee chiese di lasciare alle scene più respiro rispetto ai suoi film precedenti. Con Edward Norton, Philip Seymour Hoffman, Barry Pepper, Rosario Dawson, Anna Paquin.
Trama Ultimo giorno di libertà per Monty Brogan, che sta per essere incarcerato: deve scontare sette anni per spaccio di droga. 24 ore per riflettere su se stesso (avrebbe voluto fare il pompiere), sul proprio destino (ha optato per il denaro facile), recuperare il legame con il padre, congedarsi dalla fidanzata (che forse è la responsabile della soffiata), dai suoi due migliori amici, Jacob e Francis, per giungere alla consapevolezza che deve pagare per quello che ha fatto.
Spike Lee nella sua forma migliore. La 25ª ora è un dramma individuale in cui si rispecchia la coscienza americana del dopo 11 Settembre, un film per molti versi cupo e disperato ma diretto con passione e rigore dal regista afroamericano, che qui abbandona momentaneamente la tematica razziale, che è il cardine del suo cinema. La storia di Monty Brogan, spacciatore bianco che deve scontare sette anni di carcere per una soffiata che teme essere arrivata dalla fidanzata portoricana, è una nuova occasione per Lee per affrontare il caleidoscopio della società americana, le difficoltà di convivenza fra varie etnie, evocate principalmente nella “scena del fuck you” che è una delle più azzardate e coraggiose del film e dell’intera filmografia del regista di colore.
In termini espressivi è un film originale, forse un po’ verboso a tratti ma con brani di grande cinema, come la parte conclusiva della scazzottata che Monty pretende come favore personale dal suo migliore amico e il finale alternativo raccontato dal padre di Monty, che tocca vette di sconsolato lirismo e non scade nel melenso. La fotografia di Rodrigo Prieto contribuisce a dare atmosfera e vivacità a molte sequenze, fra cui resta memorabile quella della discoteca, girata con grande padronanza tecnica e un concorso di attori di prim’ordine.
Edward Norton conferma il talento già espresso altrove nel dare un rilievo dolente al suo Monty, personaggio che rimanda a certe figure del cinema di Martin Scorsese nel suo tormento autodistruttivo, ed è benissimo affiancato da un giovane ma già grande Phillip Seymour Hoffman nella parte del professore e da Barry Pepper, attore in grado di brillare nelle sottigliezze recitative conferite al suo Francis. Peccato che sia stato ignorato dall’Academy e non sia stato un grosso successo di pubblico in patria, perché Lee qualche rischio se lo è preso nell’uscire dal suo territorio abituale. Menzione d’onore anche alle musiche di Terence Blanchard, sofferte e maestose, che accompagnano con grande intensità il calvario del protagonista.
Anno: 2002
Durata: 134'
Genere: Drammatico
Nazionalita: USA
Regia: Spike Lee
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