Investigatrice privata dai modi spicci ma dall’innata simpatia, Dex Parios (la Cobie Smulders di How I Met Your Mother) si barcamena come può, tra incarichi non retribuiti, vizi da gestire e un fratello (Cole Sibus) in cerca di indipendenza.
Con Stumptown arriva una nuova declinazione di buddy movies
Per chi non fosse troppo pratico, il buddy movies è un sottogenere cinematografico, spesso legato ai film d’azione, incentrato sull’amicizia tra due persone, che si stuzzicano di continuo ma che sanno, con assoluta certezza, di poter contare l’una sull’altra. Di solito sono dello stesso sesso, e nella maggior parte dei casi sono uomini. Esempi di buddy movies possono essere Arma Letale, 48 Ore, Men In Black, ma anche Scemo e più scemo o I diavoli volanti con Stanlio e Ollio.
La particolarità di un prodotto come Stumptown, tratto dall’omonima serie a fumetti di Greg Rucka e Matthew Southwark, è tutta nel personaggio principale. Abituata a lavorare in solitaria, ma il più delle volte impossibilitata a riuscire nell’intento, Dex possiede una personalità talmente esplosiva e travolgente che basta la sua sola presenza per far pensare al cosiddetto buddy movie.
Chiunque entri in contatto con lei, uomo o donna che sia, dà avvio a un vero e proprio corto circuito, tanto a livello narrativo quanto su quello relazionale. Non si contano le situazioni, prima o anche nel pieno dell’azione, che implicano frecciatine, allusioni, messaggi in codice, talvolta addirittura espressi non verbalmente, nelle quali Dex dà il meglio di sé. A corroborare una simile tesi ci si mette anche la bisessualità di Dex, che non ha alcun tipo di problema ad agire in totale libertà, quando e come meglio crede.
Certo, ci sono anche delle presenze fisse nella sua vita, quali il migliore amico-ex amante Grey (Jake Johnson) e, da un certo punto della storia in poi, l’affascinante detective Hoffman (Michael Ealy). È infatti soprattutto nei momenti condivisi con loro che avviene la massima espressione del sottogenere succitato, seppur la serie non possa convenzionalmente esservi ascritta.
Dex Parios, una mina vagante senza navigatore ma con un gran sesto senso
Detto ciò, è quindi Dex il punto focale da cui ogni cosa si sprigiona e spesso deflagra. Incredibilmente simile alla V. I. Warshawski di Detective con i tacchi a spillo, la personalità dell’investigatrice è un vero e proprio calderone al cui interno ribollono le più svariate istintualità, senza una reale linea guida a cui affidarsi se non il suo sesto senso.
Un sesto senso che in più di un’occasione la mette nei guai, costringendola a cavarsela con le sue sole forze e con quell’arguzia che sempre la contraddistingue. Ad agire sul personaggio però, in maniera a volte preponderante e a volte celata, ci sono anche il suo passato e le ferite che inevitabilmente si porta dietro: ex marine tornata dall’Afghanistan con un disturbo post traumatico da stress e con il senso di colpa per aver causato la morte dell’amore della sua vita, Dex possiede una fragilità che in pochi hanno scorto. Grazie a questo suo lato meno esposto, ma forse più veritiero, la sintonia che da subito si instaura con la protagonista compie un balzo in avanti, portando alla luce quegli aspetti più umani messi spesso in ombra dagli effetti fumettistici.
Stumptown e gli effetti della graphic novel sull’adattamento televisivo
Tra questi, sicuramente vanno annoverati i fermo immagine di apertura, ma anche le numerose scene ad alto tasso di adrenalina hanno un qualcosa di molto simile al comic style.
Il tono e il ritmo di Stumptown sono evidentemente debitori alla graphic novel d’origine, per quanto invece la trama sia tutta farina del sacco di Jason Richman, ideatore dell’adattamento televisivo. Simili ingredienti, mescolati alla grinta, all’energia, sprigionate dalla protagonista, fanno sì che la serie intrattenga nel senso più puro del termine. Una schiera di donne forti, determinate, piene di risorse e temerarie, alla cui “guida” si piazza come è chiaro Dex, permette quindi di esplorare l’universo femminile da un punto di vista senza dubbio differente rispetto alla media dei prodotti del genere.
Nel susseguirsi dei 18 episodi (che compongono la prima stagione) vengono esplorati, non senza uno sguardo particolareggiato, argomenti tra i più disparati, così da ritrarre uno spaccato di società quanto più completo e concreto possibile. Un’ultima curiosità riguarda il titolo, che fa riferimento al soprannome affibbiato alla città di Portland, in Oregon, ambientazione della serie.